Migrazione: "sogno di tutti", incubo di molti
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Gli arrivi illegali in Italia hanno superato quest'anno i 100mila, in grosso aumento rispetto agli anni precedenti. E come sempre la stragrande maggioranza non fugge da guerre o persecuzioni, ma insegue il sogno di «qualcosa di meglio». Come nei casi di Senegal e Costa d'Avorio, tra le migliori economie d'Africa.
Dal 1° gennaio 2023 al 18 agosto sono 102.973 le persone che sono riuscite a entrare in Italia illegalmente, in gran parte percorrendo la rotta del Mediterraneo centrale. Nel 2022 questa rotta era stata scelta da oltre un terzo degli emigranti illegali arrivati in Unione Europea via mare e via terra (in tutto poco più di 300.000). Quest’anno, da gennaio a luglio, gli ingressi illegali in UE sono stati 176.000, con un aumento del 13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente interamente dovuto alla rotta del Mediterraneo centrale e agli sbarchi in Italia che ammontano a più della metà.
Nel 2019, per effetto dei provvedimenti adottati nel 2018 da due successivi ministri dell’interno, Marco Minniti e Matteo Salvini, gli sbarchi invece erano stati solo 11.471. Poi la loro disattenzione e revoca hanno indotto la ripresa degli arrivi: 34.154 nel 2020, 67.477 nel 2021, 105.131 nel 2022. Siccome quasi tutti gli irregolari per non essere respinti si dichiarano profughi e chiedono asilo, determinante è stato l’elevato aumento delle richieste di asilo accettate a partire dal 2020, concedendo una forma di protezione speciale a moltissime persone alle quali non era possibile conferire protezione internazionale non avendone i requisiti (in altre parole, persone che avevano dichiarato il falso dicendosi in fuga da guerra o persecuzione). Alla scelta dell’Italia da parte degli emigranti e delle organizzazioni criminali che li trasportano contribuiscono le maggiori difficoltà – più controlli, protezione internazionale concessa meno spesso – ad arrivare e restare in Spagna e in Grecia, gli altri due stati di destinazione nel Mediterraneo. Dall’inizio del 2023 sono sbarcati 18.235 emigranti in Spagna e 14.328 in Grecia. Inoltre secondo Frontex, l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, le organizzazioni criminali, in forte concorrenza per assicurarsi clienti, stanno offrendo prezzi inferiori a chi accetta di imbarcarsi in Libia e Tunisia, due stati chiave della rotta del Mediterraneo centrale.
A differenza dei numeri, le caratteristiche di chi arriva non sono cambiate molto: sono ancora aumentati i maschi (quasi il 90%), di età compresa tra 18 e 35 anni, sono invece diminuiti nettamente i minori di 18 anni non accompagnati (dall’inizio dell’anno, 10.286 su 101.973 mentre nel 2022 erano 14.044 su 50.022 e nel 2021 10.053 su 35.035). I paesi di provenienza confermano, così come le piccole percentuali di richiedenti asilo che ottengono lo status di rifugiato, che la maggior parte degli emigranti non fuggono da guerre, persecuzioni e situazioni di violenza estrema. Nella rotta del Mediterraneo centrale il maggior numero di emigranti illegali proviene da Costa d’Avorio, Egitto e Guinea; nelle altre rotte di mare, tra i primi paesi di origine figurano Costa d’Avorio, Marocco, Algeria, Senegal, Tunisia e, in Asia, Pakistan, Bangladesh, Siria. Siriani a parte, nessuno cittadino di quei paesi, a meno che non sia perseguitato in quanto cristiano, sembrava avere validi motivi per chiedere e ottenere asilo.
Dal 1° gennaio sono arrivati in Italia 12.290 ivoriani. Ma questo paese dell’Africa occidentale è una democrazia, dalla fine della breve, sanguinosa crisi post elettorale del 2011 è in pace, va al voto regolarmente, da allora il suo Pil cresce in media dell’8% all’anno, è il primo produttore mondiale di cacao, il secondo di anacardi, il sesto di caffè, le sue immense piantagioni di queste e altre colture attirano milioni di africani in cerca di lavoro. È inspiegabile che migliaia di giovani ivoriani emigrino, soprattutto che emigrino illegalmente. Un altro caso sorprendente è quello del Senegal. Il suo Pil cresce costantemente dal 1995, il Fondo monetario internazionale prevede un incremento del 5,3% nel 2023, del 10,6 % nel 2024, del 7,4% nel 2025. Questo fa del Senegal una delle economie dell’Africa sub-sahariana in più forte e solida crescita oltre che un importante polo di stabilità.
Proprio al Senegal si sono interessati i mass media internazionali nei giorni scorsi in seguito al naufragio nell’Atlantico di una piroga con a bordo 102 emigranti illegali diretti alle Isole Canarie, territorio spagnolo, nel quale sono morti più di 60 passeggeri. Quando è arrivata la notizia del naufragio, gli abitanti di Fass Boye, il centro costiero da cui l’imbarcazione era partita, si sono arrabbiati, sono scesi per le strade, hanno raggiunto la casa del sindaco e le hanno dato fuoco. La Bbc ha intervistato Mamour Ba, uno studente universitario. Suo fratello, Cheikhouna, è una delle vittime. Altri tre suoi fratelli e un cugino, anche loro sulla barca, si sono salvati. “Siamo pescatori, lavoriamo tutto il giorno e non guadagniamo niente” ha spiegato Ba e ha raccontato che anche lui ha provato a emigrare due volte, senza riuscirci. «È il sogno di tutti andare in Europa – dice – anche altri sono andati e sono annegati, ma questo non mi scoraggia. Se ci fosse una barca pronta a partire oggi, ci salirei».
La prima volta Ba ha provato a emigrare passando dal Marocco ed è tornato indietro dopo nove mesi. All’epoca era al terzo anno di università. Non è l’unico studente ad aver tentato di realizzare “il sogno di tutti”. Persino degli iscritti alla prestigiosa Università Cheikh Anta Diop di Dakar, la capitale, hanno usato le loro borse di studio per pagare i trafficanti. Souleymane Jules Diop, attuale delegato permanente del Senegal all’Unesco, quando era Segretario di stato e Ministro dei Senegalesi all’estero raccontava che addirittura dei docenti universitari impegnano i loro stipendi per emigrare e, come loro, agenti di polizia, impiegati pubblici e insegnanti.
In più di una occasione ha spiegato: «Qui la gente non parte perché non ha niente, se ne va perché vuole di meglio e di più».
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