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VIRTU' EROICHE

Marthe che sta sulle porte dell'inferno a salvare le anime

Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare i decreti sulle virtù eroiche di otto servi di Dio. Fra questi, la mistica Marthe Robin, nata nel 1902 e salita al Cielo nel 1981. La Robin dall'età di 26 anni si trovò praticamente paralizzata, impossibilitata anche a deglutire.

Famiglia 11_11_2014
Marthe Robin

Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare i decreti sulle virtù eroiche di otto servi di Dio. Fra questi anche la mistica francese Marthe Robin, nata nel 1902 e salita al Cielo nel 1981. La Robin dall'età di 26 anni si trovò praticamente paralizzata, fino al punto di essere impossibilitata anche a deglutire. Ebbene, per ben 53 anni non assunse nessun tipo di cibo, né liquidi, tranne poche gocce di acqua che le bagnavano le labbra e tranne l'Eucaristia. L'Ostia non potendo essere normalmente deglutita veniva da lei come aspirata. Per comprendere fino in fondo la straordinarietà assoluta della vita della Robin si può aggiungere che non dormì mai, pur restando sempre vigile e attiva con il pensiero. Inoltre visse nel corpo e nello spirito la Passione di Gesù.

Roger Chateauneau, giornalista francese scettico sul caso Robin, dovette scrivere su Paris-Match del febbraio 1981: «Neanche un regista arriverebbe a mettere in piedi un simile scenario, la cui forza di convinzione risposa sulla povertà assoluta di mezzi e la legge del silenzio». A Marthe Robin l'eucaristia veniva portata una volta la settimana, il mercoledì. Il suo desiderio era grande: «Sta per donarsi a me Colui che guarisce, consola, solleva, benedice», diceva di primo mattino. Interrogata da Jean Guitton, celebre filosofo francese che con la Robin ebbe un’intensa frequentazione, Marthe dava queste ragioni rispetto al suo nutrirsi della sola Ostia Santa: «Non mi nutro che di questo. Mi bagnano la bocca e non posso inghiottire. L'ostia passa in me non so come. Allora mi procura un’impressione che mi è impossibile descrivervi. Non è il nutrimento normale, è diverso. Una vita nuova entra in me. Gesù è in tutto il mio corpo, come se io resuscitassi».

Nel “Ritratto di Marthe Robin” scritto dal filosofo francese emergono alcuni scambi che riguardano anche la vita della Chiesa. Erano gli anni del Concilio Vaticano II che Guitton aveva frequentato come uditore laico, grazie alla speciale amicizia che lo legava al Beato Paolo VI. «Io mi offro senza posa per questo Concilio. Io», disse la Robin, «ho paura che nel mondo la fede sia in calo». In particolare si domandava se «dopo questo concilio non vedremo crescere la fede nel mondo e calare la fede in Dio. Io non sento più parlare della sofferenza, del peccato. Del dolore non si parla più. Questo non esclude che ci sia. E il peccato, non si può escludere che esiste. E il purgatorio? Bisognerà passare di là». D’altra parte, lo stesso Guitton nelle pagine sulla mistica francese aveva citato proprio alcuni teologi che manifestavano dubbi sul libro stesso, in quanto «non conforme allo spirito del Vaticano II». Perché il Concilio, secondo questi teologi citati da Guitton, avrebbe «ristretto il campo del meraviglioso», rimpiazzando «la paura dell’inferno con l’amore misericordioso». «Al che», scrive Guitton, «io ho risposto che il Concilio (al quale ho assistito) non ha mai eliminato i testi del Vangelo dove si designa il “fuoco eterno”, dove interviene Satana, dove il Giudizio si annuncia, dove l’idea di una sostituzione redentrice dell’innocente al peccatore per riscattare il popolo, rimane il fondo del dramma». Sapendo dell’amicizia di Guitton con Paolo VI, la Robin chiederà di consigliare il Papa «di essere forte. Ah, se potesse dirci, dopo il Concilio verità fondamentali, quelle di cui abbiamo più bisogno. Se voi lo vedete ditegli che sono sempre con lui. E ditegli soprattutto che io comprendo le sue angosce, le sue tentazioni», Tuttavia, rispetto al futuro il suo orientamento era chiaro: «io non so nulla, tranne una cosa: il futuro è di Gesù».

Marthe Robin con la sua esistenza ha rappresentato un grande mistero, soprattutto per un tempo come il nostro, scettico e incredulo, pieno di orgoglio intellettuale. Chi era questa mistica vissuta nella campagna francese? Perché la Chiesa ne proclama le virtù eroiche? La risposta più bella l'ha data proprio Jean Guitton, e si colloca nel «dramma della salvezza». Per la Robin esisteva un inferno che nessuna tecnica poteva abolire. «L'esistenza», ha scritto Guitton, «ci propone una scelta tra la vita e la morte. L'uomo ha peccato. Ma esiste una legge di sostituzione che permette che l'innocente riscatti il peccatore. Il Cristo, l'innocente assoluto, è il primo, il solo. Marthe stava appostata alle porte dell'inferno: nessuno doveva entrarvi. Immaginò che fosse questo il suo ufficio principale, il suo compito, il suo mestiere».