"Matrimonio" gay, un sondaggio per orientare l'opinione
Il Corriere della Sera pubblica a tutta pagina un sondaggio: il 78% si schiera a favore dei nuovi diritti delle coppie gay. C'è dunque una svolta anche fra cattolici e centrodestra? Non sembra. Semmai sono le domande del sondaggio ad essere tendenziose.
Che il paramatrimonio fra persone dello stesso sesso sia diventata la priorità nazionale – altro che crisi economica o l’immigrazione! – era attestato fino a ieri dalla intensificazione dei lavori parlamentari, dalla moltiplicazione delle sentenze, dalla Corte costituzionale in giù, della ripetizione dei gay pride, dall’alluvione di interviste pro da parte di leader politici di ogni colore. Da ieri il cerchio è chiuso: la stragrande maggioranza degli italiani è a favore! Sul Corriere della Sera, una intera pagina dedicata è al tema, aperta dal titolo: "Coppie gay, svolta di cattolici e centrodestra". Il 78% degli italiani si schiera per i diritti. Quasi a dire: poveri trogloditi che ancora ponete problemi e avanzate riserve, rassegnatevi! Non ci sono solo il progresso e la storia, adesso c’è anche il popolo (comprensivo di cattolici e di centrodestra) …
È vero che talora il titolo esaurisce la lettura dell’articolo; ma se qualcuno, avendo il maggior tempo a disposizione che regala la domenica, prova a leggere il quesito posto ai destinatari del sondaggio – il cui esito è 64% molto d’accordo e 14% abbastanza d’accordo – si imbatte nel seguente: “alcune forze politiche propongono che le coppie omosessuali abbiano gli stessi diritti delle coppie etero, ad esempio l’eredità e l’assistenza in ospedale. Lei è d’accordo?”. E no, così non vale. E non vale per due ragioni: la prima è che, come emerge con chiarezza dal testo-base depositato il 2 luglio dalla relatrice in Commissione Giustizia al Senato, in esso non ci si limita a parlare di eredità e di assistenza in ospedale. Come si è avuto modo di scrivere su queste colonne, si equiparano nella sostanza le unioni fra persone omosessuali e il matrimonio; da quanto prevede l’articolo 3 – “ad ogni effetto, all’unione civile si applicano tutte le disposizioni di legge previste per il matrimonio” – alla scelta del cognome comune di cui all’articolo 2, fino alla disposizione conclusiva, quella dell’articolo 7: il governo è delegato ad attuare la riforma tenendo conto che “in materia di ordinamento dello stato civile (..,) gli atti di unione civile tra persone dello stesso sesso siano conservati dall’ufficiale dello stato civile insieme a quelli del matrimonio”. Dunque, la domanda corretta del sondaggista avrebbe dovuto essere: sei favorevole a che il regime del matrimonio sia esteso quasi per intero alle unioni civili?
Ma vi è una seconda ragione. Gli esempi che accompagnano il quesito del sondaggio sono l’eredità e l’assistenza in ospedale. Chiedo al prof. Pagnoncelli: e che cosa impedisce a una persona omosessuale di disporre la destinazione dell’eredità al proprio partner? Certo, resta salva la quota della legittima; ma se è così, la domanda non andava riferita genericamente all’eredità, bensì alla legittima: provi a riformulare l’interrogativo col semplice cambio di un vocabolo, e poi ci racconta come finisce… Chi preclude l’assistenza in ospedale? Potrei conoscere un articolo o un comma di una legge nazionale o regionale, un pezzo di decreto ministeriale, un brandello di circolare di Asl, che contenga il corrispondente divieto? Il Corriere della Sera può indicare un solo caso di accesso impedito a un policlinico o a una casa di cura? Per non dire che la legge italiana valorizza a tal punto il legame non matrimoniale fra persone di diverso o dello stesso sesso da permettere al partner, nell’impossibilità del paziente, di manifestare il consenso a un intervento di trapianto di organo: e qualcuno vuole convincere che la volontà del partner pesa a tal punto per quello che è l’atto medico più invasivo, e poi non avrebbero alcun rilievo per stare accanto al compagno in una stanza di ospedale? Stiamo impazzendo?
Le due domande che contano sono riportate con minore rilievo: a proposito delle nozze civili per coppie gay, la contrarietà è al 60% quanto al matrimonio, e ciò vuol dire che la sostanza del testo Cirinnà è bocciata; sulle adozioni da parte delle coppie omosessuali, i contrari salgono al 71%. Peccato che tutto ciò non sia nel titolo, né nel richiamo in prima pagina. A riprova che i sondaggi sono di due tipi: quelli che registrano l’opinione e quelli che puntano a orientarla e a condizionarla. Secondo voi, in quale dei due si incasella quello del Corriere di ieri?