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IL QUIRINALE

Napolitano: «Questa politica è morta»

Da Rimini anche il presidente della repubblica si associa alle critiche del Meeting per una generazione di politici che ha tradito il paese.

Attualità 22_08_2011
meeting rimini
La politica è morta, viva la politica. La giornata inaugurale del Meeting di Rimini ha regalato un affondo che ha messo a nudo e liquidato questa politica, per indicare la base da cui una nuova generazione di politici può invece rinascere, e con la benedizione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

A decretare il fallimento della politica italiana è stato Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, che ha duramente attaccato la classe dirigente, incapace di prevedere un futuro per questo Paese: “Questo è un paese per vecchi, cioè incapace di progettare il suo futuro, dove una generazione sta facendo pagare i propri errori a chi viene dopo”. Alcuni esempi ha portato Vittadini, a partire dalla scuola. Nel mirino il provvedimento che prevede da settembre l’assunzione definitiva di 53mila precari, una decisione di cui il governo si è mostrato orgoglioso ma che avrà come unico effetto che “il ministero, legando l’abilitazione alla possibilità di essere assunti, per evitare nuovi precari, impedirà alla gran parte dei giovani, non solo di insegnare, ma anche di qualificarsi”. Insomma si va nella direzione opposta a quella di altri paesi  europei (Olanda, Belgio, Regno Unito tante per citarne alcuni) che hanno una crescita maggiore della nostra ma in cui sono le singole scuole ad assumere gli insegnanti con contratti a tempo, pagati però molto meglio.

“E’ la stessa miopia – dice Vittadini - con cui si è evitato di risolvere il problema del sistema pensionistico che di fatto si affronta non assicurando più le pensioni a chi oggi è giovane; con cui si ostacolano i giovani che intraprendono attività imprenditoriali; con cui si lascia che in molte professioni si difendano privilegi a discapito dell’accesso di nuove leve”, e così via.

Si tratta di un duro atto d’accusa che accomuna tutti gli schieramenti e porta a un distacco dal Pdl, come emerge dalla risposta alla domanda di un giornalista che chiedeva il perché del ruolo marginale del governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, in questo Meeting:  “Non ci occupiamo di futuri equilibri interni di partito”, ha risposto Vittadini. Ed è lo stesso Formigoni, in un’intervista a Tempi, a dichiarare che questo Pdl è morto, sepolto anche dalla politica economica di Tremonti, che è il contrario della sussidiarietà. Ma anche qui, si capisce, che c’è un problema generazionale, di “vecchi” che pensano soltanto a rimanere in sella tradendo il proprio elettorato. Azzeramento dei vertici e primarie in vista delle elezioni del 2013, è la ricetta di Formigoni, all’insegna di “cambiare o morire”.

E’ la traduzione in chiave partitica di quel “cambiamento dal basso” invocato da Vittadini, quella “sussidiarietà” che è la costante che ha permesso all’Italia di crescere in questi 150 anni di unità, come spiega la mostra più importante di questo Meeting. Così importante da aver chiamato Napolitano a inaugurarla. E il presidente della Repubblica non si è tirato indietro, il che non è poco per chi viene da una solida tradizione di statalismo.

E anche Napolitano si è soffermato a lungo sulla crisi di questa politica, con parole aspre per il governo (“Dare fiducia non significa creare illusioni”, “Ha nascosto la gravità della crisi preoccupato solo di sostenere la validità del proprio operato”) ma anche per l’opposizione (“Ogni problema viene ricondotto a omissioni e colpe del governo”). Ma, con espressioni che certamente non saranno piaciute ai suoi compagni della sinistra, ha individuato nel popolo del Meeting – definito “una risorsa umana per il nostro paese” - una speranza per la politica del futuro. “Portate, nel tempo dell’incertezza, il vostro anelito di certezza”.