Maria Corsini Beltrame Quattrocchi: la santità in famiglia
Padre Massimiliano Noviello approfondisce le riflessioni teologico-sapienziali di questa sposa e madre, pedagogista ed educatrice, elevata agli onori degli altari insieme al marito Luigi.

«Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, nella loro funzione genitoriale, sono stati in grado di realizzare una forma di pedagogia della santità che si è tradotta nella consacrazione spontanea e consapevole al Signore da parte dei figli». Con queste parole padre Massimiliano Noviello introduce nel suo recente saggio Maria Corsini Beltrame Quattrocchi. Il suo pensiero sulla famiglia Chiesa domestica (Cantagalli, Siena 2025, pp. 264) la figura di questa grande sposa e madre santa, pedagogista ed educatrice. Postulatore della causa della venerabile Enrichetta Beltrame Quattrocchi, consacrata laica e ultima figlia dei beati coniugi, Noviello approfondisce nel volume in special modo le riflessioni teologico-sapienziali della Corsini sulla famiglia che si radicano nelle esperienze di santità nel quotidiano vissute tra le mura domestiche.
In un articolo di pedagogia sulla figura della mamma, la Corsini afferma chiaramente che compito essenziale della madre è la cura dei figli e la loro educazione, la quale deve basarsi non su norme astratte e generiche, ma su una morale «positiva e concreta, la quale, al di fuori di ogni preconcetto, non può cercarsi che nel Vangelo» e deve essere attuata «non da persone estranee al fanciullo», ma principalmente da colei che più di ogni altra ne sa cogliere esigenze e bisogni.
Nata a Firenze il 24 giugno 1844 Maria è una "donna di carattere" che ama gli studi letterari, sebbene suo padre desideri si occupi di contabilità. Nel 1905 sposa Luigi Beltrame. È un’unione feconda benedetta dal Signore nei figli Filippo, Stefania, Cesarino ed Enrichetta. Quest’ultima gravidanza è più complicata, al punto che le consigliano l’aborto, dato che rischia di mettere a repentaglio la sua stessa vita. Tuttavia Maria non si perde d’animo e confida nel Signore. «Fede, speranza e carità erano il motivo conduttore della sua vita interiore e di relazione». Di qui, pur dedicandosi all’"apostolato della penna", è «attentissima a realizzare gli ideali di lealtà, purezza, attenzione, rispetto dell’altro, generosità, spirito di sacrificio, senso del dovere, accettazione della sofferenza, coraggio nell’azione e spirito di sacrificio». Maria e Luigi si premurano anzitutto col loro esempio di far comprendere ai figli la centralità di Cristo, della preghiera in famiglia e della Messa quotidiana. Di qui li accompagnano nel percorso di discernimento della volontà di Dio e consacrazione al Signore. La loro casa è chiamata Betania anche per la disponibilità ad accogliere chiunque si trovi in difficoltà. Il 26 agosto 1965 Maria Corsini rende l’anima al Padre; nel 2001 è elevata insieme al marito all’onore degli altari.
Maria custodisce la purezza di mente, pensieri e affetti ed educa i figli a fare altrettanto, in quanto la purezza «è la sola suprema forza rigeneratrice del mondo per dovere verso Dio, per il bene e la dignità di se sessi, per rispetto verso il prossimo», scrive. Li esorta poi a coltivare umiltà - intesa quale «stato permanente, abituale, uniforme, interiore, gioioso» che consenta all’anima di «vedersi tale e quale è, dinnanzi a Dio» - e spirito di sacrificio, ossia offerta al Padre di ogni azione, dalla più insignificante alla più nobile, allo scopo di cooperare alla salvezza delle anime quali «ostie che si consumano sull’altare del sacrificio», secondo quanto rileva. Pazienza, benignità, compiacenza dei meriti altrui, discrezione, mortificazione, sorriso, gratuità e offerta del dolore sono invece le componenti della regina delle virtù, la carità, che pure sono chiamati a vivere. Anche il rapporto con il Signore, per la madre beata, deve cominciare molto presto, ossia non appena il bambino acquisisce la capacità di riconoscere le persone.
«Nei suoi scritti ripercorre, toccando diversi aspetti, la vita propria degli sposi nel matrimonio e i loro compiti e doveri nei confronti dei figli, che curati con amore e delicatezza crescono cristianamente e, nella maggiore età, lasciano il focolare per assecondare la loro vocazione», sottolinea Noviello. Dalla corrispondenza emerge in particolare «una spiritualità non avulsa e disincarnata, ma sviluppata e cresciuta nella quotidianità di una concreta realtà familiare e umana, con tutti i suoi problemi, sempre vissuti e affrontati “dal tetto in su”. Ogni missiva, infatti, ha sempre uno spunto soprannaturale, anche quelle in cui sono espressi contenuti “terreni”».
Di qui fino al suo Testamento spirituale e il regolamento di vita del marito Maria invita Luigi ad accogliere ogni giorno la croce; «a restar dritto sulla via, anche se le spine fanno sanguinare i piedi» e a offrire come sacrificio al Signore anche la temporanea separazione da lei. Lo esorta a badare ai figli con «discrezione, magnanimità e soave fortezza» e gli chiede di «indirizzare ogni preghiera, Messa o comunione in suo ricordo all’avvento del Regno di Gesù nei cuori, nelle famiglie e nella società e di fare del Sacro Cuore il centro di amore, unione e speranza della famiglia». Rimasta però vedova nel 1951 dirà di lui: «Ora mi accompagna – soprattutto nell’orazione – alla Comunione – davanti all’Altare».
Coniugando l’esempio di una vita vissuta insieme nell’amore di Cristo da parte dei beati Beltrame Quattrocchi con il magistero della Chiesa sulla famiglia, padre Noviello ne attualizza così anche la luminosa testimonianza di fede e amore coniugale. È infatti entro le mura domestiche che ciascun membro impara a vivere i tre doni della dignità battesimale – regale, sacerdotale e profetica – affinché la famiglia sia davvero una piccola comunità evangelizzata e per questo evangelizzante.
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