Maestà, il condensato della Settimana Santa
La monumentale pala fu trasportata in solenne processione dallo studio di Duccio di Boninsegna fino in Duomo a Siena e collocata sull’altare maggiore. Sul retro si sviluppa il racconto delle storie della Passione e Resurrezione: ventisei episodi, attorno alla formella centrale della Crocefissione. Gesù arriva a dorso di asina, ma sembra alludere alla necessità di salire non solo a Gerusalemme ma anche sulla croce.
Duccio di Buoninsegna, Maestà, part. Ingresso a Gerusalemme, Museo dell’Opera Metropolitana del Duomo,Siena
«Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina» (Zc 9,9).
La Maestà. Già il titolo esprime una certa imponenza e solennità. In effetti, quando quest’opera venne commissionata, nel 1308, fu voluta per sostituire un’antica immagine di Maria particolarmente cara ai senesi che intendevano, con il nuovo dipinto, esprimere, anzi, ribadire la profonda devozione nei confronti della loro protettrice.
Siena, 1311. Duccio di Boninsegna, raffinato pittore già, probabilmente, allievo di Cimabue, consegna al capitolo della Cattedrale quello che sarà poi ricordato come il suo capolavoro e come icona del Trecento italiano: la monumentale pala fu trasportata in solenne processione - ricordata dalle cronache - dallo studio dell’artista fino in Duomo e qui collocata sull’altare maggiore.
Il tempo passa e i gusti cambiano, anche in fatto di arte sacra. La Maestà è stata rimossa, smembrata e infine musealizzata. Alcune parti, appartenenti alla predella e alle cuspidi, sono andate, purtroppo, disperse. Ciò che resta nel Museo dell’Opera Metropolitana del Duomo è l’imponente tavola dipinta su entrambe le facce. Quella un tempo offerta alla vista dei fedeli presenta al centro la Vergine in trono con il braccio il Suo Bambino, circondata da una moltitudine di angeli e santi immortalati sul fondo oro. E se nella predella, un tempo, trovavano posto le storie dell’Infanzia di Gesù, nel coronamento si ammiravano le storie di Maria dopo la morte di Cristo.
Sul verso, ovvero sul retro della tavola, si sviluppa, invece, il racconto delle Storie della Passione e Resurrezione: ventisei episodi, attorno alla formella centrale della Crocefissione che risulta essere di dimensioni maggiori rispetto agli altri riquadri. Il primo in basso a sinistra è quello dell’Entrata in Gerusalemme. E’ proprio da qui che inizia la lettura.
Sorprende, innanzitutto, l’attenzione meticolosa di Duccio per il paesaggio che rende la scena ricca di dettagli. La strada è lastricata, nelle mura si susseguono delle feritoie, la città è turrita e il profilo di Siena è perfettamente riconoscibile per la struttura poligonale del tiburio del duomo che compare sullo sfondo.
Gesù procede, come da tradizione iconografica, da sinistra verso destra accompagnato dal gruppo compatto dei suoi discepoli. Sono giovani ebrei i primi, tra tutti, a corrergli incontro e ad accoglierlo festanti. In questo Duccio segue il testo evangelico di Matteo che ci riferisce di fanciulli che acclamavano nel tempio: Osanna al Figlio di Davide. Uno di loro stende per terra il mantello, rosso. Ed ecco che si compie la profezia: “Egli (Colui cui è dovuta l’obbedienza dei popoli) lava nel vino la veste e nel sangue dell’uva il manto" (Gen 49, 10 -11).
Gesù arriva sul dorso di un asino, come un re giusto, vittorioso, umile (Zc 9,9). E’ rappresentato in atto benedicente, ma il Suo gesto sembra indicare una precisa direzione, sopraelevata rispetto al punto di vista di tutta la scena e sembra alludere alla necessità di salire non solo a Gerusalemme ma anche sulla croce.
In basso, sulla destra si apre una porta, curiosamente lasciata socchiusa. Conduce all’Orto degli Ulivi dove, di lì a poco, si consumerà l’agonia dell’attesa della Crocefissione. Il Figlio di Davide sa che dovrà varcarla, nonostante la folla osannante che ora Lo circonda.