L'ANNIVERSARIO
Mahler, la sinfonia di un convertito
A cent'anni dalla morte del musicista boemo, fa ancora discutere la sua adesione al cattolicesimo. Ma la sua fede fu autentica e non opportunista.
Cultura
18_05_2011
“Il mio tempo verrà”. Questo un giorno disse di sé Gustav Mahler, osannato direttore d’orchestra a livello internazionale tra fine Ottocento ed inizio Novecento, ma misconosciuto come compositore. E’ solo successivamente, per merito del grande direttore di origine ebraica Leonard Bernstein, che intorno agli anni ’60 il compositore boemo incominciò ad essere conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Oggi, 18 maggio, cade esattamente il centenario della sua morte e possiamo dire che quella profezia, pronunciata dallo stesso Mahler, si è pienamente e felicemente compiuta.
Ebreo per nascita ma non per fede. Mahler nasce il 7 Luglio del 1860 a Kalischt, un piccolo borgo in Boemia (oggi Repubblica Ceca). La sua famiglia era ebraico-ashkenazita. Fin da ragazzo però vive in modo ambivalente la sua appartenenza alla comunità ebraica. Da una parte sente un disinteresse mai celato per la religione ebraica, ma dall’altro, come testimoniano bene le sue partiture, non rinnega le proprie tradizioni culturali: pensiamo all'uso di temi in stile klezmer – un genere musicale di tradizione ebraica – inseriti nel terzo movimento della Prima Sinfonia, o alle marcette o danze nuziali prese dalle musiche dei riti sponsali ebraici presenti in moltissime sue composizioni sinfoniche, o alle melodie popolari della tradizione ebraica e sinagogali come il Kol- Nidrè. Il legame ambiguo e controverso con le sue radici è ben testimoniato anche dagli scritti della moglie, Alma Mahler: “Non ha mai sentito il rito ebraico. […] Il suo scetticismo verso la religione ebraica, né il suo battesimo potevano far dimenticare il fatto che era ebreo”. Anche alcuni costumi e comportamenti dei fratelli ebrei lo urtavano non poco. Ecco come racconta la moglie una passeggiata notturna in un quartiere ebraico: “Qui tutto si muoveva, agiva, gridava. […] Tutta la strada era deturpata da vestiti vecchi e stracci. Nell’aria stagnavano odori di cibi. Domandai a Mahler sottovoce con le sue stesse parole: ‘Sono questi i nostri fratelli?’. Egli scosse la testa, desolato.”
Scavare una montagna con un bastoncino
Sin da ragazzo nasce in lui una particolare attrazione per il cattolicesimo, anche sull’onda di un certo medesimo interesse nutrito dal padre. Questa curiosità per il credo di Sacra Romana Chiesa da parte di Mahler è anche attestata dal fatto che da adolescente era corista in una chiesa cattolica, chiesa in cui il maestro del coro gli aveva impartito i primi rudimenti dell’arte pianistica. Gli anni passano, Gustav cresce e così la sua fama: tra Ottocento e Novecento diventerà uno dei più importanti direttori di orchestra a livello mondiale. Accanto all’attività di direttore affianca quella di compositore: Mahler ci ha lasciato un considerevole numero di opere soprattutto lieder e sinfonie (nove ne scrisse e non riuscì a termine una decima). Il compositore boemo intrecciò la sua esistenza con quella di numerosi artisti e personaggi notissimi dell’epoca quali Frued - il quale una volta lo sottopose a seduta e, abbattuto perché non riusciva a comprendere il genio di quest’uomo, ammise che era come scavare una montagna con un bastoncino - Brahms, Bruckner, Richard Strauss, Klimt, Thomas Mann, Kokoschka, Nietzsche, Puccini, Rodin, Toscanini, Debussy, Dukas, Gabriel Faurè.
Un battesimo contestato
Una data molto importante nella vita di Mahler è quella del 1897, anno in cui viene nominato direttore dell’Imperial Regia Opera di Corte. Per accedere a questa carica occorreva essere cattolici. Poco prima, nel febbraio di quello stesso anno, Mahler si fa battezzare. Questa nomina e il precedente battesimo innescò, sin da allora, una polemica non tuttora sopita: Mahler si fece battezzare per mero opportunismo oppure perché desiderava veramente diventare cattolico? La risposta in sintesi può essere questa: colse quell’occasione per rompere gli indugi e abbracciare sinceramente la fede cristiana. Ecco le prove.
Le opere
Nelle sue musiche i riferimenti alla tradizione e addirittura alla dottrina cattolica non vengono celati. Ad esempio al termine della Quarta Sinfonia un bambino descrive con ingenuità e candore nel canto Das himmlische Leben la vita paradisiaca, in cui si balla e si gioca e San Pietro compiacente guarda tutto questo; un paradiso dove ci sono San Giovanni e San Luca, Santa Marta, Sant’Orsola e Santa Cecilia, tutti indaffarati nelle loro occupazioni celesti. Qualcuno potrebbe obiettare che dato che la sinfonia venne scritta tra il 1899 e 1901, durante quindi gli anni in cui era direttore dell’opera di Vienna, tale riferimento ai santi della tradizione cattolica potrebbe suonare come una captatio benevolentiae verso l’atrettanto cattolico imperatore Francesco Giuseppe. L’obiezione non regge perché, sia prima del suo ingresso all’Opera di Vienna che dopo le sue dimissioni avvenute nel 1907, egli scrisse musiche in cui l’elemento della cattolicità era ben presente. E dunque non avrebbe avuto interesse alcuno a citare rimandi alla tradizione cattolica dato che non era ancora direttore o aveva ormai dismesso i panni di questo. Infatti tra il 1893 e il 1896 mette a punto i lieder del ciclo Il corno magico del fanciullo, i cui testi sono tratti dalle poesie di Achim von Arnim e Clemens Brentano, il quale si convertì al cattolicesimo ben prima, quando nel 1818 incontrò la beata e famosa veggente Anna Katharina Emmerick. Tra l’altro le favole del Brentano spesso venivano raccontate da Mahler alla figlia maggiore. Dopo il decennio alla guida dell’Opera di Vienna terminò l’Ottava Sinfonia in cui è inserito il Veni Creator Spiritus. Infine sulla copia autografa della Decima Sinfonia, iniziata nel 1910, possiamo leggere come il Maestro intendeva proseguire la composizione che, come abbiamo detto, rimase incompiuta: “III Tempo: Purgatorio: Morte! Trasfigurazione. Pietà. O Dio! O Dio, perché mi hai abbandonato”. Sì, Mahler aveva trovato evidentemente delle suggestioni musicali proprio nel Purgatorio, uno di quei temi della dottrina cattolica ormai mandati in soffitta da buona parte della pastorale odierna. Significativo poi la citazione della parole di Cristo sulla croce. Al di là comunque dei riferimenti testuali tutta la sua opera musicale è segnata da un’instancabile ascesi religiosa. Un commento tra tutti: quello del filosofo non certo cattolico Theodor Adorno il quale nel suo saggio “Mahler” afferma con acutezza che egli tentò di redimere il mondo ma non ci riuscì.
I biografi
Buon parte dei biografi però si accaniscono nel dire che Mahler fu cattolico solo di facciata: si convertì in buona sostanza solo perché gli era tornato comodo al fine di farsi accettare dall’Opera di Vienna e dal mondo culturale musicale austriaco che era profondamente cattolico. Questa tesi, oltre ad essere confutata dai testi delle opere appena citate, è contraddetta dalla monumentale e recente biografia di Quirino Principe “Mahler. La musica tra eros e thanatos” in cui il dottissimo studioso, uno dei massimi esperti di Mahler del mondo, dedica al compositore boemo ben 1.032 pagine di analisi e commenti alla sua musica e alla sua vita. Così Quirino Principe si esprime sulla querelle: “Mahler sarebbe comunque arrivato alla direzione del teatro, in virtù di un clima relativamente tollerante verso il mondo ebraico sotto Francesco Giuseppe”. Insomma cattolico o no, Mahler era da tutti riconosciuto così capace che quel posto gli sarebbe spettato di diritto. A margine appuntiamo che tale indicazione sul clima culturale di benevolenza verso i discendenti di Abramo e Mosè è confermata anche dall’ebreo Sigmund Freud il quale una volta ebbe a dire in merito alla figura dell’imperatore e proprio a motivo delle mutate condizioni sociali favorevoli al popolo ebraico: “Un Grande Gentiluomo è alla guida del nostro Stato”.
L’attendibilità di Alma
L’obiezione alle parole di Principe potrebbe essere la seguente: trattasi di congettura. Con i “se” e i condizionali non si fa la storia. Bene, allora vediamo cosa scrisse invece Alma Mahler, sua moglie di vent’anni più giovane. Alma è testimone attendibile sia perché era nota nei circoli culturali del tempo per non avere peli sulla lingua, sia perchè nelle pagine che ci ha lasciato non risparmia severe critiche al suo Gustav su molti aspetti della sua vita privata e pubblica. Fece addirittura le pulci anche ad alcuni passaggi delle sue sinfonie: la Quinta Sinfonia ad esempio le parve “una sinfonia per batteria”; il risultato fu che il marito tolse buone parti delle percussioni. Non tacque neppure tra l’altro anche su qualche sua scappatella extraconiugale (proprio lei che per sua stessa ammissione lo tradì più e più volte). Una cronista davvero poco diplomatica poi, dal momento che la sua “Autobiografia” conteneva racconti così scomodi per molti che l’editore stesso si vide costretto a censurarla, tagliandone molte parti. Le pagine della moglie quindi non ci lasciano un edulcorato ritratto agiografico del marito ma ne appuntano debolezze, idiosincrasie e fragilità. Insomma la fonte è attendibile e seria.
Notizie di prima mano
Lasciamo dunque la penna ad Alma la quale nella sua già menzionata “Autobiografia” così appunta: “Poi a vent’anni conobbi Gustav Mahler, il mio primo marito. Era cristiano e si era fatto battezzare non soltanto per opportunismo, per poter diventare direttore dell’Opera di corte di Vienna, come hanno voluto far credere certi biografi.” L’espressione “non soltanto per opportunismo” mette in evidenza che oltre alla possibilità di essere nominato direttore vi erano altre motivazioni che spinsero Mahler a ricevere il battesimo. Ma queste ultime quanto erano importanti? Hanno pesato di più del puro calcolo utilitarista? Pare proprio di sì. Il convincimento genuino nel farsi cristiano è corroborato da altri stralci del diario di Alma: “Una lettera che mi scrisse anni dopo è una risposta alla mia domanda polemica: in che misura Platone fosse superiore a Cristo, in un certo senso. Gustav Mahler respinse questa domanda fermamente e con convinzione. Raramente Mahler passava davanti a una chiesa senza entrare. […] Amava anche profondamente il misticismo cattolico. Ero in polemica con l’ebreo che credeva in Cristo – allora!”. Un’appartenenza convinta dunque, testimoniata da questi altri passaggi contenuti invece in un altro libro della moglie di Mahler dal titolo “Ricordi e lettere”: “Una delle nostre prime conversazioni ebbe per argomento Gesù Cristo. Sebbene avessi avuto una educazione cattolica, ero diventata più tardi una libera pensatrice convinta, sotto l’influenza di Schopenhauer e di Nietzsche. Mahler si opponeva con foga a questa concezione e si arrivò allo strano paradosso che un ebreo difendeva a spada tratta Gesù Cristo contro una cristiana. […] La mistica cattolica lo attraeva e questa attrazione veniva incoraggiata dai suoi amici di gioventù che si facevano battezzare e cambiavano nome; e il suo amore per il misticismo cattolico era perfettamente sincero. […] Amava l’odore dell’incenso, il canto gregoriano. […] I suoi canti religiosi, la Seconda, l’Ottava, tutti i corali nelle sinfonie sono sentiti sinceramente – non inseriti dall’esterno!”. E in un altro passo la giovane moglie ci informa che sulla copia personale del marito della partitura “Te Deum” del cattolicissimo Bruckner cancellò con grossi fregi le parole del frontespizio “per coro, soli e orchestra, organo ad libitum” e scrisse “per voci angeliche, spiriti devoti, cuori tormentati e anime purificate dal fuoco”: ritorna qui tra l’altro il tema del Purgatorio. Quindi per Alma non ci sono dubbi sulla sincerità del sentimento religioso di Mahler, congiunto ad un sano pragmatismo che forse pesò in una certa qual misura all’inizio ma che poi man mano passò in secondo piano. L’ago della bilancia insomma pende per un’adesione autentica alla fede di Cristo.
Niente sentimentalismi
E’ da notare poi che in Mahler non c’era una simpatia vaga e inconsistente verso la religione cattolica, un interesse per un indistinto misticismo di impronta cristiana, una mera congenialità d’animo e spirituale, bensì una condivisione razionale dei suoi aspetti dottrinali. Lo attesta sia il riferimento esplicito al Purgatorio di cui abbiamo già parlato a proposito della Decima Sinfonia, sia un altro passaggio del diario di Alma: “Poi il discorso cadde sulla confessione auricolare. […] Mahler difendeva la confessione. […] Io, come cattolica, ero la sola che avessi delle leggere riserve.” L’atteggiamento critico della moglie verso la pratica della confessione depone a favore della veridicità di quanto contenuto nel racconto. Alma cioè non aveva nessun interesse a distorcere la narrazione dei fatti, trovandosi lei con stupore a giudicare se stessa quasi meno cattolica del marito.
Tre volte senza patria
Dunque il Maestro era cattolico di fede ma culturalmente si trovava in una situazione ambigua. Gustav Mahler era infatti un uomo con più anime, situazione che lo portava a percepirsi come un apolide del mondo: “Sono tre volte senza patria: come boemo tra gli austriaci, come austriaco tra i tedeschi e come ebreo in tutto il mondo”. Oltre a ciò si aggiungeva la sua conversione al cattolicesimo, la quale come abbiamo notato non significava rinnegamento delle sue radici culturali, come ci racconta sempre Alma: “Non ha mai negato la sua origine ebraica – piuttosto l’ha messa in rilievo. Di fede era cristiano. Era un ebreo-cristiano e aveva la vita difficile”. Conversione però vista con sospetto sia dai cattolici – sua nemica fu sempre Cosima Wagner moglie del defunto Richard – che soprattutto dagli ebrei. Quindi il farsi cristiano gli aveva procurato più guai che vantaggi: la teoria del calcolo opportunistico perciò risulta essere non molto solida.
Alghe letali
"Non ho mai visto degli streptococchi svilupparsi in una maniera così meravigliosa, guardi questi filamenti, sembrano alghe marine!". Questa fu l’allegra sentenza di morte pronunciata dal dottor André Chantemesse medico curante di Mahler, il quale rimase muto e annichilito dal terrore al sentire simile diagnosi. Si trattava di endocardite batterica e presto lo avrebbe portato alla tomba. Da quel momento e soprattutto dopo alcuni attacchi di cuore assai gravi la moglie racconta che lo vedeva spesso camminare per casa leggendo la Bibbia. Ciò a testimonianza di un percorso di conversione realmente sincero, personale ed ininterrotto. Si decise per il ricovero in sanatorio. Ormai estremamente minato nel fisico, con l’infezione estesa in tutto il corpo fu allettato e al vedere quella scena Alma esclamò: “La deposizione di Cristo! Tutti avemmo la stessa sensazione”. Ed infine, dopo una lunga agonia, si spense: “Alla mezzanotte del 18 maggio – racconta ancora la moglie – mentre infuriava un violento urgano, il terribile spaventoso rantolo tacque di colpo. Aveva esalato la sua cara, splendida anima”.