Manifestazioni pro-Palestina sospese il 27 gennaio, "urlano minacce agli ebrei'"
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«Ci è parso di cattivo gusto oltre che oltraggioso verso le vittime della Shoah, che nel giorno a loro dedicato ci fossero cortei che urlassero "morte agli ebrei"», parla Davide Riccardo Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano.
Il 27 gennaio è il giorno della Memoria. Oggi cade di sabato e, come tutti i sabati di guerra in Medio Oriente, anche i manifestanti pro-Palestina vogliono sfilare e già manifestano l'intenzione di lanciare la loro accusa di genocidio a Israele. Ma si rischiano veramente incidenti, perché gli animi sono troppo eccitati.
Il ministro dell'Interno Piantedosi ha invitato i questori a considerare di spostare ad un altro giorno i cortei previsti per sabato, in particolare a Roma e Milano. A Roma, la Questura ha prescritto che il corteo organizzato dal Movimento Studenti Palestinesi in Italia sia rinviato al 28 gennaio. A Milano, il sindaco Giuseppe Sala, ha vietato i cortei. Ma l'associazione Giovani Palestinesi ha comunicato che sfilerà ugualmente.
Abbiamo chiesto un commento a Davide Riccardo Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano. Ha più di vent'anni di esperienza di organizzazione di manifestazioni pubbliche, anche in periodi molto delicati, come la sfilata della Brigata Ebraica del 25 aprile nella città meneghina.
Il Viminale ha chiesto di rinviare le manifestazioni pro-Palestina che erano organizzate nello stesso giorno in cui si celebra la Memoria. Lo aveva chiesto anche la Comunità Ebraica. Perché giudicavate inopportune queste manifestazioni?
Premesso che non abbiamo mai contestato il diritto a manifestare nelle precedenti numerose occasioni, ci è parso di cattivo gusto oltre che oltraggioso verso le vittime della Shoah, che nel giorno a loro dedicato ci fossero cortei che urlassero (come succede spesso) "morte agli ebrei" o comunque incitazioni al genocidio degli ebrei. Ricordo solo a titolo di esempio che gli organizzatori di queste manifestazioni sono associazioni che hanno come simbolo una cartina della Palestina dove Israele non è presente. Mi pare un chiaro messaggio di programma genocidiario ai danni degli israeliani. Sono le stesse cartine che utilizza Hamas, che nello Statuto prevede la cancellazione degli ebrei.
Parte dell’opinione pubblica italiana (e non solo) ritiene che a Gaza sia in corso un tentativo di genocidio dei palestinesi da parte degli israeliani. Lei ritiene che si tratti di un’accusa infondata?
Partiamo dal presupposto che a Gaza e in Cisgiordania (Betlemme compresa) gli ebrei non possono vivere, e i cristiani da anni stanno scappando via. Una pulizia etnico-religiosa di cui non si parla. La società israeliana invece è composta al 20% da arabi (musulmani e cristiani, entrambi in crescita). Se fosse in corso un genocidio dei loro fratelli, non scenderebbero in piazza a protestare? La verità è che si tratta di una guerra tra l'aggressore Hamas e l'aggredito Israele. Orribile come tutte le guerre. Ma è stata Hamas a invadere il territorio israeliano e a uccidere 1200 esseri umani, donne e bambini compresi. Non solo: Hamas ha preso anche 240 ostaggi e non ha mai smesso dal 7 ottobre di lanciare razzi sulla popolazione civile israeliana. Pensate: dal nord e dal sud di Israele le famiglie israeliane sono sfollate al centro del Paese. E finché Israele non farà cessare il lancio di razzi il Paese resterà disabitato in quelle aree. Gerusalemme deve dunque distruggere i lanciatori di razzi, liberare gli ostaggi e cancellare Hamas, il maggiore ostacolo a un futuro di pace nella regione. Per farlo, ahinoi, non c'è che lo scontro militare. Ricordo infine che Israele è noto per combattere come nessun esercito fa: avvisa con telefonate, sms e volantini prima di bombardare una zona. Nonostante questo offra al nemico il vantaggio di sapere in anticipo le sue mosse. Ma Israele cerca sempre di evitare la morte di civili. Ricordo solo che da Erdogan a Assad (che accusano Israele di genocidio), nessuno di loro avverte gli abitanti di una zona che sta per essere bombardata.
Dopo una manifestazione pro-Palestina di musulmani nel dicembre 2017, in cui si inneggiava alla vittoria di Khaybar (vittoria storica degli arabi contro gli ebrei, ndr), lei decise, per protesta, di ritirarsi dalle celebrazioni del successivo 27 gennaio. Quali erano i motivi della sua protesta?
Mi irritava il fatto che la notizia non avesse destato scandalo nella stragrande parte dell'opinione pubblica. Un gruppo di musulmani invoca l'uccisione di ebrei (non di israeliani) e quasi nessuno dice nulla? Come potevo andare qualche settimana dopo alle celebrazioni del Giorno della Memoria e vedere tanta gente dirmi "Mai più" uccisione di ebrei, quando gli stessi si erano voltati dall'altra parte qualche giorno prima? Ho voluto lanciare un grido di allarme a una società sprofondata nel sonno della ragione. Del resto, ogni volta che leggo della persecuzione dei cristiani nel mondo islamico, e non vedo reazioni da parte di tanta parte dell'opinione pubblica italiana, inorridisco. Dov'è finita l'umanità e l'amore per il prossimo?
Le manifestazioni pro-Palestina, nel 2023, sono iniziate immediatamente dopo il 7 ottobre, ma gli organizzatori sostengono che si tratti solo di una protesta legittima contro l’azione del governo Netanyahu. Lei ci vede dell’antisemitismo?
L'antisemitismo è lampante: il fatto stesso che le manifestazioni (e le aggressioni a ebrei per strada e nelle università) siano iniziate subito dopo il 7 ottobre e non dopo la reazione israeliana, già mostrano il pregiudizio. Ma mettiamo anche da parte le date. Quando si colpiscono gli ebrei europei o americani per quanto succede in Medio Oriente la cosa è molto grave di per sè: è come quando in Medio Oriente colpiscono i cristiani perché li considerano occidentali e devono dunque pagare per le "colpe" degli Usa. La verità è che ogni scusa è buona per colpire ebrei e cristiani. C'è sempre un pretesto buono: per gli ebrei le "colpe" di Israele, così come per i cristiani c'è sempre un presunto corano bruciato o una presunta bestemmia che serve a scatenare l'odio.
C’è un confine sottile fra anti-sionismo e anti-semitismo, lei ritiene che siano parte dello stesso odio?
Se mi permette, risponderei con le parole di Martin Luther King: «Gli uomini di buona volontà esultano nel vedere la promessa di Dio realizzata, nel vedere il suo popolo che torna gioiosamente a ricostruire la sua terra devastata. Questo è il sionismo, niente di più e niente di meno. (...) Cos'è invece l'anti-sionismo? E' il negare al popolo ebraico quel diritto fondamentale che giustamente oggi riconosciamo ai popoli dell'Africa e che siamo pronti a concedere a tutte le altre Nazioni del mondo. Si tratta, amici miei, di discriminazione contro gli Ebrei, a causa della loro ebraicità. Si tratta cioè di antisemitismo».
In generale, ritiene che l’antisemitismo sia cresciuto dopo il 7 ottobre, anche in Italia?
Certo, lo dicono i dati del Ministero degli Interni, oltre che quelli raccolti dalle Comunità ebraiche. Aggressioni per strada, stelle di Davide disegnate di fronte a appartamenti abitati da ebrei, porte di case dove abitano famiglie ebree sfondate, per non parlare del Web. Ma resto convinto che la stragrande maggioranza degli italiani non sia antisemita. Purtroppo certi media, soprattutto di sinistra, stanno facendo una propaganda tanto orribile contro Israele da riuscire a instillare nelle teste di alcuni italiani l'odio verso tutto l'ebraismo. Qualcuno di questi passa poi alle vie di fatto, prendendosela contro il primo ebreo che trovano per strada o nel palazzo. Ma io di questo incolpo soprattutto i media, più che gli italiani.
Lei ha organizzato per più di un ventennio la sfilata della Brigata Ebraica, per il 25 aprile. In base alla sua esperienza, vede un aumento dell’ostilità nei suoi (della Brigata, ndr) confronti? E da parte di chi, soprattutto?
La Brigata Ebraica è storia: 5mila sionisti che lasciarono volontariamente le loro case a Tel Aviv o Gerusalemme per combattere da volontari contro Hitler in Europa. Una scelta affatto facile che ad alcuni è costata la vita. E il solo fatto che ci sia chi ci contesta perché ricordiamo un fatto realmente accaduto, la dice lunga sui protagonisti di tali contestazioni. Il prossimo 25 aprile sarà più duro del solito, certamente. Peccato, perché negli ultimi anni le contestazioni contro la Brigata Ebraica erano quasi finite. Ringrazio ironicamente Formigli e suoi colleghi giornalisti di estrema sinistra, per essere stati inconsapevoli influencer dell'antisemitismo che ci colpisce oggi come ebrei, e che ci investirà il 25 aprile come rappresentanti della Brigata Ebraica. Ma noi non ci arrendiamo. Siamo fiduciosi nelle forze dell'ordine. E anche negli italiani, perché capiranno che sono bugie. E le bugie hanno le gambe corte.