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FISCO

Meno tasse? Sogno di una notte d'estate

Immaginate che a fine mese in busta paga, invece di trovare i soliti e ridicoli assegni famigliari vi venga aggiunta una bella sommetta. Corrispondente a quanto lo Stato vi deve per averlo fatto risparmiare. Sono le sottrazioni fiscali che vi spetterebbero perché mandate i figli in una scuola paritaria non statale, se avete un anziano in casa di cui vi occupate invece di spedirlo in un ospizio, mandate il piccolino di quattro anni all’asilo della parrocchia. Solo un bel sogno? Beh, ancora sì...

Famiglia 02_08_2015
Per le famiglie serve una vera riforma fiscale

Immaginate che a fine mese in busta paga, invece di trovare i soliti e ridicoli assegni famigliari vi venga aggiunta sullo stipendio una bella sommetta. Corrispondente a quanto lo Stato vi deve per averlo fatto risparmiare. Risparmiare? Sì, avete capito bene. La cifra si ottiene sommando le sottrazioni fiscali che vi spetterebbero perché mandate i figli in una scuola paritaria non statale (dunque pagate il doppio rispetto al vicino di casa), se avete un anziano in casa di cui vi occupate invece di spedirlo in un ospizio, mandate il piccolino di quattro anni all’asilo che insieme ad altre famiglie avete messo in piedi nello spazio comune del condominio. E ancora: se accudite un famigliare con handicap, per la scelta di uno dei coniugi di dedicarsi al lavoro domestico e all’educazione dei bambini, per i figli che avete messo al mondo perché saranno l’Italia di domani.  Vabbè, avete ragione: state sognando, oppure non vivete in Italia. 

Però, Renzi l’ha promesso: se tutto andrà come previsto e la sua maggioranza, ma soprattutto il suo partito, lo lascerà lavorare in pace, dal prossimo anno la nostra cartella delle tasse sarà meno pesante. Cosa da fare dimenticare il bonus di 80 euro che per grazia ricevuta da San Matteo, migliaia di famiglie già si trovano in più a fine mese. Dunque sperare si può: facciamoci allora questo disperato sogno di mezza estate. Bello e buono, certo, ma il bonus non è ancora una misura da “dream team”, la soluzione più efficace e “giusta” che invece richiederebbe una reale e innovativa politica per la famiglia. Il bonus, diciamoci la verità, non esce dalla solita logica assistenziale di governi, (di destra, di centro e di sinistra) che anziché favorire la coppia come primo protagonista della convivenza sociale e civile, sembrano fare di tutto per contenerla, quando non apertamente scoraggiarla. La famiglia in queste condizioni non sarà neppure in grado di soddisfare il suo tradizionale ruolo di ammortizzatore sociale che negli anni passati ha consentito la tenuta della nostra società. Così non se ne esce, necessitano volontà politica e coraggio: occorre rifondare il concetto di famiglia come società sovrana, che viene prima dello Stato e del mercato e come tale gode di diritti sociali propri anche in relazione al concorso della spesa pubblica. 

Il principio di sussidiarietà, insomma, dovrebbe scendere fino al livello fiscale implicando, ad esempio, la precedenza del risparmio fiscale (deduzioni-detrazioni) rispetto all’assistenza pubblica (assegni familiari). Un sistema fiscale giusto, infatti, non può basarsi solo sull’equità verticale, garantita dalla progressività delle aliquote, ma deve tendere a realizzare una vera equità orizzontale per cui, a parità di reddito, chi ha carichi familiari più onerosi non può pagare la stessa entità di tasse richieste a chi non ne ha (come, peraltro, recita l’articolo 53 della Costituzione). 

In sostanza, un Fisco equo dovrebbe prevedere una deduzione dall’imponibile che tenga conto, anche se gradualmente, del costo annuo del mantenimento di ciascun figlio a carico (la somma media necessaria è di circa 8.000 euro per figlio). Le deduzioni, poi, devono essere universali: non vanno cioè previsti tetti di reddito che determino esclusioni, in quanto non si tratta di una misura contro la povertà ma di una misura di equità fiscale. Questo, del resto, è quanto avviene per le agevolazioni fiscali concesse relativamente alle spese a cui si riconosce una finalità sociale (rottamazione auto o motorini, ristrutturazioni edilizie ecc.). I figli invece, valgono meno di uno scooter sfiancato:  sono visti come un bene privato, non come nuove generazioni sulle quali il Paese ha il dovere di investire. 

Un esempio vale più di tante parole. Se un lavoratore con un reddito di 25mila euro spende mediamente per mantenere due figli 16mila euro, potrà fruire di un risparmio d’imposta di circa 1.000 euro. Se invece la stessa cifra viene versata nelle casse dei partiti il risparmio sale a 3.000 euro. Se si hanno 91mila euro e si spendono 32mila euro per mantenere quattro figli, non ci sarà nessun riconoscimento fiscale per tali spese. Viceversa, se la stessa cifra viene erogata ad un partito è premiata con un risparmio fiscale di 6.080 euro. Insomma, un superbonus. Ma a vantaggio della Casta. Basta così: di questo passo il nostro piccolo sogno estivo si diventerà presto un grande e spaventoso incubo. E siamo solo agli inizi di agosto…