Minaccia surreale: gli elefanti del Botswana invaderanno la Germania
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Il surreale scontro fra Botswana e Germania, con la minaccia di spedire 20mila elefanti a quest'ultima, nasce da un problema di sovrappopolazione e di difficile coesistenza fra l'uomo e i grandi animali. Che i verdi tedeschi non capiscono.
Ci sono Stati africani in cui la fauna selvatica è decimata dai bracconieri e dalla riduzione dell’habitat, in cui alcune specie sono già scomparse o rischiano l’estinzione. Quando la caccia grossa era consentita, tra le specie più minacciate c’erano i grandi felini – leoni, leopardi e ghepardi – e le antilopi con i palchi di corna più spettacolari come il kudu maggiore. La proibizione o la regolamentazione della caccia introdotta progressivamente in gran parte dei paesi li ha salvati dallo sterminio. Ma i bracconieri non si sono fermati e hanno continuato ad abbattere gli animali per i quali c’è più richiesta al mercato nero: i pangolini per le scaglie, i rinoceronti per i corni e gli elefanti per l’avorio, prodotti contrabbandati quasi tutti in Cina e Vietnam.
In tutto il continente africano si calcola che gli elefanti siano 415mila mentre un secolo fa erano quasi 10 milioni. In Kenya, dove se ne è fatta strage per anni nonostante l’importanza dei safari fotografici per l’industria turistica, in mezzo secolo il loro numero si è più che dimezzato, da oltre 75mila esemplari a poco più che 36mila. Nella Repubblica democratica del Congo ne rimangono a dir tanto 13mila esemplari, in Camerun solo 6.500 e 5mila in Sudan.
Invece c’è un paese in cui gli elefanti continuano a essere tanti, persino troppi: il Botswana, che ne conta 130mila, circa un terzo del totale. Così, mentre la comunità internazionale, sensibilizzata da potenti organizzazioni non governative ambientaliste come il Wwf, vede in ogni elefante abbattuto un passo avanti verso l’irreversibile estinzione della specie e in ogni nuovo nato un successo da festeggiare, e mentre i paesi africani impegnati a sostenere l’industria turistica combattono contro bracconieri e contrabbandieri per continuare a offrire ai turisti la certezza di poter ammirare e fotografare i cosiddetti “big five”, i cinque animali il cui avvistamento è più ambito – leone, leopardo, rinoceronte, bufalo ed elefante – per il Botswana invece le mandrie di elefanti che scorazzano per oltre il 60% del territorio nazionale, ben oltre i confini del parchi naturalistici, sono diventati un problema, e ogni anno ne nascono circa altri 6mila. Per ovviare, il governo ne ha già regalati migliaia ad alcuni paesi vicini che stanno sviluppando l’industria turistica, ma non basta. Un altro modo per contenerne il numero è consentire la caccia, l’abbattimento regolamentato di un certo numero di capi secondo un programma di quote annuali.
La possibilità di cacciare animali selvatici attira gli amanti della caccia grossa che ancora resistono al biasimo generale nei loro confronti e sono disposti a sborsare decine di migliaia di dollari per abbattere un capo e portarsi a casa un trofeo. Pertanto la notizia che il ministro dell’ambiente tedesco ha proposto, seguendo l’esempio di altri Stati tra cui l’Australia, la Francia e il Belgio, di adottare delle restrizioni all’importazione di trofei di caccia ha messo in allarme il governo del Botswana. La Germania infatti, stando a un rapporto della Humane Society International, è il paese dell’Unione Europea che importa più trofei di elefanti africani e trofei di caccia in generale. L’allarme riguarda anche la prevedibile, consistente riduzione degli introiti derivanti dalla caccia, e bisogna considerare che il Botswana consente l’abbattimento di altri animali selvatici oltre agli elefanti. Ma, è più ancora, deriva dal fatto che diminuirebbe il numero di cacciatori stranieri che contribuiscono a tenere sotto controllo il numero degli animali selvatici e soprattutto degli elefanti.
La caccia è una crudeltà nei confronti degli animali, sostengono le associazioni che difendono i diritti degli animali e che premono sul governo tedesco affinché fermi l’importazione di trofei. Deve essere proibita, dicono, a prescindere dal loro numero. Il presidente del Botswana, Mokgweetsi Masisi, intervenendo sui mass media tedeschi, ha fatto presente che gli elefanti distruggono i raccolti e rappresentano una minaccia anche per le persone e questo costituisce un danno e inoltre contribuisce a rendere la gente insofferente nei loro confronti. Se questo è vero adesso che gli abitanti del paese sono soltanto poco più di 2,6 milioni e per oltre metà abitano in centri urbani, lo sarà a maggior ragione nel futuro.
In effetti già adesso, e non solo in Botswana, gli animali selvatici e in particolare gli elefanti sono considerati dagli africani che vivono nelle aree rurali un danno e un pericolo. Persino dei leader di movimenti ambientalisti africani hanno dato ragione al presidente Masisi il quale, offeso e stizzito, ha minacciato di spedire 20mila elefanti in Germania: «i tedeschi dovrebbero provare a convivere con gli animali come loro vorrebbero che facessimo noi, lasciando che gli elefanti se ne vadano in giro liberamente. Abbiamo regalato 8mila elefanti all’Angola, altri ne regaleremo al Mozambico. Vogliamo fare lo stesso dono alla Germania e non accettiamo un "no" come risposta».
Quando il mese scorso il parlamento britannico ha votato a favore del bando dell’importazione dei trofei di caccia, le associazioni ambientaliste di alcuni Stati dell’Africa australe a loro volta avevano avvisato che manderanno 10mila elefanti a stabilirsi ad Hyde Park, se la proposta di bando diventasse legge.