«Malattie e percorsi di cura, ecco come aiutano le virtù»
Dalla fortezza alla giustizia, fino alla temperanza legata al piacere che va dal cibo alla sessualità. Da un gruppo di professionisti di varie discipline nasce l’esperienza di “Reti generative”, che mette in luce l’importanza delle virtù nelle relazioni di cura e nell’educazione, anche dei più piccoli. Perché, come spiega la dottoressa Maria Boerci alla Nuova BQ, se «la ricerca scientifica considera la persona nella sua completa verità collabora al bene personale e comune di tutti noi».
Un convegno sulle virtù come necessarie alla cura delle malattie fisiche e psichiche e all’educazione anche dei più piccoli. Questo il contenuto del secondo ciclo di incontri proposto da “Reti generative a sostegno della bellezza dell’umano” (qui il programma), fra i frutti virtuosi dell’insegnamento dell’Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su Matrimonio e Famiglia, e i cui prossimi appuntamenti saranno il 26 ottobre e il 23 novembre, a Milano, presso l’Oasi san Francesco.
Dottoressa Maria Boerci, lei è fra i coordinatori di “Reti generative”, chi siete?
I promotori delle “Reti generative” sono professionisti di diverse discipline, mediche, psicologiche ed educative che hanno approfondito la loro amicizia durante un percorso di studio presso l’Istituto Giovanni Paolo II. In tale ambito è nato il desiderio di portare alle persone con cui e per cui lavoriamo un concreto aiuto, che possa sostenere “il vero, il buono ed il bello” che noi stessi avevamo incontrato. Nella rilettura autobiografica del suo percorso, Karol Wojtyla evidenziava a più riprese che l’interesse per l’uomo e la sua dignità emergeva sempre più come snodo decisivo della sua passione conoscitiva, etica e pastorale. Così scrive: «L’interesse per l’uomo come persona era presente in me da lunga data […] Eravamo ormai nel dopoguerra, e la polemica con il marxismo era in pieno svolgimento. In quegli anni, la cosa più importante per me erano diventati i giovani, che mi ponevano non tanto domande sull’esistenza di Dio, ma precisi quesiti su come vivere, cioè sul modo di affrontare e risolvere i problemi dell’amore e del matrimonio, nonché quelli legati al mondo del lavoro». L’approccio alla questione antropologica, dunque, verte sulla modalità con la quale l’uomo vive la sua identità nella concretezza esistenziale, nella quale la ricerca di senso chiede una trama di scelte, valori, princìpi, non riconducibili semplicisticamente ai registri del biologico o della sociologia della cultura. In questa ottica, molte associazioni incontrate nel nostro lavoro quotidiano ci chiedevano la possibilità di poter svolgere un lavoro comune e nel cammino intrapreso. La proposta formativa intende offrire ai servizi di assistenza, agli ambiti educativi, ai contesti di cura e di riabilitazione strumenti e metodologie utili alla creazione di condizioni favorevoli ad intraprendere un cammino di crescita. Un secondo obiettivo perseguito è quello di promuovere la conoscenza reciproca e consolidare la collaborazione tra i diversi servizi e le realtà associative presenti sul territorio, in modo da favorirne e incoraggiarne l’accesso da parte delle famiglie.
Com’è possibile pensare di curare e di educare usando le virtù che, cristianamente parlando, sono gli antidoti al peccato? Si può collegare la malattia al peccato e la guarigione all’esercizio della virtù?
Il metodo delle virtù ben è stato espresso nella prima giornata delle reti dalla dottoressa Ripamonti (responsabile della Ssd Oncologia - Cure di supporto al paziente): «La sofferenza dei pazienti ammalati di cancro è legata a sintomi fisici, emozionali, sociali (solitudine, sofferenza della famiglia, perdita del lavoro) e spirituali. L’80% dei pazienti soffre di dolore e di astenia che alterano sensibilmente la loro qualità di vita. Circa il 25-30% delle persone malate di tumore sperimenta una serie di sintomi che possono essere raggruppati nel più ampio concetto di “distress” psicologico. Tali sintomi includono ansia, depressione, demoralizzazione, disturbi sessuali e anche sentimenti di solitudine, difficoltà nel tornare al lavoro, emarginazione e stigmatizzazione… Gli operatori sanitari necessitano di formazione olistica per riconoscere e favorire questi itinerari e personalizzare così le cure e le terapie dei pazienti. Sono stati riportati studi sui bisogni spirituali, la speranza, la dignità e la loro relazione con i sintomi fisici ed emozionali di pazienti in trattamento oncologico attivo. Dedicare tempo alla relazione con il malato diviene fondamentale per indagare anche le possibilità che quel malato ha di costruire un cambiamento più vicino al proprio benessere nella vita quotidiana che significa… contattare anche il proprio modo di stare nel mondo e nelle relazioni con gli altri».
Il ciclo di incontri che proponete quest’anno si svolge in tre giornate. La prima giornata è stata quella del 5 ottobre in cui avete parlato della fortezza. Cosa è emerso?
La prima giornata è stata dedicata alle virtù della fortezza e della giustizia. Abbiamo trattato del rispetto virtuoso del rapporto uomo-donna e della capacità di accogliere le persone che incontriamo in ogni ambito di cura. La ricerca scientifica, sia in ambito medico sia didattico o genitoriale, se considera la persona nella sua completa verità - fatta di corpo, spirito, razionalità, relazioni, affetti, psiche - collabora al bene personale e comune di tutti noi. Ne è un esempio la sezione dedicata alla malattia sessualmente trasmessa: “Non solo prevenzione, ma educazione”. Le malattie a trasmissione sessuale (Mts) sono una realtà in costante e preoccupante crescita in tutto il mondo. La disponibilità di terapie efficaci per molte Mts non hanno in realtà realizzato il presupposto di un aumento di libertà sessuale senza conseguenze sanitarie e apportatrice di maggiore felicità, quanto piuttosto un calo di aspettative, di vero desiderio, e una crescente disillusione, cinismo e sfiducia nella possibilità di realizzare una solida relazione tra i due sessi. Tra i giovanissimi in particolare assistiamo ad una maggiore diffusione delle Mts nei Paesi dotati di una teoricamente più avanzata disponibilità di informazioni e presidi inerenti alla cosiddetta “salute riproduttiva”. Scopo dell’intervento è stato quello di tentare di indirizzare l’uditorio a una visione che esca dalla tipologia “sanitario-difensiva” per aprirsi a una prospettiva umana integrale, in cui la sessualità non è un atto biologico ludico, ricreativo, consumistico-egoistico (stile usa e getta, e possibilmente senza troppi “cocci”), quanto piuttosto complicato linguaggio dell’amore, strettamente connesso con la dimensione umana votata alla scoperta che solo nel prezioso esercizio della sessualità in una unione fedele, indissolubile, aperta alla vita è misteriosamente incluso il progetto di vera felicità formulato dal Creatore.
Vi rincontrerete ancora il 26 ottobre e il 23 novembre. In queste date interverranno professori come Noriega sul tema della temperanza legata al piacere che va dal cibo alla sessualità. Fressoia e Galster parleranno della verità nel rapporto con figli che vivono attrazioni per lo stesso sesso. Quale messaggio volete dare al pubblico?
L’attrazione e il piacere sono esperienze che indicano quanto gli esseri umani siano intrecciati con il mondo. Tuttavia, la rilevanza personale del corpo si scontra con l’inclinazione comune a considerare gli atti del mangiare e del fare l’amore come comportamenti relegati a funzioni, con la sola limitazione socialmente condivisa della tutela e della prevenzione della salute. Ci interrogheremo sulle ragioni per le quali il cibo e il sesso attraggono gli esseri umani, sul ruolo dell’amore e sull’originalità di ciò che nella riflessione classica veniva denominata “ragione pratica”, ovvero il modo di pensare rivolto all’azione. Poi affronteremo il rapporto tra fame, libido e “vita buona”, una vita dove non tutto è dato dall’inizio e in cui si deve raccogliere la sfida di costruire rapporti con gli altri e con il creato. Il filo conduttore dell’intera analisi è l’interrogativo sulla finalità dei desideri e delle azioni. In particolare la dottoressa Luisa Fressoia e il dottor Michael Galster tratteranno il tema “Il bene come verità e bellezza nella relazione con i figli omosessuali”. Sin dalla sua nascita, Agapo (Associazione genitori e amici di persone omosessuali) fa dell’ascolto della persona e dell’accoglienza dell’omosessualità la sua ragion d’essere. L’intervento al convegno ha cura di riportare l’esperienza maturata sul campo, in particolare, relativamente a progetti-laboratorio di accompagnamento pedagogico dei genitori che si trovano in difficoltà nell’affrontare la relazione con i figli che manifestano un orientamento omosessuale. Lo scopo è quello di affinare la consapevolezza della ricchezza e della bellezza delle relazioni d’amore che hanno a proprio fondamento la differenza sessuale, verità che non è trattabile: cioè della differenza sessuale non si può fare a meno, in quanto da essa origina il sommo bene che è la vita. Nel percorso intrapreso i genitori si sono dunque resi disponibili, attraverso le metodologie autobiografiche, ad indagare il proprio sé genitoriale riattraversando i momenti apicali della propria storia di padri e di madri, ricercando il proprio stile relazionale con i propri pregi e limiti; ricerca finalizzata in ultima analisi soprattutto alla ricerca di strategie in grado di favorire la maturazione dei figli e il pieno sviluppo delle loro potenzialità. Un’ottica, quest‘ultima, che intende favorire il rafforzamento della stima di sé, tanto nei maschi quanto nelle femmine, che va a incidere positivamente sul processo di costruzione dell’identità, compresa l’identità sessuale della persona.
Il 23 novembre tratterete la perseveranza e la clemenza. Il professor Regalia parlerà di perdono. Come pensate che possa essere compatibile con la terapia psicologica?
Perdonare è un dono particolare che le persone possono farsi reciprocamente e cercheremo di mostrare quali sono le caratteristiche e gli effetti che questo dono può apportare. Se nelle relazioni le persone imparano a perdonarsi, hanno più probabilità di stare meglio e ciò si riverbera a livello individuale e nei legami. Vedremo anche quali sono gli elementi che qualificano questa azione particolare nonché le sfide da affrontare, perché perdonare non è affatto facile.
All’incontro di sabato 26 ottobre interverrà anche la nostra redattrice Costanza Signorelli, che affronterà il tema delle virtù attraverso le vite concrete raccontate nel libro «Il chicco di grano. Storie di “Santi Giovani” in mezzo a noi», edito dalla Nuova Bussola.