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concistoro

Mons. Syukur ci ripensa: niente porpora

Il vescovo indonesiano era tra i nuovi cardinali annunciati da Francesco. Ieri la comunicazione della rinuncia. Equivoci evitabili se la nomina venisse comunicata prima al diretto interessato prima dell'annuncio pubblico.

Borgo Pio 23_10_2024

Tra i futuri cardinali annunciati da Francesco lo scorso 6 ottobre c'è chi si fa dispensare anzitempo dalle vesti cardinalizie ("ingombranti" per Radcliffe) e chi rinuncia tout court al cardinalato.

«Papa Francesco ha accolto la richiesta di Sua Eccellenza Paskalis Bruno Syukur, Vescovo di Bogor, in Indonesia, di non essere creato Cardinale nel corso del prossimo Concistoro», ha comunicato ieri la Sala Stampa vaticana. Motivo? «La richiesta di Sua Eccellenza è motivata dal suo desiderio di crescere ancora nella vita sacerdotale, nel servizio alla Chiesa e al popolo di Dio». Motivazione, lo diciamo senza detrologie, un po' vaga dal momento che se non si fosse sentito pronto sul piano della "crescita sacerdotale", allora non avrebbe dovuto accettare nemmeno la più onerosa nomina episcopale ricevuta nel 2013 (maggiore responsabilità e con ben 11 anni di esperienza in meno rispetto ad oggi).

Un precedente, per tutt'altri motivi, si è verificato in vista del concistoro del 2022: per evitare scandali legati alla copertura di abusi, il vescovo emerito (e ultraottantenne) di Gand, mons. Lucas Van Looy, non se la sentì di accettare la nomina cardinalizia annunciata da Papa Francesco all'Angelus del 29 maggio. Effetti collaterali inevitabili per via della prassi invalsa in questo pontificato di annunciare direttamente urbi et orbi i nuovi cardinali, senza prima comunicarlo al diretto interessato. Che in caso di impedimenti ad accettare la nomina si troverà costretto parimenti a comunicarli urbi et orbi. Annuncio pubblico, imbarazzo pubblico: e non solo per il presule ma anche per la Santa Sede.