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IL CASO

Marò, l'India ci snobba e noi incassiamo

L'udienza per i due marò italiani, prigionieri in India da due anni e mezzo, è stata rinviata al 14 ottobre, perché il giudice Bharat Parashar della Corte di New Delhi è "indisposto". Una motivazione ridicola che rivela quanto l'India ci stia ignorando.

Politica 03_08_2014
Marò

L’ennesimo rinvio dell’udienza del tribunale speciale indiano che deve giudicare Salvatore Girone e Massimiliano Latorre al 14 ottobre la dice lunga sulla strafottenza con cui Nuova Delhi continua a trattare l’Italia facendosi beffe di un Paese che attraverso tre governi non è mai riuscito (non ci ha neppure provato) a mettere l’India di fronte alle sue responsabilità. Prima fra tutte quella di detenere da ormai 900 giorni due militari italiani  in servizio senza un processo e senza neppure riuscire a formulare un capo d’accusa.

La motivazione e il lungo termine del rinvio dell’udienza suonano poi come un’ulteriore beffa: il giudice Bharat Parashar della Corte di New Delhi non si è presentato in aula perché “indisposto” e siamo certi che il rinvio al 14 ottobre dell’udienza gli consentirà di tornare in piena salute. Latorre e Girone non erano presenti in aula ma l’ennesimo rinvio non può che aggravare lo scoramento che da tempo caratterizza le comunicazioni pubbliche dei due militari sui social network.

Nel portale internet della Giustizia indiana si rileva che domani un tribunale composto dal presidente della Corte, R.M. Lodha, e dai giudici Kurian Joseph e Rohinton Fali Nariman tornerà sulla vicenda dei marò per esaminare le controdeduzioni di governo e della polizia anticrimine federale Nia che la Corte Suprema aveva escluso dal procedimento accogliendo il ricorso italiano che contestava l’imputazione dei due militari in base alla legge anti terrorismo Sua Act.

Di fatto la vicenda processuale è da mesi azzerata, Latorre e Girone restano però in India in regime di libertà provvisoria dietro cauzione e risiedono nell’ambasciata d’Italia. Il governo Renzi ha ufficialmente assunto l’iniziativa di ricorrere all’arbitrato internazionale ma l’India non sembra esserne particolarmente turbata considerato che finora non ha neppure risposto a ben tre richieste di confronto presentate da Roma.

Gli indiani ci ignorano, ci snobbano e ci prendono in giro da due anni e mezzo ma il premier Matteo Renzi  ha reagito all’ennesima beffa facendo gli auguri al nuovo governo indiano del nazionalista Narendra Modì che ha incentrato la sua campagna elettorale sui “favoritismi” concessi dal precedente governo (guidato dal Partito del Congresso) ai nostri fucilieri di Marina.

I marò "non soltanto non li dimentichiamo ma ho molta fiducia nel nuovo governo indiano, a cui faccio i migliori auguri" ha detto Renzi nella conferenza stampa a Palazzo Chigi sul piano Sblocca Italia, aggiungendo che "ho molta fiducia perché la questione sia risolta sulle basi del diritto internazionale. Ci sono le condizioni per fidarsi tra due Paesi che sono storicamente amici".

Nessun sorpresa a ben guardare: gli ultimi tre governi italiani, Monti, Letta e Renzi  (guarda caso tutti subiti e non eletti dai cittadini) non hanno mai alzato la voce con Delhi né hanno mai mutato concretamente atteggiamento mantenendo la posizione prona, evidentemente considerata indispensabile per evitare rappresaglie sull’interscambio commerciale con l’India.

Secondo Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa del Senato “il rinvio al 14 ottobre è la conferma che le autorità indiane sono in difficoltà nel contrastare la nostra tesi secondo la quale l’unica giurisdizione possibile e competente sia quella italiana. Utilizziamo dunque questi giorni che ci separano dalla nuova udienza di ottobre per rafforzare l’iniziativa diplomatica del nostro Paese.”

L’impressione è che il senatore del PD cerchi di tenere a galla la credibilità del governo Renzi palesemente in difficoltà per la scarsa considerazione che riscuote in ambito internazionale, dall’Europa al subcontinente indiano.

Di fronte all’atteggiamento ostentatamente di spregio da parte dell’India è difficile comprendere perché, invece di inviare auguri, Palazzo Chigi e il Parlamento non assumano iniziative diplomatiche ed economiche forti nei confronti del  governo indiano: dal richiamo dell’ambasciatore al blocco dell’interscambio e dei beni degli indiani in Italia abbinati a iniziative in ambito ONU e UE per boicottare in tutti i campi gli indiani. Invece Renzi applica sanzioni a Mosca (che non ha mai leso o compromesso interessi e diritti di cittadini italiani) per la crisi ucraina ma fa gli auguri a Nuova Delhi che detiene illegalmente e senza neppure un capo d’accusa due nostri militari dal febbraio 2012.