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IL LIBRO

Madre Speranza, «la portinaia del Buon Gesù»

Nel volume Eterna è la sua misericordia, Francesco Lauria ripercorre la biografia spirituale di madre Speranza, apostola dell’amore misericordioso del Padre, che mostra come in esso risieda l’unica speranza per il mondo.

Ecclesia 01_09_2023

«Dio ci chiama a fare esperienza del suo amore e della sua misericordia; la nostra vita porta in sé l’impronta di questo Sogno divino, da sempre è orientata a questo fine sublime, l’abbraccio eterno con il Padre misericordioso». Così scrive madre Speranza Montecchiani nella prefazione al volume di Francesco Lauria Eterna è la sua misericordia (Àncora Editrice 2023, pp. 173), nel quale l’autore si addentra nelle pieghe della vita della beata madre Speranza di Gesù (1893-1983), illuminandone in modo particolare la dimensione spirituale e mistica. L’obiettivo è far emergere, attraverso la sua figura, come la bontà e la tenerezza di Dio per l’uomo siano l’unica speranza di bene e di salvezza per il mondo. Dunque, l’uomo è chiamato a corrispondervi con generosità donandogli la libertà di operare come meglio crede.

Il volume – i cui proventi saranno interamente devoluti alle missioni dei Figli e delle Ancelle dell’Amore Misericordioso – si presenta quale segno tangibile di gratitudine all’amore misericordioso di Dio di cui l’autore, insieme a sua moglie Patrizia, ha fatto esperienza. Nel giugno 2014, Patrizia vive in una condizione clinica critica a causa di un tumore molto aggressivo. Riceve una telefonata in cui le viene intimato di recarsi al più presto in pellegrinaggio al Santuario di Collevalenza, nonostante sia fortemente debilitata. Di qui, insieme al marito Francesco, accoglie tale invito, a pochi giorni dalla beatificazione, avvenuta il 31 maggio di quello stesso anno, di madre Speranza. Dopo il bagno nelle piscine e una benedizione con le reliquie della beata i due coniugi rientrano a casa custodendo nel cuore «la speranza di una pronta e definitiva guarigione», di lì a poco esaudita.

Al secolo María Josefa Alhama Valera, la religiosa amava definirsi «la portinaia del Buon Gesù» e desiderava una sola cosa: fare la volontà del Signore «costi quel che costi». «Tutto per Amore» è il suo motto. Lauria la definisce anche come «una persona smisuratamente innamorata di Dio» e attinge abbondantemente alle pagine del diario della mistica spagnola per rievocarne la profondità di vita spirituale. Madre Speranza compartecipa alle sofferenze di Cristo offrendo le proprie per la conversione dei peccatori, nella fiducia che «anche l’uomo più perverso, il più abbandonato e miserabile è amato da Dio con una infinita tenerezza».

Parlando dell’Eucarestia, madre Speranza scrive nel suo Diario che «la Comunione è sorgente di Cristo; per conservare la vita divina abbiamo bisogno del Corpo e Sangue del Buon Gesù, della sua Anima e Divinità che ci trasformano in altri Cristo, comunicandoci la sua natura divina, i suoi affetti e le sue virtù e specialmente l’amore a Dio e al prossimo». La radice del peccato è quell’«amore a noi stessi che ci fa dimenticare l’amore che dobbiamo al nostro Creatore», sottolinea ancora la mistica spagnola, ricordando nel contempo che «l’umiltà costituisce le fondamenta dell’edificio della perfezione; ferisce e manda in frantumi la roccia della superbia».

Tra gli aneddoti ripresi, uno ha come protagonista il vescovo di Todi, Alfonso Maria de Sanctis (1883-1959), il quale ufficializza la nascita del primo santuario al mondo dell’Amore Misericordioso. Durante il suo funerale madre Speranza in estasi esclama a gran voce: «Eccellenza quanto sei bello! Prega per noi!». E dopo la sua risposta, che coloro che erano in chiesa chiaramente non odono, riprende: «È possibile che lei abbia sofferto così tanto in Purgatorio? Lei è morto ieri a Roma e questa sera siamo qui a celebrare la Santa Messa; sono solo due giorni». Il vescovo le aveva confessato di aver sofferto più in quei due giorni in Purgatorio che in tutta la sua vita terrena.

La mistica spagnola ripete spesso questa frase: «Dio è un Padre amorevole, che cerca in ogni maniera di confortare, aiutare e rendere felici i suoi figli e li segue e cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro».

Tanti i miracoli sorprendenti ripresi dalla viva voce di Pietro Iacopini, suo figlio spirituale. Per l’intercessione di madre Speranza, quando è ancora in vita, durante una cena, l’acqua viene trasformata in vino; durante una bilocazione si presenta nello studio di Pio XII; è Gesù stesso a indicarle il luogo dove avrebbero dovuto scavare per trovare una falda acquifera per le fontane e le piscine per le guarigioni fisiche e spirituali in una zona con noti problemi d’approvvigionamento idrico. In quest’ultimo caso sono molteplici le difficoltà incontrate, compresa la diserzione di alcuni operai durante la perforazione del pozzo ma, ripete fiduciosa madre Speranza, «il mio Ingegnere non sbaglia mai». I frutti di grazia, in termini di conversioni e guarigioni, per quanti si accostano con fede alle acque dell’amore misericordioso di Cristo sono tuttora visibili e innumerevoli.

Come destinatari dell’infinita misericordia di Cristo, siamo dunque invitati a fare nostra la preghiera dell’ancella di tale mistero d’amore: «Ti prego, Gesù mio, per l’amore con cui mi hai chiamato: dammi la grazia di amarti con tutto il cuore, di essere unita a Te con tutta l’anima, di spendere tutte le mie energie al servizio del tuo amore e della tua misericordia. Fa’ che nell’ora della morte, purificata dalla tua misericordia, entri nelle nozze eterne che Tu mi hai preparato».