"Manif pour tous": una gioia spacciata per violenza
Domenica la capitale francese ha ospitato centinaia di migliaia di persone accorse da tutta Europa per manifestare contro il matrimonio omosex. L'intervista ad Antoine Renard, promotore dell'iniziativa.
Qualcuno ha parlato della nascita di una nuova generazione politica, che coglie di sorpresa tutta la classe dirigente francese. Certamente vi sono interpretazioni strumentalizzanti e faziose di questo movimento spontaneo che si è creato in Francia, in reazione alla legge che elimina la differenza sessuale come prerequisito della coppia che desidera accedere all’istituto del matrimonio civile e che toglie ai bambini il diritto elementare di avere una mamma (donna) e un papà (uomo); tuttavia si hanno difficoltà a negare la bellezza di un popolo sceso in piazza semplicemente per testimoniare il reale.
I tafferugli provocati da gruppuscoli dell’estrema destra e i casi d’isolata violenza contro le forze dell’ordine e i giornalisti non possono adombrare la ricchezza di gioia, la bellezza della diversità e l’esplosione d’armonia incarnate dalla Manif pour tous (ovvero “Manifestazione per tutti”), così denominata proprio in opposizione alla trovata pubblicitaria del Mariage pour tous, il preteso “matrimonio” per tutti. Si è trattato non soltanto di manifestazioni nazionali (di cui l’ultima domenica scorsa a Parigi), ma anche di una serie di raggruppamenti quasi sempre spontanei svoltisi dentro e fuori la Francia (sabato l’ultima manif davanti Palazzo Farnese a Roma). L’assenza di Frigide Barjot, la pasionaria comica francese che era diventata il volto dell’opposizione alla legge e che ha rinunciato a prender parte alla manif di domenica a causa di ripetute minacce contro di lei, confermano la spontaneità di questo movimento, che si è sempre riunito senza il sostegno degli storici “manifestanti” francesi (sindacati, associazioni studentesche), ma che ha sempre superato le aspettative, arrivando a manifestazioni di piazza che non si vedevano dal 1968.
Qualcuno sta cercando di negarla, tutta questa bellezza, forse anche riuscendoci: i mezzi di informazione, al di là come al di qua delle Alpi, non fanno che dipingere un quadro grigio, non fedele alla realtà di una grande mobilitazione inclusiva, alla quale hanno partecipato rappresentanti di tutte le confessioni, sindaci, giovani, religiosi, anziani, intere famiglie ed anche omosessuali, spesso non identificabili con quelli delle lobby gay. Un popolo molto variegato, al quale non si addice nessuna delle etichette che i vari opinionisti cercano di affibbiargli. I giornali di ieri parlavano di neoconservatori, estremisti, omofobi... Senza voler vedere la realtà di centinaia di migliaia di uomini e donne (la prefettura di Parigi parlava di 150.000 persone, ma soltanto dalle foto è evidente come questo numero sia al ribasso), giunti a Parigi da tutta la Francia per chiedere il ritiro della legge Taubira, dal nome della ministra della Giustizia che fin dagli inizi ha voluto mettere il suo nome su questo progetto, vera e propria «mossa del padre della menzogna, che cerca di confondere e d’ingannare i figli di Dio», come scrisse l’allora arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio di fronte alla stessa proposta in Argentina.
Questo popolo non si è fermato di fronte alle varie intimidazioni, neanche di fronte ad un ministro dell’interno, Manuel Valls, che sabato aveva pubblicamente invitato le famiglie con bambini a restare a casa: invitando le famiglie a non partecipare a una manifestazione per la famiglia, il governo di François Hollande ha dimostrato ancora una volta di non aver compreso affatto il valore della Manif Pour Tous.
Antoine Renard, uno dei portavoce della Manif, nonché presidente della Federazione europea delle associazioni familiari cattoliche (FAFCE), contattato dalla Nuova Bussola, ha affermato: «Questa manifestazione conferma l’emergenza di un vasto movimento sociale, legato ai valori della famiglia e profondamente scioccato dalla negazione di democrazia testimoniata da questa procedura politica imposta dal governo e dal silenzio del presidente della repubblica, il quale, da otto mesi a questa parte, non ha avuto neanche una parola per i manifestanti». Interrogato sugli obiettivi dell’ultima Manif pour tous, Antoine Renard ha dichiarato: «Una settimana dopo la promulgazione della legge Taubira, questa manifestazione aveva l’obiettivo di ribadire la ferma opposizione di una larga parte dell’opinione pubblica; ora che tutto sembrava finito, si trattava di affermare che solo una donna ed un uomo possono essere legittimamente sposati, che questa legge è una menzogna e di domandarne ancora una volta il ritiro puro e semplice».
Guardando all’avvenire, continua Renard, «questa manifestazione illustra la ferma intenzione di questi francesi di pesare direttamente nel dibattito pubblico e di denunciare le ideologie alla moda, a cominciare dalle prossime elezioni, quando potranno scegliere i candidati sulla base delle loro convinzioni e il loro impegno reale sulle problematiche della società». Interrogato sulle ripercussioni che la Manif potrebbe avere sui vicini della Francia, il presidente della FAFCE afferma: «Tali eventi sono di grande importanza per tutta l’Europa, soprattutto se notiamo come, sempre meglio informati grazie ai contatti personali e ai social network, i popoli europei si accorgano più dell’ampiezza dell’opposizione alla legge che del fatto che questa sia stata approvata; ciò è estremamente importante, nel momento in cui l’ideologia di genere tenta di imporsi ovunque in Europa, giustificando una certo cambiamento della società. La Francia, paese dei Diritti dell’uomo, ha dato testimonianza del vigore del suo attaccamento ai diritti del bambino; è un incoraggiamento molto forte per tutti gli altri Paesi a essere vigilanti riguardo alla loro democrazia. I manifestanti francesi hanno fortemente interrogato il presidente Hollande sulla sua intenzione di aggiungere altre crisi alla crisi, e di rispondere alla gioventù che ha espresso tramite numerose iniziative, specialmente i veilleurs, il suo bisogno di speranza. Tali questioni valgono per tutti i governi d’Europa ed anche per le istituzioni europee».
Come non parlare, in effetti, del movimento dei veilleurs (sentinelle)? Sono dei gruppi che dal mese di marzo si riuniscono la sera in luoghi pubblici, cantando e leggendo grandi classici sulla libertà e la speranza. Vedere per credere, queste impressionanti manifestazioni sono forse meno eclatanti e meno frequentate delle manif, ma toccano dritto al cuore. Organizzate e dirette interamente da giovani, hanno il chiaro intento di dimostrare pacificamente e nella calma la loro contrarietà di fronte alla legge Taubira ed il valore inalienabile dell’uomo, nonostante qualunque legge.
Al contrario, tutto il grigiore trasmesso dai giornali nostrani non fa che spianare la strada alla nube dell’ideologia di genere e agli stravolgimenti della società che si vogliono imporre per legge. Due esponenti politici italiani hanno preso la parola nel corso della manif di domenica: Eugenia Roccella e Luca Volonté. Molti altri erano impegnati nelle stesse ore ha diramare comunicati sulla necessità di approvare leggi sull’omofobia e sulle coppie di fatto. Nell’ignoranza più cieca di ciò che stava succedendo Oltralpe e nell’asservimento totale al politicamente corretto, quello sì, realmente omofobo, senza alcun rispetto per le persone, incapace di dire la verità sulla sessualità e sull’amore.
È probabilmente iniziato un tempo nuovo, un tempo in cui i cristiani, minoranza creativa, sono chiamati a testimoniare in primo luogo non soltanto la Verità sull’uomo, ma anche tutte le realtà che su questa Verità si reggono, come scrisse il lungimirante Gilbert K. Chesterton, citato da Volonté in un messaggio ai partecipanti alla Manif: « I fuochi saranno accesi per testimoniare che due più due fa quattro. Le spade saranno sguainate per mostrare che le foglie sono verdi d’estate. Noi ci ritroveremo non soltanto a difendere le incredibili virtù e l’incredibile significato della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, quest’immenso, impossibile universo che ci guarda in faccia. Noi combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’ebra e i cieli impossibili con un coraggio strano » (Eretici, 1905).