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Manifestazioni in Egitto Tolleranza zero del governo

Il governo egiziano ha vietato ogni tipo di assembramento, proteste e marce, come mossa per bloccare sul nascere la rivolta scoppiata improvvisa ieri. Il tentativo è di evitare che si ripeta quanto avvenuto in Tunisia. Intanto il bilancio degli scontri è salito a quattro morti. Washington e Parigi chiedono più democrazia.

Attualità 25_01_2011
egitto rivolta Il governo egiziano ha deciso di usare le maniere forti per bloccare la protesta popolare che ieri ha provocato quattro morti. Il ministro dell’Interno ha vietato ogni tipo di raduno pubblico, le proteste e le marce e chiunque violerà queste regole sarà immediatamente arrestato e giudicato.
Anche la quarta vittima è uno dei manifestanti di Suez, dove ieri erano morti altri due civili, mentre un poliziotto era stato ucciso al Cairo calpestato dalla folla.

Intanto sul fronte internazionale, Washington ha invitato il governo egiziano a permettere le proteste, descrivendo la situazione come “un’importante opportunità” per la nazione. E anche la Francia ha detto che la democrazia va incoraggiata in tutti i paesi del mondo.

Il giorno della collera
Martedì al Cairo la polizia aveva usato gas lacrimogeni e idranti per tentare di disperdere una folla di molte migliaia di persone, scese in piazza per un “giorno della collera” convocato via Facebook sull’onda delle proteste in Tunisia.

E non c’è dubbio riguardo al collegamento con la rivolta tunisina, sia per le modalità di organizzazione sia per l’imponenza: al Cairo erano moltissimi anni che non si vedeva una manifestazione del genere. Secondo dei giornalisti che hanno seguito la manifestazione la cosa più sorprendente – che ha preso alla sprovvista anche la polizia – era la decisione e la rabbia dei manifestanti, che non sono indietreggiati neanche davanti al getto degli idranti e al lancio di gas lacrimogeni.

Peraltro la polizia è intervenuta soltanto quando la folla ha cercato di dare l’assalto al Parlamento, e i poliziotti sono stati fatto oggetto di un fitto lancio di sassi.

Manifestazioni si sono tenute anche in altre città, tra cui Ismailiya e Alessandria, dove in migliaia hanno urlato slogan contro Mubarak inneggiando alla rivoluzione.

Al Cairo le manifestazioni hanno interessato diverse parti della città, ma il clou della protesta si è avuto nella piazza Tahrir, dove i dimostranti hanno anche assaltato un veicolo della polizia con idrante. La determinazione dei manifestanti è stata testimoniata all’Associated Press da un avvocato 43enne che ha detto. “Oggi sono venuto qui desiderando morire, non niente di cui aver paura”. All’esterno dell’edificio della Corte Suprema c’erano cartelli che dicevano “La Tunisia è la soluzione” e i manifestanti urlavano slogan contro il presidente Mubarak.

Gli organizzatori della manifestazione hanno subito dichiarato che questo è “l’inizio della fine” per il regime di Mubarak, accusato di essere responsabile di povertà, corruzione, disoccupazione e tortura.
Quanto ai politici e ai movimenti organizzati, uno dei leader dell’opposizione, Mohamed El Baradei, si è subito unito alla protesta invitando i cittadini a fare lo stesso, mentre i Fratelli Musulmani – il gruppo fondamentalista più forte – sono rimasti per ora alla finestra.