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ITALIA MILITARE

Missioni all'estero, una farsa politica

La riduzione di truppe per accontentare la Lega Nord è una bufala: si tratta di ritiri già previsti e annunciati da tempo, o di tagli minimi.

Attualità 08_07_2011
missioni estero

Le missioni militari oltremare non vengono risparmiate dal confronto in atto tra Pdl e Lega Nord che sta compromettendo ogni iniziativa del governo. Sulla carta il Consiglio dei ministri ha stanziato 700 milioni per coprire le spese del prossimo semestre necessarie a coprire i costi di 29 missioni all'estero - in 28 diversi Paesi - che vedono impegnati 7.224 militari italiani. Una cifra ampiamente prevista che porta il costo totale annuo delle operazioni militari oltremare a 1,65 miliardi di euro (con gli 811 milioni stanziasti nel primo semestre dell'anno ai quali si aggiungono 142 milioni per la guerra libica): circa 150 milioni in più del 2010.

Stanziamenti che, dicono in molti, verranno ridotti l'anno prossimo grazie al ritiro di 2.070 militari destinati al rimpatrio tra luglio e novembre. Un rompete le righe che ha permesso a Umberto Bossi di proclamare che "grazie alla Lega migliaia di ragazzi tornano a casa".

In realtà le riduzioni sono limitate, talvolta aleatorie mentre le poche concrete erano già ampiamente previste.


Gran parte dei risparmi riguarda la missione libica: costa 142 milioni fino a giugno e costerà invece solo 60 milioni tra luglio e settembre. A parte il fatto che si tratta di cifre non realistiche, che coprono solo le spese vive per navi e aerei, il risparmio verrà garantito con il rientro in porto della portaerei Garibaldi in mare ormai da 100 giorni, con i suoi 4 cacciabombardieri Harrier. Di fatto l'Italia ridurrà così il numero di velivoli impiegato per attaccare Tripoli a meno che i jet della marina non vengano sostituiti da altri Tornado (o aerei teleguidati) dell'Aeronautica.  Difficile poi credere che la sola Garibaldi abbia assorbito oltre la metà dei 142 milioni indicati dal governo come complessivi della missione libica.

Come ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, altri piccoli risparmi verranno ottenuti ritirando una nave dalla flotta antiterrorismo della Nato che incrocia nel Mediterraneo orientale (6 milioni), chiudendo la partecipazione a piccole missioni gestite dalla Ue (1,5 milioni), riducendo basi e infrastrutture e tagliando alcuni contingenti.

In realtà la riduzione delle truppe promessa per accontentare la Lega Nord è una bufala con la quale Berlusconi finge di fare concessioni ai leghisti i quali fingono di festeggiare per il successo conseguito. Ma si tratta solo di ridicole manfrine. Innanzitutto la riduzione di oltre 2 mila soldati si ottiene soprattutto con il rientro dalle acque libiche della portaerei Garibaldi che imbarca 890 militari. Non si tratta infatti di un contingente rimpatriato ma di un equipaggio che segue anche in porto la propria nave.

Del resto la missione in Libia non è considerata una missione oltremare e i circa 2 mila militari impegnati non sono inclusi nei 7.250 che la Difesa indica impegnati all'estero; e infatti operano tutti da basi nazionali o su navi italiane.


Altri 700 militari verranno ritirati in base a un ridimensionamento in Libano già preannunciato da un anno, che comunque lascerà circa 900 militari italiani nel Paese dei Cedri. Altri 400 militari verranno rimpatriati dal Kosovo e anche in questo caso siamo di fronte a una riduzione già prevista.
annunciata e comunicata alla Nato già nei mesi scorsi.

Ad aumentare sarà invece il costo della missione in Afghanistan che costerà quest'anno circa 800 milioni di euro impiegando 4.200 militari. Eppure nei giorni scorsi, dopo la morte del caporalmaggiore Gaetano Tuccilo, il ministro Roberto Calderoli aveva tuonato minaccioso: "In Afghanistan abbiamo chiesto un ritiro graduale, o ce lo danno o non votiamo il rifinanziamento.
Troppi soldi e troppi morti'". Il Consiglio dei Ministri non ha approvato ieri il ritiro di neppure un soldato da Herat. O Calderoli ha cambiato idea o finalmente qualcuno gli spiegato che il ritiro graduale dall'Afghanistan è stato già da tempo approvato dagli alleati e anche dal governo di cui il ministro fa parte: prenderà il via a fine anno.