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Il caso

Malika e i “beni necessari”, fluidi come il gender

Era stata cacciata di casa dai genitori musulmani perché lesbica, ricevendo poi oltre 150.000 euro da due raccolte fondi. Ora si scopre che con quei soldi Malika Chalhy ha comprato un bulldog e una Mercedes. 

Gender Watch 04_07_2021

Vi ricordate il caso di Malika Chalhy? È la giovane di 22 anni di Castelfiorentino scacciata di casa dai propri genitori di religione islamica perché omosessuale. A favore della giovane sono state lanciate due raccolte fondi, una che ha rastrellato 140.000 euro e l’altra 11.500 euro. Poi vi sono altre diverse donazioni e i gettoni di presenza per le ospitate in TV. Ennesima prova che l’omosessualità paga. Se, al contrario, siete un professore di religione e vi arrischiate a dire durante una vostra lezione che un bambino ha bisogno del papà e della mamma, vi sbattono fuori dalla scuola, vi tolgono tutto quello che avete e nessuno vi darà una lira per solidarietà. Bene, cosa ne ha fatto di tutti questi soldi la giovane Malika? Avvocato, dentista, affitto e poi una Mercedes e un bulldog da 2.470 euro.

I social sono insorti sia perché la giovane aveva promesso di usare quei soldi in parte per far fronte alle sue necessità e in parte per far beneficienza ad associazioni che combattono le discriminazioni, sia perché ognuno, così si dice, può fare quello che vuole con la propria sessualità, ma non con i soldi degli altri. La fanciulla così ha replicato: «Quest’auto fa parte della ricostruzione della mia vita. Devo giustificarmi perché spendo i miei soldi come voglio? Il cane è un bene di prima necessità, ok? Il cane è un supporto psicologico. Sono amante di questa razza, e ho preso un bulldog. La Mercedes e il bulldog sono beni necessari». In prima battuta il pensiero vola ai suoi genitori: dal punto di vista economico si sono sgravati di spese necessarie davvero notevoli. Insomma non tutto il male vien per nuocere.

In secondo luogo, noi pensavamo che beni necessari fossero i vestiti, il cibo, alcuni elettrodomestici, i farmaci. Invece no, Mercedes e cani di razza (non si è portata a casa un trovatello, un cane sbattuto fuori di casa come lei) dovranno d’ora in poi entrare nel paniere Istat. Comunque Malika non ha tutti i torti. Da una parte è comprensibile che abbia voluto lasciare la dimora familiare in grande stile. Non puoi mica andartene su una Panda. Che figura faresti?

Anche su altro fronte la giovane toscana ha ragione: che gran supporto psicologico sarebbero per tutti noi una bella Mercedes, una villa al lago con piscina e un jet privato. Non siamo ipocriti: la necessità è criterio mobile, fluido come il gender. Sta al singolo decidere cosa sia per lui necessario o meno. Chi siamo noi per giudicare il necessario altrui? Dichiarare l’opposto puzza di discriminazione. Non si può imporre il proprio necessario ad altri. La lezione Lgbt sui diritti civili presenta dunque risvolti interessanti per le tasche di tutti noi.

Sui social Malika aggiunge qualche altro particolare sull’acquisto dell’auto. L’auto è di seconda mano e, poi, «l’auto è una Mercedes, un’auto che permette di non restare a piedi in questi viaggi lunghi (...). Oggi grazie a voi sto bene perché sto cercando lavoro dalla base che mi avete regalato e quest’auto fa parte della ricostruzione della mia vita (...)». C’è anche la Skoda che va benissimo per i viaggi lunghi, ma non sottilizziamo.

La giornalista Selvaggia Lucarelli ha però voluto scavare più a fondo e ha intervistato una certa Roberta, sua agente/portavoce, e la stessa Malika. Sulla beneficienza le due, in prima battuta, affermano che non hanno ancora ben deciso a chi devolvere il denaro e quanto denaro devolvere. Aspetto imbarazzante: in genere il donatore vorrebbe sapere in anticipo chi sarà il destinatario della sua generosità. Poi, finita l’intervista, la portavoce scrive alla Lucarelli e indica alcune associazioni beneficiarie. Sull’acquisto dell’auto Roberta svela innanzitutto che non si tratta di un’auto usata, bensì nuova di zecca. Poi aggiunge: «Malika ha venduto la sua macchina vecchia, è andata in una concessionaria, le serviva una macchina per essere una persona libera e si è comprata una macchina nuova». Replica la giornalista: «Ok, andava bene anche un’utilitaria, no?». Sempre Roberta: «A 22 anni le piacciono i motori ha trovato una macchina in offerta…». Interviene la stessa Malika: «Senti io ho 22 anni e volevo togliermi uno sfizio, mi sono comprata una bella macchina, potevo comprarmi un’utilitaria e non l’ho fatto».

Pare quindi che la giovane età sia una sorta di immunità per vivere in modo irresponsabile, un salvacondotto per inseguire le proprie voglie a tutti i costi, è proprio il caso di dire. Curiosa inversione di una dinamica che dovrebbe essere fisiologica nell’esistenza di ciascuno: da giovane fai la gavetta, mangi pane raffermo e amare delusioni e forse solo da adulto, se non da anziano, ti potrai togliere qualche sfizio.

Qualche anima bella di attivista gay obietterà: non c’entra nulla l’omosessualità di Malika con la sua condotta non proprio adamantina. Poteva comportarsi male anche un eterosessuale. Vero, ma viene da domandarsi: questo comportamento, diciamo così, disinvolto della ragazza non può mettere in luce una personalità ribelle, desiderosa di indipendenza a costo zero che potrebbe avere avuto un certo peso nel suo allontanamento da casa? E quindi, facendo parzialmente nostra proprio l’argomentazione del caro amico attivista gay, non può essere che l’omosessualità della ragazza sia semplicemente una concausa del suo allontanamento e abbia pesato anche e forse di più questa sua indole anarchica, incline alla mancanza di trasparenza e amante degli agi?