Monsignor Scicluna difende la famiglia a Malta
A Natale, il Vescovo ausiliare di Malta, monsignor Charles Scicluna, ha difeso il valore della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna. Forte del mandato pontificio, difende la famiglia dalla riforma che si vuole introdurre.
Durante la Messa del Santo Natale 2013, il Vescovo ausiliare di Malta, mons. Charles Scicluna, dal pulpito, ricorda ai fedeli che «il Figlio di Dio è venuto al mondo in una famiglia composta da un uomo e una donna, e non da due uomini o da due donne». Aggiunge, poi, una dura reprimenda contro le adozioni di minori da parte di coppie dello stesso sesso. Insorgono i media, accusandolo di aver usato espressioni «divisive». Mons. Scicluna, a cui non manca il piglio coraggioso, ribadisce di avere dalla sua parte la più alta autorità della Chiesa cattolica.
Si scopre, così, che lo stesso Vescovo il 12 dicembre si è incontrato con Papa Francesco, al quale ha esternato le sue preoccupazioni per la proposta legislativa di introdurre nell’ordinamento maltese la possibilità delle adozioni gay. Scicluna dichiarerà il 29 dicembre al “Sunday Times of Malta” che lo stesso Santo Padre, rimasto «letteralmente scioccato» nell’apprendere la notizia, lo ha incoraggiato a criticare pubblicamente la proposta di legge («the Pope was shocked by Malta’s Civil Unions Bill, which will allow gay couples to adopt children, (…) and he encouraged me to speak out»).
Forte del mandato pontificio, mons. Charles Scicluna non ha più smesso di intervenire pubblicamente sulla questione, arrivando ad essere intervistato anche dal quotidiano cattolico “Avvenire” lo scorso 3 gennaio. Interessante la risposta del presule alla domanda rivoltagli da giornalista: Per un parlamentare che si proclama cattolico è lecito sostenere la legge in discussione?. Questa la chiara replica del Vescovo Ausiliario di Malta: «La dottrina cattolica al riguardo si trova nel documento della Congregazione per la dottrina della fede emanato nel 2003 col titolo “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”. In particolare nel paragrafo 10, che così si esprime: “Se tutti i fedeli sono tenuti ad opporsi al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, i politici cattolici lo sono in particolare, nella linea della responsabilità che è loro propria. In presenza di progetti di legge favorevoli alle unioni omosessuali, sono da tener presenti le seguenti indicazioni etiche. Nel caso in cui si proponga per la prima volta all’Assemblea legislativa un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge. Concedere il suffragio del proprio voto ad un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale”».
La risposta di mons. Scicluna rappresenta un’ottima lezione per molti politici “cattolici” italiani. Un tempo Malta era un’isola felice. Tanto da essere portata ad esempio da Benedetto XVI durante l’udienza generale tenuta in piazza San Pietro il 21 aprile 2010. In quell’occasione, infatti, il Santo Padre, ricordando la sua recente visita apostolica nell’isola, affermò pubblicamente che «la storia di questo popolo da quasi duemila anni è inseparabile dalla fede cattolica, che caratterizza la sua cultura e le sue tradizioni: si dice che a Malta vi siano ben 365 chiese, “una per ogni giorno dell’anno”, un segno visibile di questa profonda fede!». E arrivò persino ad aggiungere che «la gente maltese sa trovare nella visione cristiana della vita le risposte alle nuove sfide», come dimostra, ad esempio, «il fatto di aver mantenuto saldo il profondo rispetto per la vita non ancora nata e per la sacralità del matrimonio, scegliendo di non introdurre l’aborto e il divorzio nell’ordinamento giuridico del Paese».
Dalle parti di Bruxelles gli illuminati ideologi del politically correct non devono aver gradito le parole del Papa. Sarà un caso, ma un anno dopo la visita di Benedetto XVI a Malta verrà imposta la prima tappa di “decristianizzazione” dell’isola, attraverso l’introduzione della legge sul divorzio. Oggi, come si vede, siamo alla seconda tappa, quella che sta diventando una vera ossessione per l’Europa politicamente corretta: i diritti LGBT. Perciò il parlamento maltese è chiamato a pronunciarsi sulle adozioni alle coppie omosessuali. Le tappe successive saranno, ça va sans dire, l’aborto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’eutanasia, et similia.
Occorre infatti ricordare che – a seguito di un referendum celebrato l’8 marzo 2003, in cui i voti favorevoli hanno vinto di scarsa misura (53,65%) – Malta dal 1 maggio 2004 fa parte dell’Unione Europea.
Un’ultima nota. Mons. Scicluna ha riferito a Papa Francesco, durante il colloquio del 12 dicembre, che i promotori delle leggi sull’adozione gay (che tanto hanno rattristato il Santo Padre lasciandolo basito) continuano a citare le sue parole: «Se una persona è gay e cerca il Signore, e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?», ma non citano ciò che ha detto dal 2010 quando era ancora cardinale arcivescovo di Buenos Aires. Di fronte a questa obiezione il Pontefice ha ripetuto un’espressione da lui già precedentemente usata: «regresso antropologico». Siamo pienamente d’accorto con il Santo Padre. L’Europa dell’ideologia gender, della lobby omosessualista, della burocrazia massonica, dell’esprit anticlérical, che è arrivata a negare le proprie radici giudaico-cristiane, sta portando i popoli europei verso un vero e proprio «regresso antropologico». Ma non è mai troppo tardi per fermare questa deriva.