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LETTERA AL DIRETTORE

Melloni, l'errore dell'intellighenzia cattolica

Lo storico Alberto Melloni, a ruota libera su La Repubblica: accusa CL e San Giovanni Paolo II di aver reso "sterile" la cultura dell'Università Cattolica. Dà del fascista a Padre Gemelli, suo fondatore. Giudica "ininfluente" il ruolo della Chiesa nelle elezioni. Ma se le chiese si svuotano, lo si deve all'intellighenzia di cui fa parte Melloni.

Ecclesia 19_01_2018
Alberto Melloni

Caro direttore,

vedo che Alberto Melloni continua a scrivere, con la solita sicumera autodogmatica, su La Repubblica. Il 4 gennaio ha scritto, per evidenti motivi di politica ecclesiastica, un indegno articolo per attaccare forsennatamente la conduzione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, addebitandone l’attuale “sterilità” al connubio tra CL e San Giovanni Paolo II (per favore, qualcuno dica allo “storico” Melloni che, nel frattempo, Papa Wojtila è stato proclamato santo, visto che lo ignora). Tutto l’antistorico articolo era farcito da perentorie affermazioni, secondo le quali Padre Gemelli era indiscutibilmente “filofascista” e “antisemita”(sic!), secondo le quali “l’egemonia di CL” voluta da “Giovanni Paolo II” ha reso sterile la Cattolica (sic!), “con un danno al paese incalcolabile”(sic!); secondo le quali quell’egemonia avrebbe prodotto “incultura”, “risentimento”, “disprezzo”, “disintermediazione” (sempre sic!). La cosa più esilarante viene raggiunta da Melloni quando osa scrivere che quell’egemonia avrebbe prodotto lo “sdoganamento del turpiloquio che è sempre fascista” (SIC!). Al di là di tutte le sciocchezze scritte, gravi per chi si definisce storico, Melloni, comunque, certifica la sterilità della cultura cattolica.

Il 15 gennaio Melloni ha scritto un altro articolo intitolato Le elezioni nel disinteresse della Chiesa, che inizia così: “Chi pensa che la Chiesa sposti voti, sbaglia”. E poco oltre si legge: “La realtà è che in un Paese sfarinato il cattolicesimo si avvicina a questa campagna sfarinato”. In pratica, Melloni, anche in questo articolo, certifica, secondo i suoi criteri, la insignificanza pubblica della Chiesa italiana, i cui “vescovi aspettano”, senza nulla proporre di fatto. Quindi, in due articoli scritti a distanza di dieci giorni, Melloni dice che la fonte della cultura cattolica in Italia è sterile, perché non produce più “riserve” utili alla politica del nostro Paese, e che la presenza della Chiesa è praticamente insignificante e ininfluente.

Caro direttore, se così stanno le cose secondo Melloni, egli si dimentica di ricordare che se la Chiesa, oggi, è diventata poco significativa per il nostro popolo, ciò è dovuto proprio al fatto che la stragrande maggioranza del cattolicesimo italiano ha seguito, e non capisco perché, proprio le tesi sostenute dalla c.d. scuola di Bologna, che ha insistito in modo ossessivo nel sottolineare, in ogni occasione, il ruolo eminentemente di “mediazione” dei cattolici, polemizzando appena possibile con chi si stava impegnando, con grandi sacrifici e nell’ostilità di tante autorità, nell’assicurare la presenza di comunità cristiane in ogni ambiente umano: scuola, università, lavoro, famiglia. E’ proprio in forza di questa sottolineatura della “mediazione” che l’intellighenzia cattolica italiana ha finito con l’influenzare talmente anche le autorità ecclesiastiche che ora, dopo tanti anni di lezioni errate, esse, troppo spesso, non sono più in grado di dire cose incisive e nuove per la nostra società, tali da indurre il popolo cattolico ad un impegno libero e costruttivo.

Oggi la cultura cattolica sta andando alla ruota della modo di pensare della cultura dominante, soprattutto di sinistra. In questo contesto, è ora di dire che il mondo cattolico italiano non ha seguito il grande pontificato di San Giovanni Paolo II (tranne forse che negli ultimi anni quando faceva tenerezza il suo stato di salute) ed ha guardato con molta riluttanza all’insegnamento straordinario di Benedetto XVI. Il richiamo straordinario di questi due pontefici (peraltro non contraddetto da Francesco) alla valenza feconda e gioiosa dell’identità cristiana non ha avuto la dovuta attenzione, con il risultato che una identità annacquata non sa più cosa dire. La “sterilità” di cui scrive Melloni è stata causata dalla riduzione dell’identità cristiana a puro servizio di mediazione, mentre il nostro compito, secondo il Vangelo, è quello di annunciare la presenza di Cristo, nato, morto e risorto per salvare ciascuno di noi, cioè per comunicarci il criterio “nuovo” con cui vivere ogni aspetto della vita.

Spero che i cattolici italiani si accorgano in fretta degli errori commessi in passato, anche perché, nel frattempo, le chiese si stanno svuotando e le vocazioni sono al minimo. Ma all’intellighenzia cattolica pare che ciò non importi.