Napoli liberata: torna al culto la chiesa profanata da concerti e mostre
È la chiesa più antica di Napoli e tornerà al culto dopo anni di profanazioni. San Giovanni Maggiore è stata usata per eventi e concerti, come quello di Patti Smith o la mostra su Van Gogh, coi preti in ostaggio, costretti a chiedere il permesso per dire Messa. Fino all'annuncio del congresso dei Radicali in basilica, poi spostato dopo la denuncia della Bussola e le proteste dei lettori, che hanno dato forza al parroco di pretendere dall'arcivescovo Sepe il ristabilimento del diritto. Il comodato con gli occupanti è stato risolto e ora la chiesa è stata "liberata".
Era stata la chiesa profanata da spettacoli e mostre, da convegni e ricevimenti. E da ultimo doveva essere anche la chiesa del congresso dei Radicali. Invece il 14 marzo San Giovanni Maggiore a Napoli tornerà pienamente al culto e nelle mani dei fedeli che in questi anni hanno dovuto lottare a colpi di banchi e chiavi per marcare il loro territorio.
A qualcuno potrebbe dare il senso della prima tappa di una reconquista in salsa moderna. Ad altri, e qui ci mettiamo anche noi della Nuova BQ, fa pregustare il sapore di una vittoria dopo una battaglia senza esclusione di colpi. Il parroco don Salvatore Giuliano invece è più sobrio: «La chiesa data in comodato d’uso torna alla parrocchia», dice celando i meriti e le esultanze mentre annuncia su Whatsapp la lieta notizia.
Ma la gioia di poter essere entrato finalmente in possesso della “sua” chiesa è palpabile. Perché tutto in questa storia sa di cosa buona e giusta. A cominciare dalla denuncia che la Bussola aveva lanciato a fine estate nell’ambito della campagna #salviamolechiese. La notizia di un Congresso di partito in una chiesa e - aggravante - del partito più anticristiano del panorama politico, aveva fatto infuriare i lettori che in massa avevano scritto all’arcivescovo Crescenzio Sepe per far mettere fine allo scempio di una coabitazione innaturale tra la parrocchia e la Fondazione degli ingegneri che sapeva di okkupazione. Quest’ultima da tempo ha in gestione alcune chiese napoletane, affidate dalla curia attraverso un contratto di comodato affinché attraverso eventi profani le tengano vive. Un’operazione discutibile sotto il profilo della tutela dei beni ecclesiastici e del rispetto del tempio di Dio. Così in San Giovanni Maggiore lo scempio era aggravato dal fatto che la chiesa non fosse né dismessa né ridotta a usi profani attraverso decreto apposito.
Anzi. I parroci che si sono avvicendati negli anni hanno dovuto penare non poco per far valere il diritto. In particolare, il predecessore di don Salvatore Giuliano nel 2017 si trovò la mostra su Van Gogh allestita e non potè neppure celebrare Messa. Lasciò il mandato nelle mani del vescovo e al suo posto come reggente arrivò don Salvatore Giuliano che però aveva anch’egli le mani legate.
«In questi anni - ha spiegato don Salvatore alla Nuova BQ - sono sempre stato io a dover chiedere il permesso alla Fondazione per celebrare Messa o svolgere un’Adorazione Eucaristica».
Anni bui per il tempio che non è una chiesa a caso, ma si dà il caso che sia la prima chiesa cristiana dell’antica Partenope, eretta subito dopo l’Editto di Milano: il concerto di Patti Smith nel 2014 segnò l’apice dell’affronto. Ma prima c’erano stati molti altri eventi tanto che addirittura il sito era segnalato su Tripadvisor e nei siti di promozione turistica come location per eventi a pagamento, sfilate di moda e molto altro: dal ricevimento alla performance artistica.
Una coabitazione estenuante. Il parroco stava per gettare la spugna quando nel settembre scorso la Nuova BQ non ha pubblica questo articolo: Ora è troppo: basilica ostaggio dei Radicali a congresso.
È in questo frangente che don Giuliano ha sentito di avere degli alleati. Centinaia di lettori indignati scrissero in massa al vescovo per chiedere non solo di sospendere il congresso, ma anche di far finire quella indegna coabitazione.
Vennero accontentati solo per la prima (i Radicali dovettero sloggiare altrove indignati e la Fondazione degli ingegneri sprezzantemente ci trattò a male parole), ma per la seconda era iniziata la trattativa mentre la Chiesa di Napoli ufficialmente non ha mai dichiarato nulla sul caso tanto da negarsi ai nostri cronisti. Fino ad oggi. Don Salvatore Giuliano in questi mesi si è seduto attorno al tavolo della Curia e pazientemente alla fine è riuscito a ottenere la revoca del contratto di comodato tra la Chiesa di Napoli e la Fondazione.
“Che ora, per le sue attività, andrà a occupare uno spazio ex liturgico, di un vecchio edificio da tempo non più dedicato al culto”, spiega il prete.
A San Giovanni Maggiore invece il 14 marzo ci sarà festa grande. “Canonicamente - prosegue - passerò da amministratore della parrocchia ad essere parroco vero e proprio e riceverò un mandato che mi verrà consegnato dall’arcivescovo stesso in una data speciale.
Il giorno dopo, il 15 marzo, infatti, ricorreranno i 1700 anni dalla fondazione dell’edificio. Costantino – è riportato in una Chronica medievale – volle che venisse costruita proprio qui la prima chiesa cristiana finalmente a culto ormai libero, nel 320 dopo Cristo, vale a dire sette anni dopo l’Editto di Milano che consegnava ai discepoli di Cristo la possibilità di uscire pienamente dalle catacombe e professare liberamente il culto. Venne costruita qui perché qui sorgeva un preesistente tempio pagano. Era prassi infatti che il nuovo culto andasse a sostituire quello ormai destinato al binario morto della storia dei Lari e dei Penati. Dal paganesimo al cristianesimo, quindi. Si è trattato di un percorso che simbolicamente è stato ripercorso anche questa volta con il ritorno al culto cristiano di una chiesa che fino ad oggi era stata utilizzata per finalità profane. Sono le cosiddette "dioincidenze".
“E per l’evento del 14 marzo - prosegue il neo parroco - Papa Francesco, da quel giorno e per la durata di un anno, ci ha concesso l’Indulgenza Plenaria”.
Sarà dunque un doppio Giubileo quello per la chiesa più antica di Napoli. La parrocchia si sta preparando a meglio per questo momento. E in questi mesi si è fatta carico di molte spese per poter riallestire degnamente per il culto divino il tempio. “Solo per l’impianto di amplificazione abbiamo sostenuto spese ingenti”. Ma è il prezzo da pagare per avere finalmente rioccupato uno spazio che simbolicamente segna un punto di svolta in una città dove sono innumerevoli le gesitoni "mondane" più che discutibili delle chiese. Ed è anche per questa risposta di popolo che qualcuno in Curia dovrebbe iniziare a riflettere sull'abitudine di affidare le chiese a finalità non di culto, ma il più delle volte per interessi e scopi di business.