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MEDITERRANEO

Meno immigrati illegali in Italia e aumentano gli asiatici

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Slitta l'apertura dei due centri in Albania che dovrebbero decongestionare i centri di accoglienza in Italia e scoraggiare altri arrivi. Diminuiscono gli arrivi, in generale. In proporzione aumentano gli asiatici, soprattutto dal Bangladesh.

Politica 09_08_2024
Il centro di accoglienza di Shengjin in Albania (La Presse)

Slitta ancora l’apertura dei due centri italiani in Albania destinati a ricevere gli emigranti illegali intercettati dalle navi italiane nel Mediterraneo. Avrebbero dovuto entrare in funzione a maggio, ma diversi problemi hanno rallentato i lavori. La loro inaugurazione era stata annunciata per la prima settimana di agosto, ma è stata rinviata.

I due centri saranno di supporto alle strutture esistenti sul territorio italiano. Una, nel porto di Shengjin, effettuerà le procedure di sbarco e di identificazione e servirà a ridurre l’affollamento negli hotspot italiani, in particolare quello di Lampedusa. L’altra struttura, situata nell’entroterra, nell’area di Gjader, ospiterà gli emigranti per il tempo necessario a effettuare le procedure relative alle richieste di asilo e servirà ad alleggerire i Cas, i Centri di accoglienza straordinaria italiani sempre saturi. Per decongestionare le strutture di accoglienza esistenti poteva bastare costruirne altre, sempre in Italia. Ma realizzarli in Albania dovrebbe servire, questa in effetti la loro funzione, a indurre molti emigranti illegali a scegliere altre destinazioni. Il motivo è semplice. Gli emigranti illegali all’arrivo si dichiarano profughi e chiedono asilo. In realtà però solo pochi, una piccola percentuale, dicono la verità e quindi ottengono protezione internazione. Per questi essere al sicuro, accolti in Italia o altrove, non fa differenza. Per tutti gli altri chiedere asilo è l’espediente per non essere respinti. Quello che vogliono e che ottengono chiedendo asilo, almeno per il tempo necessario a verificare la veridicità dei loro racconti e decidere se concedere protezione internazionale, è rimanere in Italia. Piuttosto che correre il rischio di finire in Albania, è meglio tentare altre rotte e altre destinazioni.

In realtà i limiti posti al progetto ne possono indebolire l’auspicata efficacia. Le organizzazioni criminali che gestiscono l’emigrazione illegale possono ad esempio trovare il modo di far “salvare” più clienti dalle navi dell’organizzazioni non governative o comunque non da imbarcazioni italiane. Inoltre in Albania non devono essere portati i minori, le donne incinte e le persone fragili e tutti sanno quanto è difficile e il tempo che richiede verificare l’effettiva età di chi si dice minorenne e quante sono le dichiarazioni di minore età che risultano false.

Tuttavia la prospettiva di essere accolti in Albania può darsi che sia uno dei fattori che hanno finora contribuito a ridurre nettamente il flusso migratorio verso l’Italia. La buona notizia, confermata dai dati più recenti, è infatti che quest’anno gli sbarchi sono diminuiti e molto. Dall’inizio dell’anno al 7 agosto sono arrivate in Italia via mare 34.762 persone. Nello stesso periodo, nel 2023, ne erano arrivate 93.467. La cattiva notizia è che, come negli anni precedenti, l’Italia continua a essere la destinazione preferita dagli emigranti illegali. Delle 94.505 le persone che dall’inizio del 2024 si sono imbarcate alla volta dell’Europa, 26.651 hanno raggiunto la Grecia e 29.016 la Spagna (tre quarti delle quali lungo la rotta atlantica che porta alle isole Canarie). Tutte le altre sono arrivate in Italia.

C’è inoltre un dato che andrebbe considerato con molta attenzione. Riguarda la nazionalità degli emigranti illegali. Si parla quasi solo di quelli africani: dei motivi che li inducono a partire, delle rotte di terra che percorrono, delle condizioni dei paesi da cui provengono, di quanto sia importante “aiutarli a casa loro” per dissuaderli dall’emigrare illegalmente. Tanto è vero che uno degli obiettivi del Piano Mattei ideato dall’Italia è proprio intervenire in Africa per combattere la povertà, creare occupazione, dare stabilità economica e politica agli stati e prospettive ai loro abitanti realizzando progetti finalizzati allo sviluppo. È un grosso investimento da parte dell’Italia, per iniziare 5,5 miliardi di euro, che diventa enorme considerando l’impegno finanziario assunto dall’Unione Europea grazie anche alla mediazione del governo italiano: al solo Egitto, ad esempio, 7,4 miliardi di euro a cui vanno aggiunti gli accordi firmati a luglio da aziende europee con i partner egiziani per un valore di oltre 67.7miliardi di dollari. Siccome realizzare progetti di sviluppo richiede condizioni di sicurezza adeguate, l’Italia inoltre ha insistito in ambito NATO sulla necessità di rafforzare il fronte meridionale dell’Alleanza – Medio Oriente, Nord Africa, Sahel – e ha ottenuto un impegno in tal senso durante il vertice dell’Alleanza svoltosi dal 9 all’11 luglio a Washington.

L’effetto di tanta attenzione e concentrazione di risorse finanziarie, tecnologiche e umane sull’Africa può essere anche la riduzione dell’emigrazione illegale, alla condizione peraltro tutta da verificare di una fattiva collaborazione da parte dei destinatari. Resta però da risolvere il problema di come ottenere, con che mezzi e strategie, lo stesso risultato per quanto riguarda l’emigrazione illegale dagli altri continenti, soprattutto quello asiatico. Il dato da considerare e al quale invece sembra non sia data la necessaria attenzione è la consistente percentuale di emigranti illegali provenienti dall’Asia. Erano il 30% del totale nel 2023, quest’anno superano il 40%. Il primo paese per numero di emigranti arrivati via mare dall’inizio dell’anno è il Bangladesh con 7.448 sbarchi, seguito dalla Siria con 5.478 e, in sesta posizione, dal Pakistan con 1.287. Ogni 10 emigranti sbarcati, quattro provengono da questi tre paesi. Dati i problemi di questi e di altri Stati asiatici il loro numero potrebbe ancora aumentare.