Monte dei Paschi, eccezione all'italiana
Le dimissioni dell'ex presidente del Monte dei Paschi, Giuseppe Mussari, sono la naturale conseguenza della gestione degli ultimi anni e dei collegamenti stretti con il sistema politico locale. La crisi finanziaria globale, poi, ha fatto il resto.
Il sistema bancario italiano è riuscito negli ultimi anni a staccarsi dallo stretto legame con la politica che aveva contraddistinto gli anni del dopoguerra. Con un'eccezione. Il Monte dei Paschi di Siena.
Innanzitutto una premessa. Parlare in generale di sistema bancario non è corretto. Ci sono le grandi banche, un tempo direttamente dipendenti dallo Stato e che negli ultimi anni hanno conquistato non solo una loro autonomia, ma soprattutto una forte capacità di affrontare il mercato interno e internazionale. E poi ci sono le banche popolari e il sistema delle casse rurali che hanno mantenuto un forte collegamento con il territorio e che mantengono stretta la loro caratteristica mutualistica. Ci sono poi una serie di istituti di media dimensione, soprattutto le Casse di risparmio, che sono riuscite a mantenersi autonome e che difendono con onore la loro posizione.
Il Monte dei Paschi, una delle più antiche banche italiane, ha continuato negli anni, come detto, a costituire un'eccezione. La riforma bancaria dell'inizio degli anni '90 aveva cercato di separare la politica dalla gestione operativa attraverso la creazione delle Fondazioni bancarie che avrebbero dovuto mantenere delle partecipazioni, ma aprendo sempre più al mercato il loro azionariato. Così é avvenuto per molte Fondazioni.
L'esempio più rilevante é quello della Cariplo, la cui fondazione continua a gestire la propria attività di beneficenza mantenendo una quota di assoluta minoranza in quella che è diventata Banca intesa.
A Siena è andata diversamente. La Fondazione, i cui dirigenti sono stati sempre direttamente nominati dai poteri politici locali, ha voluto mantenere strettamente la maggioranza della banca arrivando al punto di indebitarsi pur di non cedere quote della società. Per secoli e secoli, ma soprattutto negli ultimi decenni, le sorti della banca si sono strettamente intrecciate con quelle del territorio: non c'è praticamente nessun settore, dallo sport alla musica, dall'assistenza... al Palio, in cui il Monte dei Paschi non sia stato presente come finanziatore, sponsor, assistente o qualsiasi altra cosa nell'area di Siena.
Considerandosi al di fuori o al di sopra del mercato il Monte dei Paschi ha spesso operato secondo criteri che non erano certo improntati alla trasparenza e all'economicità. Con esplicite tentazioni di gigantismo, (come se crescere avrebbe potuto coprire i problemi) che hanno portato all'acquisizione a caro prezzo di Banca Antonveneta.
Gli eventi degli ultimi giorni, con le dimissioni dell'ex presidente, sono la naturale conseguenza della gestione degli ultimi anni e quindi dei collegamenti stretti con il sistema politico locale.
La crisi finanziaria globale ha indubbiamente aggravato i problemi: la marea si abbassata e gli scogli sono venuti a galla. E i partiti non sono più tranquilli come un tempo ad "avere una banca".