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IL BELLO DELLA LITURGIA

Natività di Maria, una quotidiana famigliarità

Le storie di Maria dipinte da Lorenzo Lotto a San Michele al Pozzo Bianco (BG). Come la Natività, nella lunetta centrale sopra l’altare, che segna il momento del tempo in cui prende forma il grembo destinato ad accogliere il Verbo di Dio: è l’Incarnazione, dunque, il significato ultimo dell’avvenimento che Lotto ambienta in un contesto domestico cui lo stile naturalistico del pittore conferisce un’atmosfera di quotidiana familiarità.

Cultura 12_09_2020

Lorenzo Lotto, La natività di Maria,  Bergamo  - Chiesa di San Michele al Pozzo Bianco

“Beata sei tu, o Vergine Maria, e degna d'ogni lode: da te è nato il Sole di giustizia”. Canto al Vangelo

San Michele al Pozzo Bianco è una piccola chiesa in città alta a Bergamo, la cui antica fondazione, risalente all’ VIII secolo, si deve alla fede longobarda. La zona absidale, alla fine dell’unica navata, si sviluppa in tre cappelle, interamente affrescate nel corso del Cinquecento da mani diverse. A quelle di Lorenzo Lotto appartengono le storie di Maria dipinte sulle pareti dell’absidiola a sinistra nel 1525, alla fine, dunque, del lungo e creativo periodo bergamasco del maestro e poco prima del suo definitivo ritorno nella nativa Venezia.

I documenti d’archivio testimoniano l’esistenza, già dal 1226, di una confraternita dedita a opere filantropiche, che aveva sede nella suddetta cappella. Furono i suoi affiliati a commissionare il lavoro al Lotto, indicando nella Madre di Dio il modello di carità che avevano scelto di seguire: gli episodi salienti della vita della Vergine, prima della nascita di Gesù, non sono, dunque, solo da leggersi come il racconto di una storia ma si trasformano, grazie alle sapienti pennellate del Lotto, in esempi di sequela amorevole al disegno divino che si svela e si compie anche attraverso Maria.

A cominciare dalla Natività, nella lunetta centrale sopra l’altare, che segna il momento del tempo in cui prende forma il grembo destinato ad accogliere il Verbo di Dio: è l’Incarnazione, dunque, il significato ultimo dell’avvenimento che Lotto ambienta in un contesto domestico cui lo stile naturalistico del pittore conferisce un’atmosfera di quotidiana familiarità. In una stanza con le travi a vista, il dettaglio di una finestra aperta e un semplice mobilio, Sant’Anna è ritratta come una madre spossata dal parto, distesa a letto accudita da due ancelle, mentre una terza anziana inserviente, seduta lì appresso, piega pazientemente le bende per la neonata.

Il Lotto, stravolgendo la secolare tradizione iconografica di questo episodio, tralascia volutamente la scena del bagno dell’infante, che di norma allude al Battesimo, poiché Maria, l’Eletta, la Prescelta, è nata senza la macchia del peccato originale, immacolata.

E santa: le puerpere che stringono la bambina in bianchissime e candide fasce, segno evidente della Sua purezza, la sollevano in posizione eretta. Maria, che non piange, volge il suo sguardo, sereno e già carico di consapevolezza, verso l’alto, là dove, dalla cupola, irrompe, benedicente, il Padre Eterno sorretto da una folla di putti.

Il tutto avviene al cospetto dei quattro Evangelisti che dai pennacchi assistono alla Natività - e agli altri episodi qui rappresentati - sotto forma dei loro consueti simboli, accompagnati, però, da significanti figure inedite. Alla lungimiranza dell’aquila di Giovanni si contrappone la maschera terribile della Gorgone; l’angelo di Matteo è scudo contro la mancanza di fede espressa dagli occhi chiusi di un vecchio cieco; il toro di Luca e il leone di Marco vincono, rispettivamente, sul bucranio dei riti pagani e sul demoniaco granchio.

Maria, in cui s’incarnerà il Cristo, è qui la luce che predomina sulle tenebre, la vita che trionfa sulla morte.