Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Federico di Utrecht a cura di Ermes Dovico

VECCHI TEOLOGI

Matthew Fox, la stecca di un vecchio trombone

Il Corriere rilancia il teologo americano Matthew Fox presentando come nuovo un cattolicesimo di 30 anni fa.

Attualità 17_02_2011
Fox Campo de' Fiori, a Roma, ne ha viste di tutti i colori, dai massoni ai satanisti. Chiunque voglia sfogare il suo odio contro la Chiesa Cattolica da oltre cento anni si dà appuntamento sul luogo del rogo di Giordano Bruno (1548-1600), spesso spacciando per scientifico e razionalista il suo pensiero intriso di magia. Stamattina, 17 febbraio, a Campo de' Fiori è sbarcato il teologo anti-Benedetto XVI Vito Mancuso per presentare una nuova collana editoriale che si chiama, appunto, "Campo dei Fiori", e che si apre con la traduzione italiana, "In principio era la gioia", del vecchio libro di Matthew Fox "Original Blessing", uscito negli Stati Uniti nel 1983.

Considerato lo scarso successo della sua teologia - molto apprezzata, però, da "Repubblica" - nel mondo cattolico italiano Mancuso, comprensibilmente, "vo' fa' l'americano", come cantava una vecchia canzone. Ma ci spaccia come ultima novità un cattolicesimo americano di trent'anni fa.

Compiacente, il "Corriere della Sera" del 17 febbraio dedica a un'intervista con Matthew Fox una pagina intera, dove il teologo americano ci spiega che Giovanni Paolo II (1920-2005) e Benedetto XVI sono "scismatici" rispetto al Concilio Vaticano II e alla parte migliore della Chiesa, e che l'attuale Pontefice farà la fine di Mubarak, abbattuto dalla piazza cattolico-progressista, dai gay e dalle femministe. Con poca modestia, Fox si paragona addirittura a Martin Lutero (1483-1546) e una fotografia lo raffigura mentre affigge anche lui le sue tesi sul portone della cattedrale di Wittenberg.

Qualcuno dovrebbe spiegare al "Corriere" che Fox negli Stati Uniti non si porta più da almeno vent'anni. Oggi, se si chiede all'americano medio chi sia Matthew Fox, nessuno pensa al teologo e tutti all'omonimo attore protagonista della serie televisiva "Lost".

Certo, negli anni 1970 e 1980 non era così. Che molti giovani americani inneggiassero al 1968 - in America si parlava di "the Sixties" -, alla liberazione sessuale e al "vietato vietare" non era una gran notizia. Ma colpiva che con loro si schierasse un sacerdote domenicano che si era reso noto studiando la filosofia tomista e godeva  apparentemente della fiducia dei suoi superiori. Con i capelli lunghi, e - a credere ai giornali americani - anche una vita privata piuttosto allegra, il domenicano aveva tutto per piacere ai grandi media.

Ho conosciuto Matthew Fox nel 1990 a un congresso. Mi colpì, in un padre domenicano, la vanteria secondo cui non aveva mai confessato nessuno in vita sua. In questa apparente follia c'era, come si dice in inglese, una logica. La chiave della teologia di Fox è infatti la negazione dell'idea del peccato originale, e del peccato in genere. Ancora al "Corriere della Sera" Fox ripete che l'idea del peccato non sarebbe biblica, e che Gesù Cristo non l'avrebbe mai insegnata. Se non c'è il peccato, naturalmente, non serve la confessione e neppure la Redenzione: Gesù Cristo è solo una specie di sciamano, e Fox infatti ha sempre frequentato più volentieri sciamani nativo-americani e streghe della neo-stregoneria detta Wicca che non colleghi preti cattolici.

Incontrai di nuovo Matthew Fox una decina di anni dopo e lo trovai molto invecchiato e intristito. Alcune delle sue iniziative editoriali e culturali erano vicine al fallimento economico. Fox non capiva perché, ma aveva trascurato un elemento fondamentale. Nel 1993, dopo la censura della Congregazione per la Dottrina della Fede e l'allontanamento dai Domenicani, aveva lasciato la Chiesa Cattolica ed era diventato pastore degli episcopaliani, la branca statunitense e ultra-progressista degli anglicani. Ora, un padre domenicano che inneggiava alla rivoluzione sessuale e negava il peccato originale faceva notizia. Tra i pastori anglicani quelli con posizioni simili si vendono a un tanto alla dozzina.

In calo di popolarità negli Stati Uniti - dove del resto la Chiesa Cattolica non è più quella degli anni 1980, e i cattolici fedeli al Papa sono ormai maggioranza (molti degli altri sono da tempo andati via) -, alla bella età di settantuno anni, il vecchio ex-domenicano sessantottino è rilanciato ora in Italia da Mancuso per fini che sembrano molto italiani. Fox, più che fare paura alla Chiesa, oggi mette tristezza. Trent'anni fa era un giovane teologo in carriera. Oggi è solo un vecchio ex frate fricchettone cui nessuno osa dire che il Sessantotto è finito.