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EDITORIALE

Ncd, a che condizione appoggiare Renzi

Solo se strappasse una moratoria sui temi eticamente sensibili, Alfano giustificherebbe una sua presenza nel nuovo esecutivo. Ma finora non sembra questa la vera preoccupazione del leader del Ncd, malgrado le battaglie del suo partito.

Editoriali 17_02_2014
Angiolino Alfano

Comunque vada a finire, la formazione del governo Renzi è uno snodo cruciale anche per le sorti del Nuovo Centro Destra (Ncd). Quando, all’indomani delle elezioni politiche, dopo il lungo stallo determinato dalle divisioni interne al Pd e dal voto per il Quirinale, si formò il Governo di Enrico Letta, fu il Pdl nel suo insieme a scegliere di entrare nella coalizione anomala a sostegno dell’Esecutivo, in nome della necessità di dare una guida alla Nazione; e quando, anche a seguito della condanna definitiva di Berlusconi, quest’ultimo – non senza qualche ragione – optò per la rottura del patto, la scissione da parte di Alfano e la costituzione del nuovo partito si spiegò, fra non poche difficoltà, con lo sforzo di non aggravare la crisi e di evitare salti nel buio.

Oggi il Ncd è chiamato a rendere ragione del possibile appoggio a Matteo Renzi, condividendo un accordo di coalizione molto più stretto di quello che fu all’origine del Governo Letta, con un potere contrattuale minore: il suo consenso elettorale non è ancora sperimentato, e in ogni caso è inferiore a quello che aveva l’intero Pdl nove mesi fa. Certo, il Ncd vanta una quantità di parlamentari essenziale per far nascere il nuovo Esecutivo, ma deve anche fare attenzione a non tirare la corda: l’evocazione di possibili sponde alternative per Renzi fra deputati e senatori provenienti da altre forze politiche ha il senso di ricondurre il Ncd e il suo leader a più miti pretese.

In questo quadro, sorprende che nelle dichiarazioni di Alfano, e nelle ragioni portate sul terreno dell’appoggio a Renzi, non abbia finora avuto eco alcuna questione di principio. Sorprende, se si ricorda che mentre Renzi prima durante e dopo la nomina a segretario del Pd ha posto tra i punti qualificanti del suo programma l’approvazione della legge sulle unioni civili, sia pure declinata “all’inglese”, e di quella sull’omofobia, Alfano non ha fatto cenno a problemi che voci del genere porrebbero ai fini dell’ingresso del Ncd nella nuova coalizione.

Sorprende – va precisato –, ricordando che nel Ncd ci sono parlamentari che hanno mostrato e mostrano un impegno diretto, qualificato e coraggioso sui temi eticamente sensibili, dalla discussione sul fine vita alla legge sull’omofobia, dentro e fuori la Camera e il Senato. Sorprende di meno se si riflette che durante gli otto mesi e mezzo del governo Letta, mentre deputati e senatori del Ncd hanno continuato a levare la loro voce su tali materie, nessuno dei ministri del Ncd ha mai speso una parola; anzi, è stato proprio l’Esecutivo del quale essi hanno fatto parte che ha varato (nel dicembre 2013) atti come le Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT, di cui questo giornale ha trattato ampiamente illustrandone il carattere liberticida, e che ha garantito l’attuazione della Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere: in virtù di quest’ultima, varata dal ministro Fornero nell’aprile 2013, da quest’anno scolastico in tante scuole medie ed elementari le associazioni LGBT hanno iniziato a svolgere l’indottrinamento “gender”.   

Ecco, nello snodo della formazione del Governo Renzi il Ncd è chiamato a mostrare al suo potenziale elettorato se farà prevalere sui principi la linea del non intervento seguita finora dai suoi ministri, ovvero quella della coerenza seguita da non pochi dei suoi parlamentari. Alfano, in particolare, è chiamato a dissipare la percezione che il rallentamento che ha imposto alla costituzione della nuova coalizione non è connesso solo con la trattativa sul ridimensionamento della squadra del proprio partito – inevitabile, visto che con Letta cinque ministri rappresentavano l’intero Pdl –, ma è legato a qualcosa di più importante.

Se non per convinzione, quanto meno per convenienza: nell’elettorato non di sinistra “la strategia persecutoria in atto” contro la famiglia (per riprendere le parole pronunciate sabato dal cardinale Bagnasco, proprio con riferimento al quadro politico nel quale si inserisce la formazione del nuovo Governo) può al momento pesare di meno rispetto alla drammaticità della perdita del lavoro. Ma quando, con intensità crescente, tanti genitori si renderanno conto di ciò che vuol dire l’imposizione dell’ideologia del gender fin dalle scuole primarie, la reazione non sarà molto diversa da quella che si è manifestata a Parigi. E quando, a legge omofobia approvata, a Vescovi italiani – e non solo a Vescovi – capiterà di andare sotto processo per aver detto cose di buon senso sugli atti omosessuali, come succede in Spagna al neo cardinale Aguilar, lo sconcerto rischierà di crescere.

In quel momento sarà importante per un partito politico vantare una credibilità maturata sul campo e fatta valere al momento giusto. Se oggi il Ncd ponesse come condizione – certo, non l’unica, ma neanche la meno importante – per appoggiare il Governo una moratoria sui temi eticamente sensibili, unita all’impegno per un sostegno concreto alle famiglie, avrebbe valide ragioni per spiegare la sua presenza nell’Esecutivo guidato da Renzi. Rinunciare a tutto questo, o peggio puntare a compromessi al ribasso su leggi e prassi che mortifichino ancora di più le famiglie, farebbe seriamente dubitare sull’identità di questa formazione politica.