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TRA SPREAD E VOTI

Mercati in ansia, e tutti si organizzano al Centro

C’è agitazione sui mercati, soprattutto a causa della lira turca, ma anche per l’incertezza sulla manovra d’autunno. Salvini, anche in vista delle regionali di ottobre, punta a svuotare il serbatoio di Forza Italia, provando a catturarli con proposte dal profilo più moderato. Anche Forza Italia corre ai ripari, ma divisa. E Renzi minaccia un suo movimento. 

Politica 14_08_2018

Non c’era bisogno della profezia del pacato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti per rendersi conto del sentiment europeo rispetto al governo Conte. C’è agitazione sui mercati, soprattutto a causa della lira turca, ma anche per l’incertezza sulla manovra d’autunno che il governo italiano dovrà varare, nel rispetto dei vincoli di bilancio Ue, oltre che del contratto di governo giallo-verde, che prevede tutta una serie di promesse di dubbia realizzazione. Giorgetti ha previsto un assalto dei mercati in autunno per far cadere l’attuale esecutivo giallo-verde, magari usando la leva dello spread, come accadde nel 2011 con l’ultimo governo Berlusconi.

Le frizioni crescenti tra Movimento Cinque Stelle e Lega, che per alcuni sono solo un gioco delle parti volto a presidiare i rispettivi bacini elettorali, stanno suscitando incertezze e a tratti anche irritazione nelle cancellerie europee, che vedono nell’attuale ministro dell’economia, Giovanni Tria, l’ultimo baluardo per la difesa delle istanze europeiste contro la possibile deriva sovranista-populista dell’esecutivo italiano.

Matteo Salvini, anche in vista delle elezioni regionali di ottobre, sta moltiplicando i suoi proclami per galvanizzare gli elettori di centrodestra, e punta a svuotare il serbatoio di consensi di Forza Italia, magari provando a catturarli con proposte dal profilo più moderato rispetto alle baldanzose scelte fatte ad esempio in materia di migranti. Ma il leader del Carroccio non è il solo a voler conquistare la fetta di elettorato moderato che sembra in libera uscita da Forza Italia.

Si sta scatenando una vera e propria bagarre per la conquista dei consensi dell’area moderata, che potrebbero disperdersi qualora le prossime iniziative legislative dell’esecutivo giallo-verde dovessero andare nella direzione di un crescente euroscetticismo e di una sconfessione degli impegni assunti in sede europea dai procedenti governi.

Anzitutto Silvio Berlusconi sembra da mesi aver sferrato una controffensiva nei riguardi della Lega, sia nominando vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani, sia rivedendo, tramite i suoi fedelissimi, la programmazione delle Reti Mediaset. Tajani, attuale Presidente del Parlamento europeo, è allineato alle posizioni di Angela Merkel e viene visto come il fedele interprete, in Italia, delle posizioni del Partito popolare europeo. In tv, la nomina di Gerardo Greco a nuovo direttore del Tg4, il siluramento o ridimensionamento dei “populisti” Paolo Del Debbio, Mario Giordano e Maurizio Belpietro e altre scelte assai innovative nei palinsesti Mediaset, sono tutti indizi del tentativo di conquistare nuove fette di pubblico e di fare le pulci al governo in carica, convertendo il furore iconoclasta delle trasmissioni dello scorso autunno in una disillusione progressiva verso le ricette miracolistiche sbandierate ai quattro venti da Lega e Cinque Stelle nell’ultima campagna elettorale.

Dentro Forza Italia, però, convivono due anime. La prima, che fa riferimento a Tajani e Gianni Letta, è convinta che la strada giusta sia quella di una sana competizione con la Lega per evitare di farsi risucchiare da Salvini e soci; la seconda, nella quale si riconoscono il governatore ligure, Giovanni Toti e molti esponenti forzisti sparsi sul territorio, punta alla creazione di un’area di supporto alla strategia salviniana, nel solco di una piena integrazione e, in prospettiva, della creazione di un partito unico del centrodestra.

Infine c’è Matteo Renzi, che gioca una doppia partita: puntare a condizionare ancora gli equilibri nel Pd ma, nello stesso tempo, creare qualcosa di nuovo, proprio in quell’area moderata che la parabola discendente del berlusconismo sta di fatto lasciando parzialmente sguarnita e priva di riferimenti. C’è chi ipotizza una scissione tra i dem, con i renziani pronti a creare fin da ora un contenitore nuovo, dal profilo più moderato. L’annuncio potrebbe arrivare proprio in occasione della prossima Leopolda, fra due mesi. In fondo molti elettori azzurri, alle europee del 2014, votarono per Matteo Renzi e il Pd, perché lo ritennero il fedele continuatore delle scelte moderate di Forza Italia. Quel 40,8% fu un risultato straordinario, proprio perché Renzi seppe attrarre a sé voti del centrodestra. E’ lo stesso tentativo che ora sta cercando di fare, a parti invertite, Matteo Salvini, che guarda perfino a fette di elettorato di sinistra ormai disilluse. L’impressione, però, è che ancora una volta le sorti della politica italiana siano appese al filo dei delicati e precari equilibri geopolitici europei e internazionali.