Mamma Rai fa propaganda per le nozze gay
Il governo e il Pd utilizzano il servizio pubblico per fare propaganda sulla legge Cirinnà. Su Rai Tre va in onda Stato Civile - l'amore è uguale per tutti che racconta le storie e le "cerimonie" di chi si unisce civilmente. E a celebrare il simil matrimonio arrivano spesso anche la Cirinnà e il ministro Pinotti.
Fatta la legge adesso bisogna fare i fruitori. L’approvazione del Ddl Cirinnà sulle Unioni Civili non deve restare lettera morta. Se è vero che le leggi producono un effetto immediato in chi se ne serve è altrettanto vero che, perché una norma funzioni e risponda ai bisogni dei cittadini, ci devono essere dei cittadini che se ne servono.
Così anche per la legge Cirinnà ci devono essere canali attraverso cui conoscerla e utilizzarla. E se manca la materia prima, cioè coppie disposte ad unirsi civilmente per assenza di interesse, ecco che mamma Rai ti viene subito in soccorso. Come? Creando la prima trasmissione tv ai fini della propaganda per il simil matrimonio. Con testimonial d’eccezione deputati e ministri che si incarichino di fare da testimonial.
Dallo scorso novembre su Rai 3 va in onda una trasmissione chiamata Stato Civile – l’amore è uguale per tutti. Ma la sua specificità è che è la prima trasmissione creata e prodotta con il solo scopo di raccontare le storie di chi decide di unirsi civilmente.
Ricordate quando i parlamentari di area cattolica che avevano votato le Unioni civili si affannavano a dire che non si trattava di un simil matrimonio? Che in realtà si sarebbe trattato soltanto di formazioni socali? Bè, a giudicare dalle puntate in onda su Rai Tre qualcuno deve aver preso fischi per fiaschi perché il rito è uguale uguale ad un matrimonio. Anche nella formula che il sindaco in fascia tricolore obbligatoria recita durante la “celebrazione”.
Il format è molto semplice: nessun conduttore, la telecamera entra nelle case dei protagonisti, che sono a volte giovani a volte militanti Lgbt più in avanti con l’età e li segue nelle loro storie e soprattutto nei preparativi della cerimonia. Alla quale molto spesso partecipano in veste di “sacerdoti” niente meno che la madrina della legge Monica Cirinnà e il riconfermato ministro della Difesa Roberta Pinotti.
Tutto fa pensare che si tratti di due persone dello stesso sesso che mettono in bella mostra il loro matrimonio. Che però matrimonio non è, ma pazienza. Il format era stato presentato nel disinteresse generale da un roboante comunicato stampa: “Da quest'estate, con l’approvazione del ddl Cirinnà, dal Nord al Sud nelle grandi città e nei piccoli centri hanno iniziato a celebrarsi le prime unioni civili. Una svolta di vita per tante persone che, fino ad ora, avevano incontrato difficoltà e ostacoli nella realizzazione quotidiana della propria vita in comune. "Stato civile - L'amore è uguale per tutti", da giovedì 3 novembre alle 23.15 su Rai3, racconterà in sei puntate questa "nuova" Italia attraverso il vissuto di 12 coppie. Storie d'amore e di molto altro: il ricevimento il giorno dell'unione, gli invitati, le scelte dei "dress-code", ma anche le testimonianze degli "sposi", della loro battaglia di vita e d'amore, delle famiglie che hanno approvato e sostenuto l'unione o di quelle che, invece, l'hanno osteggiata”.
Insomma, una sorta di Scene da un matrimonio post litteram, che il servizio pubblico si incarica di raccontare a spese dei contribuenti. A proposito: chissà quanto sarà costata la produzione della trasmissione? La stessa domanda è venuta al senatore di Idea Carlo Giovanardi che si è incaricato di presentare un’interrogazione al neo governo Gentiloni per conoscere la ratio e soprattutto i costi di questa produzione.
Produzione che ha tutta l’aria di essere fatta esclusivamente a fini propagandistici. Tutto infatti è perfetto: gli invitati, le riprese, la festa, i sorrisi, le storie, delineate secondo i migliori clichè della cultura gay: la militante Lgbt che incontra l’anima gemella al gay village di Roma, i due machi super palestrati che si innamorano e passeggiano al parco con due cani identici etc…etc…ù
E ci sono anche immagini che devono essere ben impresse nella mente dei telespettatori: tutti i “nubendi” si presentano davanti al tavolo del sindaco, a volte sostituito dalla Pinotti o dalla Cirinnà, con i vestiti uguali. Per far capire che sì, stiamo parlando proprio di quella cosa lì: dell’unione civile, che non è matrimonio, ma in realtà lo è.
Confezionata così la storia il risultato è che in fondo così è se vi piace, che importa poi se qualcuno ritiene ancora le Unioni civili una pericolosa deriva verso l’affermazione dell’io, dei suoi desideri all’interno di una rivoluzione antropologica? La televisione sta a dimostrare che sono tutte fandonie quelle raccontate da quei tradizionalisti cattolici che ancora si oppongono: non vedete come sorridono? E quanto sono felici? E che al loro matrimonio arrivano anche deputati e ministri? E’ tutto normale, datevi una calmata, una buona volta. E sorridete, che magari tra un anno vi faremo vedere anche le foto del battesimo del piccolo appena comprato.
In fondo, se si tratta di matrimonio, perché proibire l’adozione?