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IL PAPA

Messaggio di Pasqua con strigliata all'Unione Europea

Messa della domenica di Pasqua senza omelia, solo un minuto di silenzio; e senza neanche il rito del Resurrexit, rispristinato da san Giovanni Paolo II nel Duemila. Poi nel messaggio prima della benedizione "Urbi et Orbi", un monito severo alla UE: sulla solidarietà si gioca il processo d'integrazione e il futuro del mondo.

Ecclesia 13_04_2020

Il contagio della speranza. Questa l'immagine utilizzata da Francesco per il messaggio 'urbi et orbi' di questa Pasqua drammaticamente speciale. La solenne celebrazione della Messa della Domenica di Pasqua in una Basilica San Pietro senza fedeli si è svolta senza omelia, sostituita con un minuto di silenzio. Non c'è stato nemmeno il rito del Resurrexit, espressione di fede nella Resurrezione davanti all'icona del Santissimo Salvatore, ripristinato nel 2000 da San Giovanni Paolo II: una rinuncia "per l'emergenza sanitaria in atto", è stato spiegato nel bollettino della Sala Stampa della Santa Sede.

La voce di Bergoglio, però, si è fatta sentire nel messaggio pronunciato prima della Benedizione 'urbi ed orbi' impartita eccezionalmente dall'Altare della Confessione anziché dalla loggia centrale. Il papa è intervenuto indirettamente sulle trattative in corso in sede europea, lanciando un monito severo: "Non è questo il tempo degli egoismi, perché la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone". Il papa sudamericano ha voluto rispolverare la memoria ai governanti del Vecchio Continente: "Dopo la Seconda Guerra Mondiale - ha detto - questo continente è potuto risorgere grazie a un concreto spirito di solidarietà che gli ha consentito di superare le rivalità del passato; è quanto mai urgente, soprattutto nelle circostanze odierne, che tali rivalità non riprendano vigore, ma che tutti si riconoscano parte di un’unica famiglia e si sostengano a vicenda".

Al pontefice non sfugge la gravità del momento per le stesse sorti del processo d'integrazione europea. Non a caso, egli ha voluto ricordare l'elevata posta in gioco delle decisioni che verranno prese in questa fase delicata:"Oggi - ha continuato Francesco - l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero". Da qui, l'avvertimento lanciato soprattutto a Bruxelles: "Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative" perché "l’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni".

Il messaggio del Santo Padre è stata anche l'occasione per un'analisi sugli altri scenari mondiali alla luce dell'epidemia: il suo messaggio ha invocato lo stop dei conflitti e del terrorismo in Siria,Yemen, Iraq, Israele, Libano ed Ucraina. Il papa ha inoltre chiesto che, in virtù della situazione emergenziale legata all'epidemia, siano allentate "le sanzioni internazionali che inibiscono la possibilità dei Paesi che ne sono destinatari di fornire adeguato sostegno ai propri cittadini". Proprio lo scorso mese il leader sciita Sayyed Mostafa Mohaghegh Damad, direttore del Centro di studi islamici a Teheran, aveva scritto un appello rivolto a Bergoglio per richiedere una mediazione della Santa Sede con gli Stati Uniti nel tentativo di convincere la Casa Bianca a revocare l'embargo contro l'Iran.

Il pensiero finale, poi,  lo ha riservato "a migranti e rifugiati che vivono in condizioni insopportabili, specialmente in Libia e al confine tra Grecia e Turchia", e al Venezuela, chiedendo "soluzioni concrete e immediate, volte a consentire l’aiuto internazionale alla popolazione che soffre a causa della grave congiuntura politica, socio-economica e sanitaria". "Il Signore - ha concluso prima dell'annuncio dell'indulgenza plenaria e della Benedizione urbi et orbi - che ha già sconfitto la morte aprendoci la strada dell’eterna salvezza, disperda le tenebre della nostra povera umanità e ci introduca nel suo giorno glorioso che non conosce tramonto".

Lo stop agli armamenti è stato un altro dei temi menzionati nel messaggio di ieri. Francesco, però, ne aveva già parlato anche nell'omelia pronunciata dall'Altare della Cattedra in occasione della Veglia pasquale. Un'omelia dedicata alla vita durante la quale ha definito i cristiani "annunciatori di vita in tempo di morte" ed ha invocato la fine delle "grida di morte" provocate dalle "guerre", dalla produzione e dal commercio delle armi e dagli "aborti, che uccidono la vita innocente".

Anche la celebrazione del Venerdì Santo è stata speciale, con la Via Crucis presieduta dal papa dal sagrato della Basilica Vaticana. Davanti alla piazza vuota, le quattordici stazioni sono state accompagnate dalle meditazioni scritte dai detenuti del carcere Due Palazzi di Padova e da altre persone che hanno avuto a che fare con la giustizia, tra le quali anche un sacerdote accusato ingiustamente e poi assolto. Nel testo preparato da quest'ultimo per l'undicesima stazione, quella in cui Gesù è inchiodato sulla croce, il prete ha raccontato quanto quelle accuse fossero "dure come chiodi" e come, durante le udienze, cercasse il crocifisso nell'aula di tribunale per trovare conforto.