Mille profughi al giorno: è emergenza
La guerra in Siria continua a provocare morti e distruzione e sta avendo ripercussioni notevoli sui paesi confinanti, in particolare Libano e Giordania dove migliaia di famiglie in fuga dal conflitto si sono rifugiate e continuano ad arrivare.
La guerra in Siria continua a provocare morti e distruzione. Eppure i mass media ne parlano pochissimo, tranne qualche lodevole eccezione.
La situazione siriana non è una notizia da prima pagina: in questi giorni vengono prima le frecciatine che si lanciano reciprocamente i politici e i commenti, spesso inadeguati, circa la rinuncia dell’ormai Papa emerito. Malgrado ciò, delle persone stanno morendo: spesso sono bambini, spesso sono cristiani, nella quasi totalità sono persone innocenti che si sono trovate ad affrontare una situazione di calamità superiore alle loro forze.
A richiamare l’attenzione sulla drammaticità della situazione siriana, è stato un Appello diramato ieri dalla Fondazione AVSI, il cui titolo è: “Si aggrava la situazione dei profughi in fuga dalla guerra”. Nel Comunicato Stampa si legge: «La guerra civile in Siria sta avendo ripercussioni notevoli sui paesi confinanti, in particolare Libano e Giordania dove migliaia di famiglie in fuga dal conflitto si sono rifugiate e continuano ad arrivare ogni giorno lasciandosi alle spalle case distrutte, violenza e spesso parte della famiglia. Ad oggi sono 306.356 i siriani in Giordania e 317.229 in Libano secondo fonti dell’Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR). Ogni giorno arrivano circa 1.000 persone nuove in entrambi i paesi. L’inverno sta mettendo a dura prova i profughi in cerca di protezione, migliaia di rifugiati stanno intirizziti chiusi in tende di fortuna o nel migliore dei casi tra quattro mura di cemento senza luce e senza riscaldamento.
Tuttavia il freddo non è l’unica preoccupazione. La comunità umanitaria internazionale ha identificato come prioritaria la protezione dell’infanzia e il supporto scolastico per le famiglie siriane: le Nazioni Unite stimano che il 50% dei profughi vittime della crisi siano bambini».
In tale contesto di estrema difficoltà, AVSI - in partnership con l’UNHCR, l’agenzia dell’Unione Europea ECHO, UNICEF, COR UNUM e la Fondazione svizzera San Camille – si sta organizzando per fornire i primi aiuti ai profughi: «In Libano e in Giordania sono circa 3.500 le famiglie di siriani fuggiti da Damasco e Homs aiutate attraverso la distribuzione di kit invernali con coperte, stufe e vouchers per l’acquisto di carburante. Inoltre il team d’urgenza di AVSI ha dato vita a un intervento a favore di 900 bambini attraverso attività in quattro scuole pubbliche ad alta prevalenza di studenti siriani.
Saranno organizzati corsi di recupero scolastico settimanali e un “Child Friendly Bus”, ovvero un autobus equipaggiato a misura di bambino, che si sposterà tra le varie comunità rurali e sobborghi più poveri dove hanno trovato sistemazione le famiglie di profughi siriani, per organizzare attività ricreative e supporto psico-sociale alle persone più bisognose».
Tuttavia, i tempi con cui intervenire per fornire gli aiuti necessari sono assai ridotti. Chiara Nava, dal campo profughi siriano nel villaggio di Marjayoun in Libano, afferma: “Abbiamo bisogno di un aiuto urgente e immediato, dobbiamo portare loro cibi, vestiti e medicine. Il rischio che la situazione degeneri sia da un punto di vista sanitario che sociale è altissimo”.
Sì, perché la guerra toglie tutto: sia dal punto di vista materiale, sia sotto il profilo umano, come conferma il responsabile AVSI in Libano, Marco Perini: “Questa gente ha bisogno di tutto: di vestiti, perché sono scappati così com’erano, e di cibo. Poi c’è un altro tipo di bisogno: quello di una voce amica, non è un aiuto quantificabile, ma scalda il cuore e strappa un sorriso che da queste parti non è poco”.