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ROMA

Manifesto Pro Vita rimosso. Una vergogna

Il Comune di Roma ha rimosso il maxi-manifesto di un bambino all'11esima settimana di gestazione. Non aveva nulla di offensivo o aggressivo, la rimozione è un atto di violenza e un inquietante segno di totalitarismo. 

Editoriali 07_04_2018
Il maxi manifesto rimosso

Il comune di Roma, guidato dal sindaco 5 Stelle Viriginia Raggi ha ordinato la rimozione del maxi-manifesto installato da Pro Vita Onlus a via Gregorio VII, a Roma, un’arteria molto frequentata che scorre vicino al Vaticano in direzione della via Aurelia.

Il manifesto come sappiamo, non aveva niente di offensivo o aggressivo: era la fotografia di un essere umano all’undicesima settimana di gestazione, e diceva semplicemente: “Tu eri così a 11 settimane, e ora sei qui qui perché tua mamma non ti ha abortito”.

Il cartellone avrebbe dovuto restare esposto fino al 15 aprile; faceva parte della campagna di Pro Vita onlus a quaranta anni dalla legge 194, che ha provocato la soppressione di oltre sei milioni di esseri umani.
Hanno subito protestato alcune esponenti locali del PD, e ad esse si è affiancata Monica Cirinnà, con l’hashtag #rimozionesubito mentre sulla pagina Fb aveva pubblicato il seguente post: “Vergognoso che per le strade di Roma si permettano manifesti contro una legge dello Stato e contro il diritto di scelta delle donne”. Le aveva risposto Maria Rachele Ruiu: “Vergognoso che in parlamento si permettano espressioni/azioni contro una legge dello Stato [40/2004] e contro il diritto di ogni bambino di non essere venduto/ceduto come un oggetto. Oppure decide lei quali leggi si possono contestare e quali no?”.

La Cirinnà è favorevole alla pratica dell’utero in affitto, condannata dalla UE oltre che dalla legge italiana, e giudicata una forma di schiavismo mascherato. Ma in realtà la sua protesta nascondeva una menzogna: perché nel cartellone non si faceva riferimento a nessuna legge, e si affermava semplicemente un’ovvietà. Che però tocca nervi scoperti nei settori ideologizzati della sinistra; tanto più nel momento in cui ci si accorge delle conseguenze nefaste della crisi demografica nel nostro Paese.

Quello che appare vergognoso è che il Comune di Roma si sia piegato a queste pressioni: la rimozione del manifesto configura una inaccettabile violazione della libertà di espressione del pensiero, che dovrebbe essere garantito dalla Costituzione; ma non nel Campidoglio grillino, evidentemente.

È molto probabile – se non sicuro – che questa decisione, che mostra ancora una volta chi e che cosa si nasconda sotto la vernice di novità reclamata dal Movimento Cinque Stelle avrà un’immediata conseguenza in Tribunale. Infatti il Comune avrebbe ordinato la rimozione del maxi manifesto perché sarebbe (apparentemente) "una violazione dei diritti civili".

 È di rigore, finora, dire "apparentemente" perché  a quanto ci risulta Pro Vita non ha ricevuto alcuna comunicazione dal Comune di Roma. Fino a ieri sera ci è stato detto di una comunicazione telefonica da parte del Comune alla società che gestisce lo spazio dell'affissione. La società solo ieri avrebbe ricevuto una comunicazione scritta in cui si dichiarava l'ordine di rimozione. La motivazione:  il maxi poster avrebbe violato "l'art.12-bis comma 2 della D.C.C. nr. 50 del 2014 che definisce i criteri applicati alle autorizzazioni pubblicitarie. La creatività esposta lede la Legge 22 maggio 1978, n. 194 in violazione dei diritti civili”.
Naturalmente la società ha rimosso il manifesto temendo sanzioni e anche una possibile revoca della concessione.

“La questione non finisce qui: faremo ricorso amministrativo contro l'ordine ingiusto del Comune e la campagna di Pro Vita per la difesa dei bambini nel grembo e della salute delle mamme, contro l'aborto, si intensificherà, in particolare nel mese di maggio .... anzi, il bambino di 11 settimane tornerà”, dicono a Pro Vita Onlus.
Lo speriamo: e probabilmente ci sono forti basi legali, per l’azione, posto che il manifesto aveva ricevuto tutte le autorizzazioni necessarie da parte del Comune, e il suo messaggio era assolutamente banale, privo di giudizi di qualsiasi genere, e poteva creare reazioni così estreme, diremmo quasi isteriche, solo in coscienze non pacificate.

Appare però straordinariamente scandaloso, per la libertà di tutti, e non solo di Pro Vita Onlus, che un’azione prevaricatrice di questo genere avvenga nel compiaciuto silenzio di forse politiche che si dicono democratiche e per mano di un Movimento che dovrebbe – soi disant – rappresentare “il nuovo”. 

È sempre più vero che niente appare più rivoluzionario delle verità più banali, quando si vive in un regime costante di inganno e menzogna. Finora non abbiamo visto nessuna reazione neanche da parte di uomini e istituzioni di Chiesa. Ma certamente non mancheranno, numerose e indignate. Ci contiamo.