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LIBERTÀ RELIGIOSA

Nel Kazakistan, dove la persecuzione è di legge

La nuova normativa sulla libertà religiosa cancella chiese cristiane e "sette" islamiche.

Cultura 10_03_2012


L’agenzia missionaria AsiaNews riferisce che le nuove leggi sulla libertà religiosa, approvate in Kazakistan nello scorso mese di ottobre, fanno sparire 579 fra chiese protestanti, sette islamiche, gruppi e comunità di fede con meno di 50 persone registrate. Secondo il Kairat Lama Sharif, responsabile per gli affari religiosi, dal 21 ottobre, data di entrata in vigore del provvedimento, il numero delle realtà religiose è sceso del 13%. Molte chiese protestanti, fra cui i cristiani battisti e gli avventisti del settimo giorno, saranno costretti a celebrare le proprie funzioni in abitazioni private e sotto lo stretto controllo delle autorità. In questi giorni, il governo kazako ha inviato una lettera a tutte le comunità invitandole ad adeguarsi alle nuove normative oppure fermare subito le proprie attività. Le autorità hanno concesso un anno per raggiungere il limite di fedeli necessario per la registrazione. Tuttavia in questo periodo nessuna realtà con un numero di fedeli inferiore a 50 individui potrà celebrare funzioni pubbliche anche se in regola con le leggi precedenti.

Il governo ha giustificato il provvedimento come un atto necessario per difendere il Paese dal terrorismo religioso. Per questa ragione chi rifiuta di registrarsi o celebra funzioni pubbliche senza requisiti sarà punito. La prima vittima di questo nuovo sistema è Aleksei Asetov, leader del Consiglio delle Chiese battiste di Ekibastuz. L’uomo è stato condannato a pagare una multa di 2.486 euro, pari a 18 mesi di stipendio, per non aver registrato la sua congregazione. Asetov fa il calzolaio ed è padre di 10 figli. In caso di mancato pagamento rischia alcuni mesi di carcere e la confisca dei beni.

Le leggi sono nate per combattere l'estremismo islamico. Esse influenzano però tutti i gruppi religiosi del Paese e mirano a nazionalizzare le fedi considerate tradizionali o con un grande seguito, seguendo il modello di controllo utilizzato dal governo cinese. Per sopravvivere a livello nazionale ed evitare sanzioni, le realtà non autoctone devono dimostrare di avere almeno 5mila membri. Le leggi vietano qualsiasi forma di espressione religiosa nei luoghi pubblici e proibiscono alle donne musulmane di indossare il velo. In principio solo la Chiesa ortodossa russa e la comunità islamica kazaka, considerate parte della tradizione, erano escluse da queste restrizioni, ma la recente scoperta sul territorio di gruppi estremisti e gli attentati ad Atyrau nell'Ovest del Paese - colpita da due esplosioni, di cui una presumibilmente causata da un attentatore suicida - hanno spinto il governo a prendere questa decisione. Il Kazakhstan è stato finora immune dalle violenze a sfondo terroristico toccate ai vicini paesi dell'Asia Centrale, ma da maggio scorso una serie di piccoli attentati ha colpito la repubblica ex sovietica: ad Aktobe un uomo si è fatto esplodere facendo 3 vittime; il 30 agosto sempre ad Atyrau un presunto terrorista è stato ucciso durante un blitz della polizia contro 24 radicali sospettati di progettare attentati nella regione; il 28 settembre il primo processo contro un gruppo di sospetti terroristi, mentre le autorità hanno bloccato più di 100 siti web giudicati estremisti.

Secondo il rapporto dell’associazione evangelicale Porte Aperte, il nome della prima legge approvata nell’ottobre scorso, Legge sulle attività e sulle associazioni religiose - l’altra è una legge cumulativa che modifica altre 9 leggi riguardanti la religione - chiarisce l’obiettivo: è significativo che il termine “libertà” non appaia nei titoli. Nessuna discussione pubblica è stata permessa e il governo ha ignorato gli avvertimenti dall’esterno, inclusi quelli dell’OSCE. Il Consiglio d’Europa ha poi invitato il Paese a diventare membro a pieno titolo della Commissione per la democrazia (Commission for Democracy through Law), meglio conosciuta come “Venice Commission”. Le leggi sembrano avere l’obiettivo di limitare l’estremismo islamico, ma le chiese non registrate sono anch’esse nel mirino. Le Chiese più grandi, come quella ortodossa russa, sembrano meno colpite.

In relazione all'elaborazione della nuova legge, il presidente ha dichiarato: «Dobbiamo mettere ordine a casa nostra. Credo che (il parlamento) si avvicinerà seriamente a questa richiesta e noi tutti faremo ciò che deve essere fatto». Come in altri Stati dell'Asia centrale, la legge vigente prevede la ri-registrazione di tutte le comunità religiose, un ostacolo impossibile per diverse piccole comunità cristiane. Il sistema con quattro livelli di registrazione è molto complicato, il processo sarà burocratico e farraginoso. Le attività religiose non registrate sono vietate. I leader, che partecipano o finanziano gruppi non registrati, commettono un reato punibile. Questo ha un grande impatto su quei gruppi cristiani che rifiutano la registrazione (come il Consiglio delle Chiese Battiste) o coloro che non hanno i requisiti per la nuova procedura di registrazione. Il nuovo emendamento alla legge imporrà una rigida condanna delle persone coinvolte in questi gruppi.

Ogni aspetto immaginabile della vita religiosa sarà limitato: tutti i materiali saranno sottoposti alla censura, nuovi luoghi di culto avranno bisogno dell’approvazione di uffici governativi locali e nazionali, i fondatori delle comunità religiose dovranno essere cittadini kazaki e il lavoro tra i giovani diventerà sicuramente più problematico.

La risalita nella Lista dei Paesi dove è a rischio la libertà religiosa - attualmente il Paese, nella lista di Porte Aperte, occupa la 45ma posizione - non è stata causata solo dai regolamenti molto duri delle nuove leggi. Il governo è determinato ad affrontare tutti i tipi di religione che considera estremisti, compreso il cristianesimo. Le chiese quindi probabilmente affronteranno gravi conseguenze, visto che sono una minoranza e quindi un facile bersaglio. Le prime indicazioni arrivate dopo il periodo preso in esame mostrano che sono iniziati tempi difficili per i credenti: i pastori invitati alle conferenze trovano ostacoli a partecipare; si vedono i primi segnali che delineano la censura imminente di letteratura religiosa; e infine altre forme di pesante controllo vengono attuate.

I cristiani - la Chiesa cattolica in Kazakistan conta una presenza minoritaria con poco più di 200mila persone, nemmeno il 2% della popolazione - prima delle recenti restrizioni, incontravano forti difficoltà alla loro pratica religiosa. L’ultimo rapporto della Fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre, relativo al 2009, registrava, tra l’altro, questi fatti. Nel nord est del Kazakistan, ad un residente in una casa psichiatrica di Michurino è stata negata la possibilità di ricevere il sacramento della confessione da un sacerdote cattolico. In maggio, mentre accompagnava un gruppo di finanziatori tedeschi a visitare il centro psichiatrico, il padre cattolico Iosif Shmidtlein è stato avvicinato da un ospite della casa, che ha chiesto di potersi confessare. Quando il sacerdote si è recato al centro per adempiere ai suoi doveri di assistenza spirituale, il direttore della casa di cura Saparbek Abdulin ha comunicato al sacerdote di non poterlo consentire, essendo l’uomo musulmano e non essendo in quel momento capace delle proprie azioni.

Le maggiori e più frequenti sanzioni sono comminate ai fedeli sulla base di violazioni agli artt. 374.1 e 375 del Codice amministrativo, che puniscono rispettivamente l’aver svolto attività religiosa in una comunità religiosa non registrata e l’aver svolto attività missionaria senza autorizzazione statale. Ad esempio, nella città di Jambeyt, nel distretto di Syrym, in agosto, quattro battisti - Sergei Krasnov, K. Batimov , Ivan Isayev e N. Maksina - che erano venuti a trovare i loro confratelli, sono stati multati per una cifra pari a 64,800 Tenge (circa 290 euro, 50 volte il salario minimo). Nel gennaio 2009, è stata di 326 euro la sanzione per Yuri Shlyapkin, battista di Kyzylorda, nel sud del Paese.

Nella stessa regione, nel villaggio di Ayteke Bi, l’anno successivo, un’altra fedele cristiana battista, Zhanna-Tereza Raudovich, (disoccupata e con sei figli) è stata punita con una sanzione elevatissima, pari a circa 700 euro, dopo un’irruzione della polizia nel suo appartamento, in cui stava ospitando un incontro di preghiera per donne e bambini. L’8 giugno, il pastore Vasily Kliver è stato condannato a cinque giorni di carcere per aver rifiutato di pagare le sanzioni comminate per aver guidato un congregazione non registrata nella città di Aktobe. Analoga sorte era toccata, nel gennaio 2009, a Yuri Rudenko, pastore battista nella regione di Almaty, che è stato arrestato e incarcerato per tre giorni, per aver rifiutato di pagare multe comminate per aver tenuto servizi religiosi con una comunità non registrata. Il 5 novembre 2009 è stata deportata in Uzbekistan Feruza Utegenova, membro della Chiesa Nuova Vita di Aktau. La Utegenova, cittadina uzbeka ma in Kazakistan da più di 10 anni, era stata processata e multata in giugno per violazione dell’art. 375, per aver dato un giornalino cristiano per bambini ad una ragazza dodicenne che viveva in un appartamento a fianco al suo. La deportazione l’ha separata dai suoi 4 figli, che ancora vivono in città. Lo stesso tribunale aveva condannato per lo stesso reato anche un’altra fedele della stessa comunità, Vera Alibekova, al pagamento di una multa pari a 60 euro.

La Alibekova, che lavorava come tecnico in una scuola locale, dopo la sentenza è stata immediatamente licenziata. Nel giugno 2009, un tribunale aveva imposto un fermo di sei mesi alle attività della chiesa Nuova Vita di Aktau, dopo che il pastore Maksim Tashenov era stato multato per una cifra pari a 60 euro per aver partecipato ad una funzione religiosa in una regione diversa da quella in cui la sua Chiesa era registrata.

Il 26 agosto, nella regione Kostanai, la congregazione battista di Rudny ha subito un’incursione, nel corso della quale funzionari della polizia criminale hanno filmato tutta la funzione religiosa, riprendendo i singoli partecipanti. Quindi i membri della Chiesa sono stati interrogati separatamente, con domande relative al funzionamento della Chiesa, ai giorni in cui avvenivano gli incontri, al numero di persone partecipanti, alle cifre raccolte con le offerte.

Sempre in agosto, a Pavlodar, nel nord est del Kazakistan, la polizia ha fatto irruzione in un appartamento dove quattro membri della Chiesa presbiteriana della Grazia stavano tenendo un incontro. Una dei presenti Safura Mil, è stata costretta con l’uso di violenza a firmare una dichiarazione in cui dichiarava di esser stata costretta a sottostare ad un «rituale religioso». Due membri del gruppo, Kayrat Zhgangozhin e Ramil Imankulov, sono stati citati in giudizio con l’accusa di «aver costretto con la forza persone a condurre rituali religiosi o a prendere parte ad altra attività religiosa».

Anche la comunità musulmana Ahmadi di Semey, è stata in varie occasioni oggetto di attenzioni e controlli da parte delle forze dell’ordine. A Tahir Hayat, cittadino pakistano, nel Paese dal giugno 2009, è stato rifiutato il rinnovo del permesso di soggiorno  nel Paese per un altro anno, per svolgere la sua attività di missionario della comunità Ahmadi.