Monsignor Tombe Trille vittima di una nuova aggressione in Sudan
Di ritorno dal Sudan del Sud è stato fermato a un posto di blocco delle Rsf che lo hanno derubato e picchiato brutalmente
Monsignor Yunan Tombe Trille Kuku Andali, presidente della Conferenza episcopale del Sudan e del Sudan del Sud e vescovo di el-Obeid, diocesi del Kordofan settentrionale, è stato vittima il 30 novembre di un nuovo atto di violenza, questa volta da parte delle Forze di supporto rapido (Rsf), la milizia paramilitare agli ordini del generale Mohamed Hamdan Dagalo che dall’aprile del 2023 combatte contro l’esercito governativo (Saf) guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan per conquistare il potere in Sudan. Di ritorno, viaggiando su mezzi pubblici, da un congresso eucaristico svoltosi nella capitale del Sudan del Sud, Juba, prima è stato fermato a un posto di blocco della Saf dove è stato derubato dei dollari che portava con sé con il pretesto che era valuta proibita. Poi è incappato in un posto di blocco delle Rsf che gli hanno sequestrato il resto del denaro e lo hanno picchiato brutalmente. “Da parte delle Rsf – ha raccontato – ho ricevuto innumerevoli colpi forti sul collo, sulla fronte, sul viso e su due lati della testa tanto che ancora non riesco a masticare. Insieme al diacono (che lo accompagnava) abbiamo mancato di poco il martirio finchè il capo ha detto che era abbastanza, fermando i suoi uomini”. Le Rsf lo accusano di legami con il governo e contro di lui pesa il fatto di essere di etnia Nuba. Monsignor Tombe Trille ha rifiutato di lasciare il paese allo scoppio della guerra. È rimasto con i suoi fedeli e ha continuato a soccorrere chi, cristiano o musulmano, gli chiede aiuto e rifugio. La sua diocesi è stata subito colpita dai combattimenti. La cattedrale Maria Regina d’Africa infatti è stata bombardata il 20 aprile 2023, cinque giorni dopo l’inizio del conflitto, mentre lui stava pregando insieme ai suoi sacerdoti. Da allora monsignor Tombe Trille svolge la sua attività pastorale e assistenziale in condizioni di estremo pericolo, con rischi a ogni spostamento e difficoltà di comunicazione con i suoi sacerdoti sparsi nella diocesi. Per recarsi a Juba ha dovuto viaggiare di nascosto. Condivide con la popolazione i disagi materiali estremi causati dalla guerra tra i quali la scarsità di acqua potabile, che favorisce l’insorgere di malattie, e di generi alimentari di base. È stato più volte aggredito ed è stato derubato persino dell’anello episcopale e della croce pettorale.