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LIBERTA' RELIGIOSA/9

Marocco, dove si vale solo se musulmani

La Costituzione “garantisce il libero esercizio dei culti”, ma solo agli stranieri,  un marocchino può essere riconosciuto solo come musulmano.

Attualità 14_05_2011
Marocco

 

Come sottolinea il rapporto dell’organizzazione evangelica “Porte Aperte”, è antichissima la presenza cristiana in Marocco. Nel 298, San Marcello viene martirizzato a Tangeri, segno che già in quel periodo il Cristianesimo era presente nel paese. Nel 711, le armate musulmane conquistano tutta la regione nord-africana. Nel 788 il re Idris I, padre fondatore della dinastia presente in Marocco, elimina il Giudaismo e il Cristianesimo dalle pianure del Fez, Tadla e Chellah.

Un secolo dopo, la Chiesa come organizzazione, non esiste più, ma il Cristianesimo continua in ogni modo ad esistere in mezzo alla popolazione. Tra il 1086 e il 1148 gli Almoravid, una dinastia musulmano-berbera, non osteggia particolarmente il Cristianesimo berbero. Poco prima della fine di questa dinastia, ci sono parecchi soldati e schiavi cristiani come pure tra i mercanti. Tra il 1146 e il 1275 è la dinastia Almohad, che rappresenta il punto di svolta nella definitiva scomparsa del Cristianesimo dal Marocco: in questo periodo aumenta oltremodo l’intolleranza verso le comunità cristiane. Nel 1237, i vescovi francescani e domenicani lasciano il Marocco.

Nel 14° secolo, nessun cristiano indigeno viene riscontrato fuori da Tangeri o Ceuta. Gli unici cristiani che si ritrovano in Marocco sono alcuni prigionieri o emissari europei. Nel 1517, la presenza cristiana è abbastanza solida da permettere l’esistenza del convento di Santa Caterina a Safi. Tra il 1684 e il 1693, l’ordine dei francescani registra la morte di alcuni prigionieri cristiani in Marocco. Si contano circa 1.070 prigionieri e forse 4.000 cristiani. Tra il 1912 e il 1956, il Marocco è protettorato francese. Nel 1951, si registrano circa 449.000 cristiani nel paese, la maggior parte dei quali si trasferiscono dopo l’indipendenza del Marocco. Nel 1999, il re Hassan II muore e gli succede suo figlio Mohammed VI.

La Costituzione del Marocco “garantisce a tutti il libero esercizio dei culti”. Questa libertà, però, è concessa solo ai cristiani stranieri. Un marocchino può essere riconosciuto solo come musulmano, ad eccezione degli ebrei, la cui identità religiosa si trasmette di generazione in generazione.

Il cambiamento di religione – che significa una rinuncia all’islam - è punito dalla legge. L’articolo 220 del codice penale prevede pene detentive che vanno da sei mesi a tre anni e una multa da 100 a 500 dirham,  per chiunque tenti di far vacillare la fede di un musulmano o di convertire ad un’altra religione delle persone vulnerabili, come i poveri, le donne e i bambini in particolare, adoperando dei mezzi di seduzione, vale a dire sfruttando la loro debolezza o i loro bisogni, oppure utilizzando a questi fini delle istituzioni adibite all’insegnamento, alle cure della salute (ospizi o orfanotrofi).

Privati di ogni esistenza legale in quanto cristiani, i marocchini battezzati devono sposarsi secondo il diritto musulmano e devono seppellire i defunti conformemente ai riti islamici. Questa appartenenza obbligatoria all’islam, tuttavia, non è scritta nella legge. Se un cristiano vuole sposare una marocchina musulmana, è obbligato a convertirsi all’islam. Viceversa, se una cristiana vuole sposarsi con un marocchino, può continuare a praticare la sua fede, ma i loro figli saranno necessariamente musulmani.

A motivo del loro statuto, gli autoctoni convertiti al cristianesimo non possono far parte di alcuna Chiesa ufficiale insediata nel paese; dunque, i luoghi di culto sono aperti solamente ai cristiani stranieri. Per pregare, i marocchini convertiti sono costretti a riunirsi in appartamenti privati, e mai in più di venti persone, per non attirare l’attenzione. Alcuni perdono il lavoro. Questi cristiani sono condannati, in effetti, a una morte sociale.
Tuttavia, malgrado questi ostacoli, si verificano delle conversioni al cristianesimo. Sul numero delle conversioni, non ci sono dati univoci. E’ certo che i casi di musulmani convertiti al cristianesimo è un fenomeno in espansione e questo avviene anche in Marocco, dove, secondo la testimonianza di un convertito, i neofiti sarebbero passati da 400 nel 2000 a 800 nel 2004 (Catherine Simon, ''nouveaux chrétiens au Maghreb'', 6 marzo 2005), ma le stime sono approssimative.

L’Istituto di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre”, nel suo rapporto annuale, denuncia che per mantenere “l’unità e la sicurezza spirituale dei marocchini”, durante gli ultimi anni le autorità hanno proceduto ad un certo numero di espulsioni.

Il 29 marzo 2009, cinque missionari evangelici stranieri sono stati interrogati e poi espulsi per aver organizzato una riunione con cittadini marocchini, a Casablanca. Il 4 dicembre dello stesso anno, la polizia ha fermato diciassette cristiani, marocchini e stranieri, nelle località di Saidia ed Oujda. Sono stati accusati di aver svolto attività di evangelizzazione in violazione della legge. Tra le persone sottoposte a fermo c’era una coppia svizzera, che si occupava di bambini portatori di handicap e lavorava per l’Opera assistenziale “Consulting Training and Support”. Stessa sorte è toccata a due cittadini del Sudafrica e ad uno del Guatemala. Gli stranieri sono stati tutti espulsi.

Il 5 febbraio 2010, un missionario evangelico americano, residente a Marrakech, è stato espulso dopo essere stato sorpreso “in flagrante reato di proselitismo cristiano”. A marzo, parecchie decine di cristiani di diverse nazionalità sono stati anch’essi espulsi nel quadro della “campagna di lotta messa in atto dalle autorità marocchine per impedire la diffusione del credo evangelico, che mira a far vacillare la fede dei musulmani”, come ha riferito l’agenzia ufficiale Maghreb Arab Press. Tra loro figuravano sedici educatori cristiani del “Villaggio della Speranza”, situato ad Aïn-Leuh, vicino ad Azrou (Moyen-Atlas), ai quali l’8 marzo è stato ordinato di lasciare il paese. Secondo il comunicato del Ministero dell’interno, “sotto la copertura di iniziative di beneficenza, questo gruppo si dedicava ad attività di proselitismo, aventi come obiettivo bambini di meno di dieci anni”.

Il 7 marzo, un religioso francescano cattolico di nazionalità egiziana, che risiedeva da circa sei mesi a Larache, vicino a Tangeri, è stato anch’egli colpito da questo genere di provvedimento e fatto salire su un aereo diretto al Cairo, senza alcuna spiegazione. La presenza francescana nel Paese risale al 1219, quando furono martirizzati a Marrakech i primi francescani. Durante il Medioevo i religiosi rimasero, con periodi di assenza, assistendo piccole comunità cristiane e i commercianti europei. Dal 1630, quando il beato Juan de Prado rifondò la missione, i francescani si dedicarono ad assistere i cristiani prigionieri e li accompagnarono condividendone la vita e la prigionia, rafforzandoli nella fede e riscattandoli con le elemosine che ottenevano in Spagna. Nel 1861 padre José Lerchundi fu destinato alle missioni del Marocco, e dopo un periodo di crisi realizzò la terza rifondazione. I francescani assistevano le sempre più numerose comunità cristiane, crearono scuole, fondarono ospedali e si dedicarono alla modernizzazione del Paese.  

Le decisioni di arresti ed espulsioni – segnala “Aiuto alla Chiesa che soffre” - hanno fatto seguito alla stesura di un elenco di “nemici dell’islam moderato” (sciiti, salafiti, atei, cristiani evangelici) pubblicata nell’ottobre 2008 dall’istituzione religiosa “Dar al-Hadith al-Hassania”, su richiesta del re Mohammed VI. E’ stata anche creata una “cellula di vigilanza” dedicata alla sorveglianza del proselitismo cristiano. Si dice che abbia individuato 36 basi evangeliche tenute da 202 missionari, in maggioranza americani, inglesi e francesi, tra cui figurano insegnanti, ingegneri, medici e capi d’impresa.