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IL SALVATAGGIO DELLA BANCA

Mps simbolo dell'Italia da rifare

La crisi MPS, la banca più antica del mondo. Un vascello in un mare in tempesta. Espressione di tutti i difetti della società italiana: dall’ingerenza dei partiti alle logiche clientelari, dalle scelte economiche guidate dalle relazioni politiche all’ingerenza di gruppi di potere. Simbolo di un’Italia da rifare. 

Editoriali 13_12_2016

Una delle ragioni per cui la crisi di Governo è stata tra le più brevi della storia repubblicana è stata la necessità di tenere sotto controllo uno dei casi potenzialmente più esplosivi della storia bancaria italiana: la crisi del Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica del mondo e la terza banca italiana.

Nata nel 1472 come Monte di pietà, sulla scia di analoghe iniziative attuate in Umbria dai frati francescani, la banca è sempre stata strettamente legata al territorio. Fino agli anni ’90 era una tipica banca pubblica, sul modello delle casse di risparmio, con uno statuto che delegava agli enti locali la nomina degli organi dirigenti. La riforma Amato-Ciampi ha poi avviato un processo di privatizzazione affidando in prima istanza il controllo delle banche pubbliche ad apposite fondazioni che avrebbero dovuto progressivamente cedere le partecipazioni. Così è avvenuto per le grandi Casse di risparmio del Nord, come la Cassa di risparmio delle provincie lombarde, le cui fondazioni hanno mantenuto quote di minoranza lasciando il campo aperto ad altre istituzioni finanziarie e alla partecipazione diretta dei risparmiatori.

A Siena la storia è stata un po’ diversa. La Fondazione, espressione a sua volta degli enti locali, ha voluto tenere strettamente il controllo della banca e ne ha dettato per anni la politica creditizia. E’ forse superfluo ricordare che Comune, Provincia, Regione, che esprimevano la maggioranza direttamente del Consiglio della banca prima e della Fondazione poi, erano strettamente controllata dal Partito comunista, poi diventato Pds, poi Ds, infine Pd.

E vi è da dire che fino alla crisi finanziaria del 2009 Mps ha portato avanti una gloriosa ed esuberante politica di crescita con un’espansione a Nord con l’acquisto della Banca agricola mantovana e a Sud con quello della Banca del Salento, e culminata nel 2007 nell’acquisto per quasi dieci miliardi di euro della Banca Antonveneta. Tutte acquisizioni pagate a caro prezzo nella speranza che la crescita della clientela potesse portare sempre nuovi benefici. Nello stesso tempo Mps è stata la finanziatrice di moltissime attività locali, da quelle sicuramente benemerite come i servizi sociali, a quelle puramente d’immagine come il sostegno alle squadre di basket, vincitrice di numerosi scudetti, e di calcio. E intanto è continuata una erogazione del credito molto spesso guidata più da motivazioni politiche che  di correttezza finanziaria.

Mps è così diventato un gigante fragile che si è trovato di fronte a due condizioni avverse: da una parte la crisi economica, che ha creato forti difficoltà alle imprese e alle famiglie a cui la banca aveva concesso prestiti e mutui, dall’altra la rivoluzione tecnologica che ha profondamente cambiato l’attività bancaria. Gli sportelli, che sono sempre stati un punto di forza, sono diventati un peso per la necessità di un loro ridimensionamento con tagli anche forti del personale. Quello che si faceva in banca lo si fa ora con lo smartphone, via internet.

E così Mps si trova nella necessità di ridurre il personale, si parla di almeno un decimo di 25mila dipendenti, di chiudere molte filiali, almeno 500 su 2mila, di trovare nuovi capitali per mantenere un equilibrio di bilancio e per garantire i depositi dei risparmiatori. Scelte non facili sia per le ripercussioni sociali, sia per la difficoltà di trovare sul mercato capitali per almeno 5 miliardi di euro.

E’ a questo punto che la presenza di un Governo appare indispensabile. Mps non può essere lasciata fallire. I costi che ne seguirebbero per le ripercussioni su tutto il sistema bancario italiano sarebbero ben maggiori di quelli necessari a creare un salvagente finanziario. Le stesse regole europee prevedono che lo Stato possa intervenire, anche se con limiti e tempi definiti.

Nelle ultime settimane Mps è stata come un vascello in un mare in tempesta. Espressione di tutti i difetti della società italiana: dall’ingerenza dei partiti alle logiche clientelari, dalle scelte economiche guidate dalle relazioni politiche all’ingerenza di gruppi di potere. Simbolo di un’Italia da rifare. Per dare invece spazio al merito, all’efficienza, alla professionalità.

Non è mai troppo tardi. Speriamo.