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GUARDIA COSTIERA DI TRIPOLI

Migranti, i turchi hanno il controllo della rotta libica

D'ora in avanti saranno le forze armate turche ad addestrare la Guardia Costiera libica, dotata di navi italiane. Finora spettava all'Italia il compito addestrativo e il controllo di fatto del presidio delle coste libiche. Ora sarà soprattutto la Turchia a decidere come e se controllare il flusso migratorio nel Mediterraneo centrale verso l'Italia. Dopo l'ondata di migranti nella rotta balcanica, c'è da temere il peggio

Esteri 23_10_2020
Migranti nel Mediterraneo

Il ministero della Difesa turco ha diffuso le foto dell’avvio del programma di addestramento della Guardia Costiera libica effettuato a bordo di due motovedette da 27 metri classe Corrubia donate dall’Italia a Tripoli e precedentemente appartenute alla Guardia di Finanza.

Le forze armate turche hanno un ampio programma di addestramento delle unità militari del Governo di accordo nazionale (Gna) di Tripoli che coinvolge tutte le capacità (terrestri aeree e marittima) in base agli accordi stipulati fin dal novembre 2019 e poi definiti nei dettagli dopo che il massiccio intervento militare turco che l’estate scorsa ha costretto alla riturata dall’intera Tripolitania le truppe del generale Khalifa Haftar. L’addestramento della Guardia Costiera libica rientra quindi nel novero delle attività di supporto, consultazione e addestramento militare e di sicurezza incluse nell'accordo bilaterale.

Finora l’attività di addestramento e sostegno finanziario e tecnico della Guardia Costiera di Tripoli è stato gestito dalla Marina Militare che ha un reparto di circa 80 militari e una nave officina dislocati ad Abu Sitta (il porto militare di Tripoli) con compiti di coordinamento delle attività delle motovedette libiche e manutenzione delle imbarcazioni e degli impianti di bordo. Fino all’anno scorso anche l’operazione navale europea Sophia effettuava in acque internazionali attività addestrative a favore della Guardia Costiera ma ora il crescente ruolo turco apre molti interrogativi, tutti preoccupanti per l’Italia e l’Europa.

“L’iniziativa rischia di avere un notevole impatto sulla situazione nel Canale di Sicilia. Il contingente di Erdogan così può cercare di influire sul controllo sul flusso dei migranti: in pratica, diventano sempre più capaci di decidere se fermare i barconi o lasciarli partire. Un’avanzata graduale, che è cominciata a gennaio con le prime operazioni dei marines turchi al fianco della Guardia Costiera locale per bloccare i trafficanti e riportare indietro i disperati in viaggio verso l’Europa” scriveva ieri Gianluca Di Feo su La Repubblica. Per l’Italia, il cui governo ha colpevolmente pregiudicato la nostra influenza sulla Libia a suon di errori dilettanteschi, disattenzione e superficialità, l’arrivo dei turchi nell’addestramento e supervisione sulle attività della Guardia Costiera costituisce un campanello d’allarme.

Fonti della Difesa hanno fatto sapere che la cooperazione militare italiana continua a supporto delle forze libiche incluse quelle costiere ma non è chiaro se questa nuova missione turca avrà impatti su quella della Marina italiana ad Abu Sitta mentre è innegabile che oggi Tripoli dipenda direttamente dalle decisioni di Ankara che dal 2015 non lesina certo i ricatti all’Europa utilizzando proprio l’arma dei flussi migratori illeciti. Dopo “l’invasione” del 2015 che portò oltre un milione di migranti illegali dalla Turchia nel cuore dell’Europa attraverso la “rotta balcanica”, la Turchia ha continuato a mantenere un’elevata pressione rilevabile anche dagli sbarchi sul litorale ionico calabrese ma soprattutto sulle isole greche e, all’inizio del 2020, sul confine terrestre ellenico “difeso” da polizia ed esercito di Atene.  

Motivazioni valide ad alimentare la concreta preoccupazione che la Turchia possa domani utilizzare il controllo sulla Guardia Costiera libica per limitare o azzerare il controllo dei flussi diretti in Italia per esigenze politiche più vicine agli interessi di Ankara che di Tripoli. Che in Libia comandino oggi i turchi lo ha compreso subito il governo maltese che il 6 agosto scorso ha firmato un accordo con Tripoli e Ankara per il contrasto ai flussi migratori illegali e il rafforzamento della Guardia Costiera libica. Intesa con cui La Valletta riconosce implicitamente il ruolo di “potenza egemone” della Turchia in Libia mentre nell’accordo turchi e maltesi hanno sottolineato che la Ue dovrebbe contribuire attivamente alla lotta contro l’immigrazione illegale. In base a tale accordo appare implicito che i migranti illegali intercettati nelle acque di competenza maltese per la ricerca e soccorso vengano consegnati alla Guardia Costiera di Tripoli e riportati in Libia.

La visita a Roma, il 21 ottobre, del ministro dell’Interno libico, Fathi Bashaga, ha confermato la cooperazione con l’Italia in tema di immigrazione ma, come si è detto, il GNA oggi risente troppo dell’influenza turca per poter garantire che anche in futuro continuerà a ostacolare i traffici di esseri umani come sta facendo ora. Come ha ricordato l’Agenzia Nova, sempre molto attenta sulle vicende libiche, la notizia dell’avvio delle attività addestrative turche “arriva mentre le autorità libiche stanno operando un riassetto delle strutture responsabili del contrasto al traffico di migranti e di esseri umani. Pochi giorni fa, il ministero dell'Interno del GNA ha confermato l'arresto di Abd al Rahman Milad, soprannominato "Bija", ufficiale della Guardia costiera libica accusato di traffico di esseri umani e contrabbando di carburante. Le manette sono scattate su ordine del Procuratore generale libico, in collaborazione con l'Interpol che ha spiccato un mandato di cattura internazionale, su richiesta del Comitato sanzioni delle Nazioni Unite”.