Massimo Teodori e gli "inganni clericali"
Un pamphlet dello studioso paventa
un pericolo fondamentalista per l'Italia
di oggi e rimpiange i "laicisti di una volta". In ogni caso sbaglia.
Un singolare pamphlet di Massimo Teodori [nella foto], Risorgimento laico. Gli inganni clericali sull’unità d’Italia, (Rubbettino, Soveria Mannelli [Catanzaro] 2011), irrompe nelle librerie italiane quasi al termine del 150° anniversario dell’unificazione per lanciare l’allarme: il fondamentalismo sta impadronendosi del Paese perché abbiamo perduto lo spirito laico (nel senso di laicista) che aveva illuminato questi 150 anni grazie alla testimonianza di alcuni nobili compatrioti. Le cose stanno proprio così per lo storico e saggista, già parlamentare radicale, e per non fargli torto riporto testualmente le sue conclusive parole: «Dobbiamo, dunque, ritenere che lo spirito laico risorgimentale, in mancanza di significativi interpreti politici, è definitivamente scomparso? Se così fosse, la nostra civiltà entrerebbe nel tunnel oscuro del fondamentalismo».
La tesi che accompagna il piccolo libro di Teodori si potrebbe riassumere con una sintetica battuta: "non ci sono più i laicisti di una volta". E così l’autore passa in rassegna i 150 anni che ci stanno alle spalle, rievocando le figure più rappresentative di questo filone, che avrebbe caratterizzato e segnato la storia nazionale. Fra questi padri nobili della nazione vi sono esponenti della Destra storica, da Marco Minghetti allo stesso conte di Cavour, così come della Sinistra, da Pasquale Stanislao Mancini ad Agostino Depretis, dalla destra liberale alla sinistra giurisdizionalista, che vuole un maggiore intervento dello Stato anche nella vita religiosa della nazione. Teodori ricorda l’importante funzione svolta dalla massoneria in questo secolo e mezzo, e ne celebra un uomo-simbolo, il sindaco di Roma, dal 1906 al 1913, Ernesto Nathan, che fu anche ripetutamente Gran Maestro della massoneria. Ma non dimentica il contributo al laicismo offerto dagli intellettuali, come Benedetto Croce, Francesco Ruffini e Giovanni Amendola, ai quali dedica un capitolo.
Ma il libro comincia e si conclude con l’ammonimento già ricordato: i clericali, cioè i cattolici fondamentalisti sono in agguato e mai come in quest’ultimo ventennio berlusconiano la Gerarchia sta condizionando lo Stato, con un’ingerenza preoccupante e pericolosa.
Siccome non mi piace sottovalutare nessuno, né fare della polemica sciocca, prendo sul serio il pamphlet di Teodori, anche se risulta difficile vedere un pericolo fondamentalista in queste ore in cui gli italiani mi sembrano preoccupati di ben altre cose. Ma chissà che cosa Teodori pensa che sia il fondamentalismo.
C’è qualcosa di vero in ogni cosa e così anche nella ricostruzione storica di Teodori, confermata dai documenti che ha scelto per completare il suo libro, e che testimoniano la volontà di esaltare il laicismo (anche quando assume i connotati apparentemente neutrali del cosiddetto patriottismo costituzionale) della storia italiana da parte degli esponenti di cui vengono riportati alcuni documenti, da Cavour al Presidente Napolitano, del quale viene riprodotto il testo dell’intervento del 17 marzo 2011, alla Seduta comune del Parlamento per l’apertura delle celebrazioni. C’è stato un consapevole disegno laicista in questi ultimi 150 anni - così appare dalla ricostruzione di Teodori - operato da forze culturali come la massoneria, ma anche da altre realtà, da singoli uomini politici e da intellettuali, al quale si è opposta sostanzialmente soltanto la Chiesa cattolica. Questo conflitto è parte significativa e ineliminabile della storia italiana, così come lo ricorda anche il Pontefice Benedetto XVI nel Messaggio al Presidente della Repubblica dello stesso 17 marzo.
Di fronte a questo conflitto la Chiesa prima ha reagito organizzando il Paese reale contro quello legale, con l’Opera dei Congressi (1874-1904), poi ha concorso alla guida politica del Paese partecipando alla vita politica attraverso unioni elettorali e poi con i partiti, il Ppi e la Dc. Infine ha guidato il Paese, dopo la Seconda guerra mondiale, anche se con una classe politica inadeguata e spesso succube della cultura avversa. Oggi, dopo il discorso di Giovanni Paolo II a Loreto nel 1985 ai cattolici italiani e dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989, la Chiesa si propone come forza culturale che promuove una seconda evangelizzazione, che cerca di penetrare nel corpo della società affinché si converta, cioè cambi direzione, si orienti altrimenti, e trovi finalmente la verità che salva e pacifica. Una forza culturale che vuole contribuire a risolvere i non piccoli drammi che colpiscono oggi l’Italia e il mondo.
Ecco perché la presenza del segretario di Stato card. Tarcisio Bertone a Porta Pia il 20 settembre 2010, le parole del Papa già ricordate e quelle del Presidente della Cei card. Angelo Bagnasco in Santa Maria Maggiore il 26 maggio scorso non sono né una ingerenza né una rinuncia, ma semplicemente sono l’offerta al Paese dell’unico collante in grado di tenerlo ancora insieme. Questa, almeno è la speranza di chi conosce l’origine delle radici dalle quali il "bel Paese" proviene.