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#SALVIAMOLAMESSA

Messa senza prete, prima la comunità, poi viene Gesù

Arrivano le prime segnalazioni alla Nuova BQ per la campagna #SALVIAMOLAMESSA. Come quella di Monica, dalla Francia. Dove ormai queste paraliturgie sono fatto comune perché - dicono i vescovi - “la comunità viene prima dell'Eucarestia”. Ma se Cristo viene dopo, su che cosa si fonda la comunione e quindi la comunità dei fedeli? Raccontate alla Bussola la vostra esperienza.

Ecclesia 20_12_2018

Ha suscitato, com'era comprensibile, molto interesse la campagna della Nuova BQ #SALVIAMOLAMESSA volta a far riflettere, e in alcuni casi a denunciare, la facilità con la quale molte diocesi decidono sempre più spesso di far celebrare la liturgia domenicale affidandola a laici, con la scusa del calo di vocazioni. E' una campagna che non vuole contestare l'usanza, permessa dal diritto canonico, di effettuare liturgie della parola in luogo della Santa Messa quando ve ne siano le condizioni gravi, ma che è volta a far riflettere sulla pericolosità di una tendenza sempre più radicata, di affidarsi a questi riti anche quando le condizioni non lo consentirebbero.

Abbiamo ricevuto molte segnalazioni in questi giorni, che pubblicheremo nelle prossime edizioni del giornale. Iniziamo però con una lettera che ci giunge dalla Francia dove questa pratica è ormai consolidata. Arriva da una lettrice che racconta il grave danno per la fede causato da questa abitudine e decidiamo di pubblicarla per prima perché in essa è contenuto un concetto fondamentale per inquadrare il problema: il ritenere la comunità dei fedeli centrale rispetto all'Eucarestia stessa, tanto da abbandonare la seconda per salvaguardare la prima. Questo concetto apre ad un interrogativo che ci rimanda ai tempi dei primi cristiani che si trovavano insieme per "spezzare il pane" e che riproponiamo come provocazione: se la celebrazione dell'Eucarestia - la santa messa - come dice il Concilio Vaticano II "centro e culmine della vita cristiana" viene meno perché vista come un servizio che si può sospendere a seconda delle esigenze più o meno discutibili, da che cosa sarà tenuta insieme la comunità? 

Nel frattempo invitiamo i lettori a segnalare i vostri casi di "messa senza prete" senza giustificato motivo a redazione@lanuovabq.it

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Gentile redazione, dopo aver letto il vostro articolo vorrei testimoniare quanto accade in un altro luogo geografico della Chiesa, la Francia. Non posso parlare di tutta la Francia ma solo di quanto ho visto io negli anni nella zona a nord del Paese. I funerali ormai raramente li celebra il sacerdote, ma laici.

La celebrazione della Parola, quella liturgia che la gente comune chiama "messa senza prete" é tale e quale come la Messa, salvo omelia e naturalmente (per ora) preghiera eucaristica. In sostanza i laici si alternano nelle letture del foglietto. L'ostia consacrata in altra Messa é poi distribuita da laici. Qui il problema della mancanza di preti é ben più concreta che in Italia, ma di fronte alla possibilità di celebrare la Messa col sacerdote recandosi in una chiesa poco più lontano (in talune zone molto più lontano) viene addotto che la micro comunità non può essere spostata solo perché nella chiesa accanto c'é il sacerdote. La comunità viene prima, deve riunirsi la domenica (poco é percepito il fatto che non si realizza il precetto domenicale del sacrificio incruento) per celebrare la Parola. Una attenzione sempre più grande viene data al libro della Bibbia, alzato e quasi omaggiato da gesti corporei quasi più che l'Eucaristia. 

Ma se la comunità si riduce a pochi fedeli allora si chiude la chiesa. In tal caso l'accorpamento ad una più distante non pone problemi. 

Infine sollevo un tema per suscitare riflessione. Se i sacerdoti sono pochi realmente, o percepiti come pochi da alcune diocesi, come la mettiamo per le confessioni? Qui hanno trovato il sistema, due volte all'anno ci sono confessioni comunitarie, previste dal V2 in talune circostanze di gravità e necessità (un prete su una nave che sta per affondare e non può confessare tutti, un missionario che passa in una terra ogni morte di Papa, ecc.). Questi "giorni del perdono" possono avere sfumature differenti.

Per esempio alcuni prevedono un breve passaggio in fila indiana dal sacerdote per dire due, massimo tre peccati (il prete lo sottolinea, in barba al fatto che in confessione si devono enumerare tutti i peccati) e poi tornati al posto si ha l'assoluzione comunitaria. Altre prevedono che se non si vogliono dire i peccati si possa chiedere una sorta di benedizione della misericordia, non essendo chiaro se poi questo significa l'assoluzione o se l'assoluzione é sottintesa anche per queste persone al momento dell assoluzione comunitaria.

Insomma, una insalata mista. Per coloro che invece hanno la grazia di fare una confessione col sacerdote, spesso si trovano ad iniziare senza segno di croce, senza dover dire l'atto di dolore (non lo chiede più nessuno dei sacerdoti che ho incontrato recentemente) e senza fare la penitenza. O meglio, la penitenza per il fedele é ascoltare con pazienza le indicazioni del prete sui peccati detti: giustificazioni del nostro comportamento, invito a continuare in certe azioni derubricandole dalla lista dei peccati, ecc. Alla fine, per molti fedeli la via crucis non é data solo dai momenti nella vita, ma anche dal doverla attraversare senza una buona parte della gerarchia ecclesiastica.

Ma fuggiti tutti, a Gesù restarono Maria, un mistico e delle pie donne. A noi resta ugualmente Maria, qualche buon religioso che incontriamo nella vita, e dei buoni laici.
Monica