Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Cecilia a cura di Ermes Dovico
CUBA

Mariela, è una Castro a guidare la "Revolución" sessuale

La figlia 53enne del presidente Raul, attivista Lgbt, è decisa a organizzare il primo matrimonio omosessuale di gruppo dell'isola di Cuba. Con l'approvazione del padre, già dichiaratosi a favore delle nozze gay. E un bel rovesciamento rispetto a zio Fidel che invece gli omosessuali li perseguitava.

Esteri 08_05_2015
Mariela Castro

Mariela Castro

Cuba è sempre più vicina. Il disgelo d’ufficio decretato dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha mandato rapidamente in soffitta decenni di persecuzioni, spionaggi e pericoli nucleari. Il “nuovo corso” guidato da Raúl Castro ha definitivamente pensionato la gerontocrazia veterocomunista del fratello Fidel. E l’Isola Grande è ogni giorno più simile all’Occidente. Cioè relativista.

Tutto si gioca del resto in famiglia. La pasionaria della svolta gay ‒ perché di questo come al solito si tratta ‒ è infatti Mariela Castro Espín, la figlia 53enne proprio di Raúl e nipote di Fidel che è pervicacemente decisa a organizzare un “matrimonio” gay a Cuba, il primo “matrimonio” gay di Cuba, per di più un “matrimonio” gay di massa «con molti esponenti religiosi per lasciare un segno e vedere poi in futuro cos’altro potremo fare!» (clicca qui), anche se una data non è ancora fissata. 

Fidel, infatti, gli omosessuali li perseguitava, incarcerandoli al pari di qualsiasi altro oppositore politico o religioso in una delle tante prigioni di quello che il famoso dissidente Armando Valladares ha sempre definito «il Gulag tropicale». Solo dal 1979 a Cuba i rapporti omosessuali vengono tollerati, e però esclusivamente come relazione privata tra adulti consenzienti (cioè maggiori di 16 anni) e senza scambio di denaro (il che non ha però impedito all’Isola, in costanti ristrettezze economiche aggravate poi dalla scomparsa dell’Unione Sovietica, di trasformarsi in un postribolo a cielo aperto e per tutti i gusti, con tanto di viaggi organizzati, con un regime che ‒ se non altro ‒ lasciava correre).

Le cose hanno poi cominciato a mutare proprio con l’avvento al potere di papà Raúl, più volte dichiaratosi a favore della legalizzazione del “matrimonio” gay (clicca qui). Ovviamente è tutto “merito” di Mariela, a cui papà non sa proprio dire no.

Lesbica, psicologa, presidente del Centro Nacional de Educación Sexual de Cuba (CENESEX), direttrice del periodico Sexología y Sociedad, Mariela è deputata nell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare (il parlamento, dove gli eletti non sono in quota a partiti politici poiché l’unico partito legale, che pure non figura ufficialmente nell’assise, è ancora quello comunista). Da sempre la sua constituency è l’universo LGBT, e in nome di esso l’erede dei Castro ha ottenuto, il 20 agosto 2014, un risultato propagandisticamente clamoroso votando contro una proposta di legge sul lavoro (del resto voluta dal padre Raúl) che a suo dire non conteneva provvedimenti sufficienti a prevenire discriminazioni sessuali o verso impiegati infetti da Hiv. Clamoroso il gesto lo fu perché per la prima volta nella storia della Cuba comunista infranse il moloch dell’approvazione all’unanimità di ogni provvedimento (clicca qui).

Fu unanimità meno uno: e la legge passò con il solo voto contrario di Mariela, espresso in un’assemblea che si riunisce solo un paio di volte l’anno, che conta 612 deputati ma che non ha una opposizione. Prima ancora, peraltro, a metà del 2008, la pasionaria di omosessuali e trans era riuscita a far approvare alla medesima Assemblea una legge che nientemeno garantisce ai cubani operazioni chirurgiche per cambiare sesso a spese del sistema sanitario nazionale (clicca qui).

Proprio in virtù di questa legge è stato di fatto celebrato il primo “matrimonio” omosessuale dell’isola, ancorché camuffato. Il 13 agosto 2011 si sono infatti sposati Ignacio Estrada, maschio, 31 anni, omosessuale, e Alexis Iriepa, maschio, 37 anni, transessuale, trasformato però dal bisturi in femmina e rinominatosi, con pieno effetto legale grazie alla rampolla di casa Castro, Wendy, abito bianco alla cerimonia e damigelle LGBT (clicca qui). Insomma, per il positivismo giuridico dietro cui si cela la più odiosa delle ideologie, cioè la menzogna antirealista, nozze regolari tra un uomo e una donna che non violano affatto il codice.

Ma oggi Mariela preferisce un’altra operazione, l’«operazione-verità»: niente più sotterfugi, via libera ai “matrimoni” omosessuali e (amarcord delle masse proletarie rivoluzionarie di zio Fidel) a mucchi.

Domenica Raúl Castro vedrà Papa Francesco in Vaticano per un incontro privato; a settembre Papa Francesco visiterà pubblicamente Cuba e Raúl Castro. Parleranno anche di Mariela, che oggi la rivoluzione la fa attraverso la “democrazia gender” del nuovo beniamino di Cuba, Barack Obama?