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CRISI AMMINISTRATIVA

Milano e Roma, il vento renziano demolisce le giunte

Arrivano simultaneamente le dimissioni del vicesindaco di Milano, Ada Lucia De Cesaris e quelle del vicesindaco di Roma, Luigi Nieri. Due giunte di sinistra in crisi per ragioni diversissime. Ma con un unico filo conduttore: il renzismo si sta sbarazzando delle precedenti esperienze di sinistra e mira al centro.

Politica 16_07_2015
Nieri e Marino

Le dimissioni del vicesindaco di Milano, Ada Lucia De Cesaris e del vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, sono arrivate nello stesso giorno, martedì. Hanno motivazioni profondamente diverse, ma presentano innumerevoli elementi di affinità.

Ufficialmente, la De Cesaris, avvocato e docente universitario, assessore all’edilizia, urbanistica e agricoltura dal 2011, successivamente diventata anche vicesindaco (nel 2013 prese il posto della dimissionaria Maria Grazia Guida), ha spiegato le ragioni delle sue dimissioni parlando di problemi con la maggioranza e ringraziando il sindaco Pisapia, che tuttavia l’ha invitata a ripensarci e a tornare sui suoi passi. Alcuni quotidiani hanno parlato di un “duro scontro” avvenuto tra De Cesaris e alcune parti della maggioranza di centrosinistra in Consiglio comunale a proposito della realizzazione di un’area per i cani all’interno di un parco nel quartiere di Santa Giulia: questa sarebbe stata la “goccia che ha fatto traboccare il vaso”, spingendola a rimettere le deleghe. Ma appare irrealistico che per un motivo del genere il vicesindaco si sia fatto da parte. Le ragioni sono evidentemente altre. C’è chi ipotizza una divisione crescente tra la De Cesaris e gran parte dei consiglieri comunali Pd sulla costruzione del nuovo stadio del Milan al Portello (l’ormai ex vicesindaco si era dichiarata a favore). Non vanno nemmeno esclusi motivi squisitamente politici. La dimissionaria coltiva innegabilmente il sogno di un’investitura alle prossime primarie come candidato sindaco del centrosinistra, anche se, in quanto continuatrice del progetto “arancione” che ha portato all’incoronazione a sindaco, quattro anni fa, di Giuliano Pisapia, viene osteggiata dagli altri aspiranti alla poltrona di primo cittadino, dal parlamentare Emanuele Fiano all’assessore alle politiche sociali, Pierfrancesco Majorino.

Il vento renziano soffia fortissimo anche in Lombardia, dove si guarda a possibili alleanze tra sinistra e forze moderate e non si vuole in alcun modo ricostituire il blocco Pd-Sel-sinistra ideologica e pansindacale che ha consentito a Pisapia di vincere ma senza riuscire poi a governare con efficienza la città. Sabato prossimo il premier salirà a Milano e proverà a convincere Pisapia a ricandidarsi con un progetto politico diverso e più aperto al centro, ma le speranze che l’attuale sindaco accetti sono bassissime. In alternativa, rimane in piedi l’ipotesi di una candidatura di Giuseppe Sala, commissario unico di Expo 2015, che renderebbe di fatto inutili le primarie, ma alimenterebbe spaccature e malumori nel popolo della sinistra, che invece vorrebbe scegliere direttamente il prossimo aspirante sindaco. C’è infatti chi ipotizza che il premier Renzi non abbia alcuna voglia di indire le primarie all’ombra della Madonnina e che stia cercando proprio un “Papa straniero” in grado di mettere tutti d’accordo. E Sala sembra rispondere a questo identikit. 

A Roma, il vicesindaco Luigi Nieri ha detto di essersi dimesso per proteggere la giunta di Ignazio Marino dagli attacchi che lui riceveva per via del suo coinvolgimento nelle indagini per “Mafia Capitale”. Da alcune intercettazioni emergerebbero rapporti tra lui e Salvatore Buzzi, uno dei principali indagati nell’inchiesta. La situazione della giunta comunale di Roma è piuttosto difficile: diversi esponenti del PD di Roma, partito che sostiene il sindaco Marino in Consiglio comunale, sono stati coinvolti in quell’inchiesta. La Procura di Roma ha ipotizzato che alcuni imprenditori abbiano pagato tangenti e fatto altri favori ad esponenti politici e dirigenti del comune di Roma in cambio di appalti.

Al di là delle diversità di situazioni tra la giunta Pisapia, prossima al rinnovo, e la giunta Marino, che avrebbe ancora diversi anni davanti a sé, almeno in teoria, si scorge un filo sottile che le lega indissolubilmente: il travaglio interno alla sinistra e in particolare al Pd, con l’avvento della classe dirigente renziana che tende a mettere nell’angolo e a marginalizzare le precedenti esperienze amministrative e ambisce a sfondare al centro.

Le due amministrazioni di Milano e Roma vivono uno sbandamento e una precarietà per molti versi sovrapponibili. Nieri è il settimo membro della giunta di Marino a dimettersi: prima di lui se n’erano andati Daniela Morgante, assessore al Bilancio, Flavia Barca, assessore alla cultura, Luca Pancalli, assessore allo Sport, e poi, negli ultimi mesi e per faccende legate a “Mafia Capitale”, anche Daniele Ozzimo e Rita Cutini, rispettivamente assessori alla casa e alle politiche sociali e Guido Improta, assessore ai Trasporti.

Anche a Milano la De Cesaris non è il primo assessore ad abbandonare il campo. Prima di lei negli anni se n’erano andati altri importanti membri della giunta come Stefano Boeri, assessore alla Cultura, Bruno Tabacci, assessore al Bilancio, e Maria Grazia Guida, precedente vicesindaco. La sua figura era peraltro assolutamente centrale nella giunta Pisapia. La De Cesaris era chiamata la "vice di ferro" o addirittura “il vero sindaco”. 

Una sinistra di governo sfilacciata, lacerata e inconcludente nell’azione amministrativa potrebbe perdere la guida di Milano alle prossime elezioni fissate per la primavera 2016. Il centrodestra potrebbe riuscire a parlare alla pancia dei milanesi, sfruttando le divisioni della sinistra, e prevalere nella battaglia elettorale, a patto che riesca a presentarsi compatto e con un candidato autorevole e super partes. A Roma, invece, la disfatta si materializzerà con la caduta anticipata di Marino, sempre più isolato e osteggiato da ampi settori della sinistra e dell’opinione pubblica. Nella capitale la situazione è più fluida e c’è chi non esclude un successo del Movimento Cinque Stelle, soprattutto se si dovesse votare entro un anno. Ma in politica tutto può accadere e per ora si può solo prendere atto dell’eclissi di ogni progetto arancione e che guardi ad un mondo ormai in profonda agonia: quello della sinistra ideologica, barricadera e oltranzista, minoritaria in politica e nella società.