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il caso

Meloni vs Schlein: un duello tv che non è par condicio

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Alle Europee si vota con il proporzionale, quindi il duello in tv tra Meloni e Schlein vìola la par condicio perché le due leader godono di un indubbio vantaggio rispetto agli altri leader di partito. 

Editoriali 14_05_2024

C’è grande attesa per il confronto tv di giovedì 23 maggio tra Giorgia Meloni e Elly Schlein. Il fatto che lo conduca Bruno Vespa è una garanzia di imparzialità perché il più importante conduttore italiano ha da sempre gestito i duelli in tv tra i principali competitors elettorali con indiscussa professionalità e pieno rispetto delle regole. Nessun altro sarebbe probabilmente in grado di assicurare la regolarità di questo confronto.

Detto questo, però, bisogna interrogarsi se su un piano strettamente giuridico e di rispetto delle norme sulla par condicio questa iniziativa di puntare su un dibattito a due sia corretta e rispettosa della pluralità delle opzioni elettorali che si confrontano in vista del voto dell’8 e 9 giugno.

Le perplessità riguardano anzitutto il fatto che sia per le Europee che per moltissime sfide amministrative si vota con il proporzionale. Le coalizioni, dunque, non contano e ciò che rileva sono i programmi dei singoli partiti, che dovrebbero avere la possibilità di competere ad armi pari, anche mediaticamente, per conquistare la fiducia degli elettori.

Giorgia Meloni, quindi, in questa tornata elettorale è candidata e rappresenta esclusivamente Fratelli d’Italia. Elly Schlein in questo caso è candidata e rappresenta esclusivamente il Pd. Tutte le forze alleate, dell’una e dell’altra, sono impegnate a conquistare voti per se stesse e non per la coalizione, quindi Meloni e Schlein, partecipando a un duello tv in prima serata, godono di un indubbio vantaggio rispetto agli altri leader di partito che girano in lungo e in largo l’Italia o perché direttamente candidati come Antonio Tajani o per sponsorizzare i propri candidati e le proprie liste (come Giuseppe Conte e Matteo Salvini).

Sicuramente il duello in tv è un evento che contribuisce a polarizzare il voto, orientando gli elettori a stare o di qua o di là, il che penalizza tutte le altre forze in campo. Bene ha fatto, quindi, il Presidente della commissione di vigilanza Rai, Barbara Floridia a chiedere chiarimenti all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), che è peraltro fortemente impegnata a far rispettare le norme della par condicio in ambito radiotelevisivo.

In verità la presenza di Meloni nel duello tv ha un qualche ragione più plausibile, sia perché Giorgia è il capo del governo sia perché è nettamente il leader del suo schieramento. Nei sondaggi, anche quelli più cauti, Fratelli d’Italia viene dato al 26-27%, il che vuol dire molto di più della somma degli altri due partiti della coalizione (Lega e Forza Italia), accreditati di un 8-9% ciascuno.

Sul versante della sinistra, invece, la Schlein, molto attiva nelle ultime settimane, veleggia con il suo partito intorno al 20% mentre il suo rivale Giuseppe Conte, capo del Movimento Cinque Stelle, supera il 15%. La distanza tra i due non appare dunque così consistente da giustificare la disparità di visibilità: la Schlein nel salotto di Vespa, Conte trattato alla stregua delle altre forze del centrosinistra come i verdi o Azione, che lottano per raggiungere la fatidica soglia del 4% per entrare nel Parlamento europeo.

Discutibile, quindi, in una competizione sui temi europei, dove ogni forza politica corre per sé e cerca di massimizzare i consensi, dare voce solo ai due partiti più grandi numericamente. Peraltro, considerato l’alto astensionismo che c’è nel nostro Paese, la somma degli elettori di Fratelli d’Italia e del Pd rimane al di sotto del 30% degli aventi diritto nel nostro Paese, il che rende ancora meno pluralista un confronto a due.

La Rai potrebbe comunque rimediare a questo parziale tradimento del principio pluralista e far condurre a Bruno Vespa anche altri confronti tra leader, ad esempio Conte e Salvini o Renzi e Tajani, in questo modo consentendo a tutti i principali attori politici di presentare le proprie proposte elettorali per il futuro dell’Europa.

A onor del vero, il duello del 23 maggio potrebbe avere comunque il merito di invogliare la gente ad andare alle urne, risvegliando quello spirito partecipativo che è particolarmente prezioso per alimentare la vita democratica.