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IRAQ

Nasce il Califfato, svolta storica per il jihadismo

L'Isis ha proclamato il suo nuovo regime islamico, che include la Siria orientale e l'Iraq settentrionale. È il più importante sviluppo del jihadismo dall'11 settembre. ma potrebbe anche diventare una minaccia per al-Qaeda.

Esteri 01_07_2014
La bandiera nera del Califfato

Abu Bakr al-Baghdad è il nuovo califfo dei territori che si estendono dalla siriana Aleppo fino all’irachena Dyala, a nord est di  Baghdad. Il Califfato proclamato dal leader dell’ISIS è un’entità politica che non solo pone la sharia come unica legge ai popoli amministrati (o dominati)  ma rimuove anche i confini che hanno diviso gli Stati arabi fin dall’epoca coloniale dopo la fine della Grande Guerra. A conferma del  carattere globale della sua iniziativa al-Baghdadi ha infatti rinominato la sua organizzazione: non più Stato Islamico dell’Iraq e del Levante ma solo il più semplice Stato Islamico (IS), con tanto di invito al Fronte al-Nusra e ai movimenti salafiti attivi in Siria (sostenuti da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait) a unirsi ai miliziani dell’IS per allargare il Califfato ad altri i territori inclusa la Giordania.

Ipotesi che preoccupa Israele che ha già offerto ad Amman la massima collaborazione per controllare con droni e satelliti il confine con la provincia occidentale irachena di al-Anbar in mani ai jihadisti. Per bilanciare la proclamazione del Califfato israeliani e turchi si sono schierati a favore della proclamazione dello Stato indipendente curdo. Ormai una realtà di fatto che se da un lato si pone come avversario politico e militare dei jihadisti e dall’altro certifica il tracollo dell’Iraq declassato come Stato a un’entità territoriale sciita.

Il portavoce dell'Isis, Abu Mohammad al-Adnani, nella registrazione audio diffusa su internet ha sottolineato come il califfato rappresenti "il sogno di tutti i musulmani" e "il desiderio di ogni jihadista" invitando i musulmani a "respingere la democrazia, la laicità, il nazionalismo e le altre lordure dell'Occidente. Tornate alla vostra religione".

Il Califfato è la forma di governo che garantì l'unità politica dei musulmani dopo la morte del Profeta Maometto, nel 632. Il termine "califfo" deriva, infatti, dalla parola araba "khalifa" che significa successore. Il califfo è quindi il successore del Profeta Maometto come leader politico.

Maometto non aveva figli maschi e non designò un erede, per questo il suo successore, Abu Bakr, fu scelto tra i suoi compagni. I primi quattro califfi, chiamati rashidun, cioè “ben guidati”, governarono la comunità musulmana (umma) dal 632 al 661. A questi successe, dal 661 al 750, la dinastia omayyade, con sede a Damasco. La capitale si trasferì poi a Baghdad con la dinastia abbasside, che regnò fino al 1258, quando l'invasione dei mongoli segnò la fine del loro potere. Successivamente altre dinastie rivendicarono il potere califfale, come gli omayyadi in Andalusia e i fatimiti in Egitto. Nel XVI secolo furono invece i turchi ottomani a reclamare il califfato. Fu solo nel 1924 che, in seguito alla sconfitta ottomana nella prima guerra mondiale e all'ascesa al potere del laico Mustafa Kemal detto Ataturk, il califfato fu formalmente abolito dall'assemblea nazionale turca.

Da allora, il progetto di ricostituzione del califfato è sempre stato uno dei principali obiettivi dei movimenti politici sunniti. I Fratelli Musulmani nacquero nel 1928, nella città egiziana di Ismailia, con l'obiettivo di rifondare il califfato. Per gli islamisti, esso rappresenta il modello perfetto di organizzazione sociale, verso il quale tutti gli sforzi devono tendere. Un obiettivo condiviso anche da al-Qaeda. La proclamazione del Califfato e l’invito a tutte le forze islamiste ad unirsi allo Stato Islamico punta anche a reclutare rinforzi su scala regionale e globale con cui lanciare l’attacco a Baghdad la cui conquista avrebbe un enorme significato simbolico.

Per questo il governo iracheno ha lanciato un appello alla comunità internazionale accusando l'Arabia Saudita e le monarchie del Golfo di aver favorito l'alleanza islamista in Siria e in Iraq e definendo l’IS “una minaccia" non solo per l'Iraq o la Siria ma "per la regione e il mondo".

Non è però detto che il Califfato riesca ad accomunare tutta l’internazionale islamista. L'annuncio di questo califfato "è il più importante sviluppo nella jihad internazionale dopo l'11 settembre", ha commentato Charles Lister, ricercatore associato presso la Brookings Institution di Doha, sottolineando che la proclamazione potrebbe però segnare "la nascita di una nuova era di jihadismo transnazionale che rappresenta una minaccia reale per al-Qaeda e la sua leadership" sotto la guida di Ayman al-Zawahiri, il successore di Osama bin Laden. Il successo di al-Baghdadi potrebbe quindi oscurare l’autorità e il prestigio della “vecchia guardia” qaedista che vive in Pakistan spostando in Medio Oriente l’asse portante del jihadismo.

La riuscita dell’operazione di raggruppare tutti i gruppi islamisti non può del resto venir data per scontata. Anche ieri si sono registrati intensi combattimenti tra l’ISIS (anzi l’IS)  e le brigate islamiste del Fronte al-Nusra che pure avevano proclamato un’alleanza solo pochi giorni or sono.

La battaglia infuria nella località siriana di al-Bukamal, alla frontiera con l'Iraq. Sul piano sociale e dei diritti umani il Califfato significherà senza dubbio persecuzioni o quanto meno vessazioni e imposizioni di tasse a sciiti e cristiani (in fuga dalle aree occupate dai jihadisti) e soprattutto tanta barbarie. Sabato scorso ad Aleppo, secondo l'Osservatorio Siriano dei Diritti Umani, gli uomini dell'IS hanno crocefisso 8 uomini accusati di essere “fantocci dell’Occidente” perché si erano battuti "tanto contro il presidente Bashar al-Assad che contro gli jihadisti".