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Mascherine e paracetamolo inefficaci: verità in Parlamento

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Nell'ultima Commissione Covid il dottor Donzelli ha portato prove dell'inefficacia del paracetamolo e dell'uso indiscriminato delle mascherine. Verità mai dette in Parlamento. Ma rifiutate dai Cinque Stelle, che gli hanno replicato con insinuazioni.  

Editoriali 04_11_2024

Quando la politica degli slogan incontra la scienza delle prove, la politica si arrampica sugli specchi e insinua. Nel corso dell’ultima seduta della Commissione bicamerale covid si è assistito ad un esemplificativo dibattito che mostra chiaramente quello che è successo in Italia nel corso della pandemia: uno scienziato porta dei dati e un politico che gli ribatte con le granitiche certezze assimilate da anni e anni di propaganda.

L’audizione che si è svolta la scorsa settimana e che ha visto protagonista il dottor Alberto Donzelli (QUI il video dell'audizion), in rappresentanza della Fonazione Allineare Salute e soprattutto il suo dibattito con il deputato pentastellato Alfonso Colucci, considerato l’uomo ombra di Giuseppe Conte, ne è un esempio. Anzi, la seduta di martedì 29 ottobre è stata importante perché, forse per la prima volta, i parlamentari hanno potuto conoscere la verità in casa loro direttamente da un esponente di quella scienza che tanto avevano magnificato al tempo della pandemia.

L’intervento di Donzelli, prove alla mano, ha riguardato due aspetti importantissimi della gestione della pandemia da parte del Governo: l’inefficacia delle mascherine e quella del paracetamolo, il noto principio attivo dell’ormai celebre protocollo Tachipirina e vigile attesa.

Nonostante i pochi minuti a disposizione, Donzelli è comunque riuscito ad affermare due principi che in Parlamento si sono purtroppo sentiti poco in questi anni. Il primo è che l’uso indiscriminato delle mascherine, totalizzante nello spazio e nel tempo, alla prova dei fatti si è rivelato controproducente se non pericoloso per gli stessi malati Covid. Il secondo è che l’utilizzo quasi esclusivo del paracetamolo negli interventi di prima cura della Covid si è rivelato dannoso.

«Si tratta di due errori chiave non sufficientemente compresi», ha spiegato Donzelli.

Circa le mascherine, il dottore ha detto che «per interrompere la diffusione dei virus respiratori ci sono circostanze in cui le mascherine sono utili e altre in cui sono dannose» E ha citato numerosi studi, tra cui quello di Tom Jefferson, «gigante dell’epidemiologia che ha pubblicato la revisione su ben 68 studi randomizzati e controllati».

Il motivo è questo: «Ci sono prove indirette di re-inalazioni virali. L’agenzia di Bolzano ha misurato che se le persone stavano sedute re-inalavano a ogni re-inspirazione l’1% di CO2 che avevano respirato, mentre con le mascherine chirurgiche re-inalavano dal 9 al 10% di quello che esalavano. La CO2 è molto più piccola di un virus, per cui quel 10% di re-inalazione della propria esalazione è come minimo della stessa dimensione se non di più nei virus e questo è stato un grosso problema».

Donzelli ha spiegato che l’uso corretto delle mascherine doveva anzitutto escludere proprio i contagiati e i sintomatici, i quali avevano bisogno di esalare in stanze con le finestre aperte con ricambio d’aria e respirare liberamente senza mascherine». Quindi la mascherina poteva avere un senso se si era in presenza di un contagiato, ma solo se vicino, mentre non aveva alcun senso all’aria aperta o in luoghi di sufficiente distanziamento».

Donzelli ha citato poi uno studio danese effettuato su 6.000 pazienti dove ad avere la peggio sono stati proprio coloro che utilizzavano sempre la mascherina: «Perché chi è ammalato, se tiene la mascherina si sta reinfettando e sta aumentando la sua carica virale oppure può essere in una fase di sviluppo di microbi e si aggrava con la mascherina fino a diventare sintomatico».

Quindi un criterio oggettivo per affrontare il tema delle mascherine sarebbe stato quello di farle usare a chi si trovava nelle strette vicinanze di chi fosse sintomatico, ad esempio i medici e i sanitari o i famigliari, ma non doveva esserci questo uso indiscriminato - e paranoico - che ci ha visto obbligati a tenere la mascherina anche in auto da soli o in aperta campagna o addirittura in spiaggia.

Per quanto riguarda l’uso del paracetamolo, Donzelli ha citato lo studio di Lancet «in cui si vede chiaramente che il paracetamolo è stato un disastro in confronto agli altri sintomatici di primo intervento. È incredibile che sia stato raccomandato come sintomatico di prima linea perché il paracetamolo, oltre a inibire la febbre, che invece è importantissima, ha questo effetto di svuotare le riserve di glutatione dell’organismo che è un antiossidante e che è prezioso per contrastare i radicali liberi».

Si tratta in entrambi i casi, sia per le mascherine che per il paracetamolo, di verità che la libera informazione e l’anti mainstream hanno sempre sostenuto, non trovando mai, però, nessuna sponda nel mondo politico, che è sempre andato al traino di un incoercibile ipse dixit.

E proprio l’ipse dixit è risultato essere il metodo con il quale Colucci ha cercato di ribattere a Donzelli: l’esponente dei Cinque Stelle, nel suo ruolo di “avvocato del diavolo” in assenza, e su mandato, dello stesso Conte, ha cercato di ribattere a Donzelli citando Oms, Aifa e Ministero della Salute. Donzelli ha replicato dicendo: «Vi ho mostrato le prove di tutti gli studi randomizzati controllati non di un ipse dixit qualsiasi».

Un ipse dixit a cui l’opinione pubblica si è abbeverata nel corso della pandemia. Donzelli ha ricordato ad esempio uno scambio tra Walter Ricciardi e il conduttore Giovanni Floris per dire che «bisogna tappare i malati con la mascherina». «Invece era vero l’esatto contrario», ha ribadito Donzelli «perché per il malato la mascherina è assolutamente controproducente». Colucci non ha potuto far altro che replicare dicendo di non aver notizie di queste «ipotesi», a quel punto Donzelli gli ha ribattuto: «Nel mondo scientifico si fa così: mi trovi degli studi altamente qualificati come quelli che ho citato e che affermino il contrario e poi sarò lieto di discuterne».

L’ultima parola di Colucci, però, è parsa un inutile affronto: «Grazie, ma rimango convinto che la terra non sia piatta», insinuando e offendendo Donzelli, qualificandolo come un venditore di fumo. Un comportamento non solo irrispettoso di uno studioso di medicina, ma che mostra chiaramente che ai Cinque Stelle non interessa la verità, ma soltanto difendere l’operato di Conte durante la pandemia, costi quel che costi. Anche pena lo scadere nel ridicolo e nell'insinuazione.

Come ha più volte spiegato il presidente Marco Lisei, la Commissione è un luogo di indagine in cui i politici fanno domande agli auditi che sono esperti, oppure testimoni, o ancora vittime. Non è uno sterile luogo di dibattito con metodi da talk show. Quei metodi nei quali, evidentemente, politici come Colucci si sentono a loro agio, forse perché urlare sguaiatamente proclami è più semplice che sedersi e ascoltare chi ha qualcosa da dire. 



INTERVISTA

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il caso

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COVID

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Cure a casa: tanti veti, restano Tachipirina e vigile attesa

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INTERVISTA A MANERA

“Covid, il paracetamolo un passo indietro. Serve la prevenzione”

21_11_2020 Luisella Scrosati

«Usare solo il paracetamolo contro il Covid è un clamoroso errore perché il problema non è la febbre, a meno che non resti elevata per molto tempo, bensì l’infiammazione». «Tutti i pazienti che hanno seguito le mie indicazioni, e su cui ho praticato una medicina di prevenzione e antinfiammatoria, non hanno avuto complicazioni». La Nuova Bussola intervista il dottor Stefano Manera, anestesista-rianimatore.

LO STUDIO

Paracetamolo addio: contro il Covid anche la scienza dice No

22_04_2022 Paolo Gulisano

Uno studio indiano sul trattamento precoce del Covid compara paracetamolo e indometacina. Il risultato è scontato ed è quello ampiamente testimoniato dai medici curanti: l'antinfiammatorio non sviluppa desaturazione. Il tempo della “Tachipirina e vigile attesa” è definitivamente terminato. I No Drugs devono rassegnarsi: le cure ci sono già e dato che col Covid dovremo convivere ancora per un po' sarà bene cambiare i protocolli di cura. 

SE QUESTI SONO I MEDICI

Delirio dei ginecologi: "Fate sesso, ma in mascherina"

19_10_2020 Paolo Gulisano

Dall'Ordine dei Medici del Veneto è venuto un appello: “Fatelo indossando la mascherina”. Tra i vari consigli dispensati anche in altre pubblicazioni si possono leggere indicazioni grottesche. Se questo è il livello della classe medica fidarsi diventa difficile. Ma soprattutto più il sesso viene privato della tenerezza e ridotto a pratica genitale più il desiderio cala (vedi i numeri).