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PARIGI

«Massacri in Siria», i siriani in Francia denunciano il regime

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Manifestazione a Parigi della comunità alawita, mentre i cristiani della diaspora testimoniano il clima di terrore che i loro fratelli vivono in patria, costretti anche a forti limitazioni dei riti della Settimana Santa.

Esteri 18_04_2025

DA PARIGI. Dopo l'ondata di massacri perpetrati in Siria negli ultimi mesi a danno della popolazione civile ed in particolare delle minoranze religiose, le comunità siriane della diaspora si stanno impegnando a chiedere giustizia per chi è stato colpito e a soccorrere i superstiti. La Nuova Bussola Quotidiana riferisce su alcune iniziative in questo senso che sono state lanciate recentemente a Parigi.

Sabato 12 aprile alcune decine di persone appartenenti alla comunità siriana si sono radunate davanti al Palazzo di giustizia di Parigi per protestare contro i massacri in corso in Siria e commemorare le vittime degli ultimi mesi di attacchi cruenti. L'iniziativa, che ha visto la partecipazione di esponenti di tutte le confessioni religiose presenti sul territorio siriano, è del Collettivo franco-alawita, un' associazione  nata in seno alla comunità alawita residente in Francia a tutela dei sopravvissuti alle violenze. Contestualmente, il Collettivo ha presentato al Pubblico Ministero di Parigi, che ha accettato di riceverla, una denuncia contro il governo siriano nella persona dell'autonominatosi presidente Al Sharaa e dei suoi ministri. Le accuse: genocidio, pulizia etnica e crimini contro l'umanità commessi contro la popolazione siriana, ed in particolare contro la comunuità alawita, tra il dicembre 2024 e marzo 2025. Chiamate in causa anche la venticinquesima divisione del «nuovo esercito siriano», le forze dell'ordine e le milizie filogovernative, accusate di aver «deliberatamente aperto il fuoco contro civili alawiti, oltre che sunniti e cristiani».

Secondo il Collettivo l'attacco, che ha portato alla morte di migliaia di civili, tra cui donne, bambini e anziani, a torture, mutilazioni e profanazioni di cadaveri, è stato ordinato espressamente da al Sharaa, che ha chiamato alla mobilitazione generale contro gli alawiti e non ha impedito in nessun modo le brutalità delle milizie. Mentre l'esatto numero delle vittime resta difficile da documentare, a causa del gran numero di persone rapite o gettate nelle fosse comuni, secondo le stime circa trentamila civili si sono rifugiati nelle foreste e nel vicino Libano, mentre altri diecimila hanno trovato riparo nella base aerea russa di Hmeimim. Durante la manifestazione al Palazzo di giustizia un'altra neonata associazione umanitaria, Shams Ugarit, ha promosso una raccolta fondi per le famiglie vittime delle violenze, in primis per i bambini rimasti orfani. «In arabo Shams significa sole, e Ugarit è l'antichissima città sulla costa siriana dove è stato scoperto il primo alfabeto al mondo», spiega S., uno dei giovani fondatori dell'associazione. «Abbiamo scelto questo nome come simbolo di speranza per gli abitanti della regione costiera, per la maggior parte alawiti - prosegue -. Intendiamo anche promuovere in Europa la cultura alawita, che è antichissima e allo stesso tempo laica e lontana da fondamentalismi religiosi di ogni tipo: per questo è ben integrata ovunque». Chiediamo a S. come stanno andando le cose in Siria in questo momento, passata la grande ondata di massacri del mese di marzo: «In Siria continuano le uccisioni, i rapimenti, gli arresti senza motivo; la gente ha paura perché nessuno la protegge, e i nostri genitori sono alla mercé dei terroristi».

La più grande comunità alawita fuori dalla Siria è in Germania, dove vive stabilmente quasi un milione di siriani, di cui più di centomila nati sul suolo tedesco; in Francia i rifugiati siriani censiti sono quasi cinquantamila, oltre a coloro che negli anni sono arrivati nel Paese senza usufruire dello status di rifugiato. Eppure, solo poche decine di persone hanno partecipato alla manifestazione al Palazzo di giustizia. Chiediamo a S. un'opinione sulla scarsa adesione all'iniziativa. "Anche qui in Francia non siamo al sicuro: riceviamo minacce ogni giorno" risponde. "La prego anzi di non citare il mio nome né quello dei miei amici". In Francia vivono circa sei milioni di musulmani provenienti da vari Paesi, nell'ordine da Algeria, Marocco, Tunisia, poi Africa Subsahariana, Turchia e Medioriente. Non è un mistero che l’unione delle organizzazioni islamiche di  Francia, conosciuta come Musulmans de France, sia vicina ai Fratelli musulmani ed ad altre organizzazioni fondamentaliste consimili. Pare che i siriani d'Oltralpe stiano subendo in misura minore ciò che i connazionali soffrono in madrepatria; ciò getta un'ulteriore ombra sinistra sulle cellule di jihad islamica presenti da anni in territorio francese.

La domenica delle Palme la comunità siriaco cattolica si è radunata per la funzione solenne presso la parrocchia di Sant'Efrem il Siro, nel Quartiere Latino, non lontano dalla cattedrale di Notre-Dame (nella foto, a destra). La chiesa siriaco cattolica d’Antiochia, cui appartiene la parrocchia, è una delle antichissime Chiese di rito orientale in comunione con Roma presenti in Siria; dopo secoli di persecuzioni, solo centocinquantamila fedeli sopravvivono in tutto il mondo, circa cinquantacinquemila dei quali in diaspora, il resto divisi tra Iraq, Libano e Siria. Il parroco di Sant'Efrem, Padre Pierre al Nader, siriano di Homs, sottolinea il calo numerico dei cristiani nella Siria attuale: «Prima della guerra civile del 2011 in Siria c'erano circa due milioni di cristiani di tutte le denominazioni; al momento ce ne sono a malapena trecentomila, ma il numero continua a diminuire ogni giorno: soprattutto nei villaggi, chi è stato risparmiato dalle milizie fugge all'estero per timore di essere la prossima vittima. Chi invece non può emigrare vive chiuso in casa nel timore continuo che i miliziani bussino alla sua porta».

Chiediamo a Padre Pierre come vivono i cristiani in Siria questi giorni che precedono la Pasqua: «C'è molta paura, terrore anzi. Il governo ha vietato la celebrazione all'aperto dei riti della Settimana Santa; sarà possibile celebrare solo all'interno delle chiese». In Francia, dove la libertà di culto è ancora presente, la comunità di Padre Pierre può celebrare solennemente l'entrata di Gesù a Gerusalemme davanti alla chiesa. Dopo la Messa, la distribuzione dei tradizionali pani gialli benedetti e le foto ricordo rafforzano il senso di appartenenza alla comunità. Anche alcuni francesi hanno preso parte alla celebrazione: perché amano il rito orientale, come Maxim, cinquantenne francese di origini italiane, o perché, come Gregoire e sua nonna, hanno trovato una famiglia tra i siriani di Parigi.

Con il pensiero rivolto alle famiglie e agli amici rimasti in Madrepatria, le varie comunità siriane della diaspora cercano dunque di preservare le loro tradizioni e lottano per non essere cancellate dalla faccia della Terra. Frattanto, all'inizio di aprile anche Amnesty International, l'ONG che stila ogni anno il rapporto sui diritti umani nel mondo, sembra aver preso atto dei massacri che stanno insanguinando la Siria ed ha chiesto al governo siriano spiegazioni sull'accaduto. L'auspicio è che sempre più istituzioni affianchino la popolazione siriana nella ricerca di verità e giustizia prima che la rete fondamentalista faccia altre vittime, in Siria e nel resto del mondo.