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IL LIBRO

Maria di Sing Sing, un’italiana sulla sedia elettrica

Un libro, La signora di Sing Sing, che si legge come un romanzo e che racconta di una sartina lucana emigrata a New York che fu sedotta da un lustrascarpe e poi abbandonata. E lei, Maria Barbella, gli tagliò la gola. Arrestata e portata a Sing Sing, venne condannata alla sedia elettrica. Ma la storia non finisce qui.

Cultura 21_05_2016
La copertina del libro: La signora di Sing Sing

Un libro che si legge come un romanzo conferma quel che il regista Martin Scorsese ha mostrato nel film Gangs of New York. Malgrado una politica immigratoria esemplare gli Usa fin de siècle non poterono evitare le guerre tra poveri in casa propria. Tra i più poveri dei quali c’erano gli irlandesi e gli italiani, per giunta malvisti dagli yankee perché “papisti”. 

Ma gli irlandesi avevano un vantaggio competitivo: la lingua. Così, come spesso accade, ne approfittavano per angariare quelli più sfortunati di loro, gli italiani. In questo clima, nel 1895 una sartina lucana ventenne fu sedotta, dietro promessa di matrimonio riparatore, da un lustrascarpe corregionale. Domenico Cataldo, questo il suo nome, dopo averla disonorata pubblicamente la mise in strada. E lei, Maria Barbella, gli tagliò la gola. La ragazza non sapeva una parola di inglese, ed era già tanto se parlava italiano. Arrestata e portata a Sing Sing, venne processata da una giuria di dodici uomini, nessuno dei quali di origine italiana. 

Ma era anche il tempo delle suffragette e diverse personalità femminili si indignarono. Il caso finì sulla stampa e l’opinione pubblica si divise. Una gentildonna di Manhattan –dove era avvenuto il fatto- prese a cuore la sorte dell’assassina e riuscì a far introdurre nella giuria due persone del Sud, notoriamente più sensibili alle ragioni dell’”onore”. Ma le cose erano molto più complicate perché c’era di mezzo la sedia elettrica, appena introdotta al posto della forca nello stato di New York. L’italiana sarebbe stata la prima donna a sperimentarla. Un dentista di Buffalo l’aveva inventata nel 1890 e l’invenzione era finita al centro di una lotta senza esclusione di colpi tra Thomas Edison (inventore della lampadina) e George Westinghouse (sponsor della corrente alternata messa a punto da Nikola Tesla). 

La società di Edison (sponsor della corrente continua, molto meno pratica e conveniente) premeva per l’uso della sedia elettrica, che funzionava a corrente alternata, onde screditare quest’ultima. Infatti, l’elettricità era la scoperta del secolo ed era stata subito mitizzata perché vi si vedeva Prometeo che ruba il fulmine a Giove per darlo agli uomini: i laicisti dell’epoca ci andavano a nozze e non sopportavano che il loro Mito venisse usato per “friggere” la gente. La battaglia tra Edison e Westinghouse -e i rispettivi fan- imperversò a mezzo stampa, ma anche con ogni altro tipo di metodo. 

C’era di mezzo una valanga di soldi e la povera Maria Barbella era finita al centro di una guerra omerica (combattuta senza esclusione di colpi) di cui non avrebbe capito nulla anche se gliel’avessero spiegata. Il governo italiano fece spallucce; in fondo, quella emigrata meridionale veniva dai luoghi del “brigantaggio” risorgimentale, e poi era rea confessa. Sì, ma nulla sapeva del sistema giudiziario americano, né del suo diritto alle attenuanti. Infatti, finì condannata. Ma proprio dall’Italia le arrivò l’aiuto. Il conte Detalmo Savorgnan di Brazzà, fratello del più famoso Pietro (l’esploratore che diede il nome alla capitale del Congo, Brazzaville) e inventore di una macchina elettrica per lo smistamento della posta, aveva sposato l’americana Cora Slocomb, figlia di un ricco virginiano che aveva comandato un reparto di artiglieria sudista nella Guerra di Secessione. 

Coltissima, si era appassionata al caso e col marito si era portata a New York per soccorrere la Barbella. Grazie alle sue petizioni e aderenze riuscì a far annullare la condanna in appello. Ma dovette farle da guardia del corpo il celebre poliziotto Joe Petrosino, perché bersagliata da minacce e lettere minatorie. Si scoprì poi che le minacce venivano da ambienti interessati a screditare la Westinghouse per i motivi che sappiamo. Una bis-bisnipote di Cora, Idanna Pucci, ha ricostruito tutta la vicenda con ricerche d’archivio, ricavandone una storia che meriterebbe un film. Per la cronaca, la Barbella finì assolta e sposò un barbiere. Italiano. 

Ida Pucci, La signora di Sing Sing, Libreria Editrice Fiorentina, pp. 320, €. 15.