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L'UDIENZA DEL PAPA

«Nazareth è il modello per tutte le nostre famiglie»

Papa Francesco ha proseguito nell'udienza generale la sua catechesi sulla famiglia, iniziata la scorsa settimana, destinata a preparare il Sinodo ordinario del 2015. Il Pontefice ha ricordato che, su trentatré anni della sua vita, Gesù ne ha dedicati solo tre alla testimonianza pubblica mentre trenta li ha trascorsi in famiglia.

Ecclesia 17_12_2014
Papa Francesco

Il 17 dicembre 2014 Papa Francesco ha proseguito nell'udienza generale - dove ha ringraziato per gli auguri ricevuti per il suo 78° compleanno e condannato nuovamente il terrorismo «disumano» che non rispetta neppure i bambini - le sue catechesi sulla famiglia, iniziate mercoledì scorso e destinate a preparare il Sinodo ordinario del 2015. Il Pontefice ha ricordato che, su trentatré anni della sua vita, Gesù ne ha dedicati solo tre alla testimonianza pubblica mentre trenta li ha trascorsi in famiglia. Attraverso questa scelta, apparentemente inspiegabile, Dio ha voluto trasmetterci un insegnamento secondo cui nulla è più importante della famiglia.

La famiglia, ha detto il Papa, è un «grande dono che il Signore ha fatto al mondo fin dal principio, quando conferì ad Adamo ed Eva la missione di moltiplicarsi e di riempire la Terra (cfr Gen 1,28)», e che «Gesù ha confermato e sigillato nel suo Vangelo». Il Natale ci invita a meditare su come il mistero dell'Incarnazione «accade in seno ad una famiglia, a Nazareth. Gesù nacque in una famiglia. Lui poteva venire … come un guerriero, un imperatore … No, no: viene come un figlio … in una famiglia». Di fronte al presepe, ricordiamo dunque sempre la scelta fondamentale di Gesù per la famiglia.

Ma quale famiglia? «Dio ha scelto di nascere in una famiglia umana, che ha formato Lui stesso. L’ha formata in uno sperduto villaggio della periferia dell’impero Romano. Non a Roma, che era la città capo dell’impero, non in una grande città, ma in una periferia quasi invisibile, anzi, piuttosto malfamata». E in questa città di cui molti parlavano male, Nazareth, Gesù è rimasto per trent'anni, vivendo nella famiglia e per la famiglia. «Ma uno dice», si è chiesto con il suo tipico stile colloquiale il Pontefice, «Ma questo Dio che viene a salvarci ha perso trent’anni lì, in quella periferia malfamata? Ha perso trent’anni!». Sembrano davvero trent'anni perduti: «non si parla di miracoli o guarigioni, di predicazioni, - non ne ha fatta nessuna in quel tempo -; non si parla di predicazioni, di folle che accorrono; a Nazareth tutto sembra accadere “normalmente”, secondo le consuetudini di una pia e operosa famiglia israelita».

Ma in realtà attraverso quei trent'anni di Nazareth Dio, che non organizza la storia secondo le nostre vie ma secondo le sue, ha voluto precisamente dirci che «quello che era importante lì era la famiglia!». Lo stesso silenzio dei Vangeli accompagna e come protegge la sacralità della famiglia. «Saremmo certamente inteneriti dal racconto di come Gesù adolescente affrontava gli appuntamenti della comunità religiosa e i doveri della vita sociale; nel conoscere come, da giovane operaio, lavorava con Giuseppe; e poi il suo modo di partecipare all’ascolto delle Scritture, alla preghiera dei salmi e in tante altre consuetudini della vita quotidiana». Invece i Vangeli «nella loro sobrietà non riferiscono nulla circa l’adolescenza di Gesù e lasciano questo compito alla nostra affettuosa meditazione». Non illecitamente «l'arte, la letteratura, la musica hanno percorso questa via dell’immaginazione. Di certo, non è difficile immaginare quanto le mamme potrebbero apprendere dalle premure di Maria per quel Figlio! E quanto i papà potrebbero ricavare dall’esempio di Giuseppe, uomo giusto, che dedicò la sua vita a sostenere e a difendere il bambino e la sposa – la sua famiglia – nei passaggi difficili! Per non dire di quanto i ragazzi potrebbero essere incoraggiati da Gesù adolescente a comprendere la necessità e la bellezza di coltivare la loro vocazione più profonda, e di sognare in grande!».

Ci può essere molto di buono nell'immaginazione e nella rappresentazione artistica della Sacra Famiglia, ma c'è anche un rischio. La Sacra Famiglia «non era una famiglia finta, non era una famiglia irreale». Era una famiglia vera, con le sue difficoltà, le sue gioie e i suoi dolori. E a questa famiglia, su trentatré anni di vita, Gesù ne ha dedicati trenta. Poteva Dio trasmettere in modo più eloquente l'insegnamento secondo cui è la famiglia che salva il mondo? Dunque, «come accadde in quei trent’anni a Nazareth, così può accadere anche per noi: far diventare normale l’amore e non l’odio, far diventare comune l’aiuto vicendevole, non l’indifferenza o l’inimicizia. Non è un caso, allora, che “Nazareth” significhi “Colei che custodisce”, come Maria, che – dice il Vangelo – "custodiva nel suo cuore tutte queste cose" (cfr Lc 2,19.51). Da allora, ogni volta che c’è una famiglia che custodisce questo mistero, fosse anche alla periferia del mondo, il mistero del Figlio di Dio, il mistero di Gesù che viene a salvarci, è all’opera. E viene per salvare il mondo».