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Madre di Dio e Madre della Chiesa

Pubblichiamo l'articolo di padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, che appare sul numero di maggio del mensile "Il Timone". L'articolo fa parte del dossier dedicato ai dogmi della Chiesa che riguardano la Madonna.

Editoriali 11_05_2014
Il Timone

Pubblichiamo l'articolo di padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, che appare sul numero di maggio del mensile "Il Timone". L'articolo fa parte del dossier dedicato ai dogmi della Chiesa che riguardano la Madonna.

Quando San Bernardo affermava che riguardo alla Madonna non si parla e non si scrive mai abbastanza («De Maria numquam satis») si rendeva conto che la Madre di Dio è un mistero inafferrabile e inesauribile, perché ha un intimo rapporto con le verità fondamentali della fede cristiana, le quali si riflettono in lei come i raggi di sole in una goccia d’acqua purissima. Se uno recita le litanie lauretane col cuore, soffermando l’attenzione su ognuna di esse, rimane stupito dalla straordinaria varietà di titoli con cui Maria è invocata e come ognuno di essi colga un aspetto particolare della sua eccelsa grandezza e della sua divina bellezza. Eppure hai l’impressione che le parole si dissolvano una ad una senza riuscire a introdurti nel cuore del mistero. 

La Madonna è Madre

Per quanto Maria sia un mistero inesauribile e per quanto numerosi siano i titoli con i quali è invocata, fin dal suo primo apparire all’orizzonte della storia della salvezza viene presentata come madre. Nessun nome come questo potrebbe cogliere l’identità di Maria nella sua insondabile profondità. Essere madre è la sua essenza, la sua natura e la sua missione. Ciò che caratterizza Maria nei Vangeli è il mistero della sua divina maternità. Noi la vediamo nel momento più solenne della sua vita, anzi della stessa storia del mondo, mentre l’angelo le dice: «Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (Lc 1,30).

Maria esordisce nella storia della salvezza con la vocazione ad essere madre. Non comprenderemo mai la Madonna se non la guardiamo in questa prospettiva. Da quel momento, essere madre è il suo destino, un intreccio di gioie e di dolori che pulseranno nel suo cuore fino alla fine dei secoli. Si tratta di una maternità che va oltre ogni nostra concezione ed esperienza. Nessuna donna potrebbe mai essere madre come Maria. La sua è una maternità divina e universale che riguarda non solo il Figlio del Padre, che ha portato nel suo grembo, ma anche tutti gli uomini di tutti i tempi, dalle origini della storia fino alla fine del mondo. Tuttavia è una maternità vera, reale, concreta, fino al punto da poter dire che ogni maternità non è che un tenue riflesso della sua. Col nome di “Madre di Dio” e di “Nuova Eva” la Chiesa dei primi secoli ha ben colto l’essenza di Maria. Il suo volto, i suoi occhi, il suo sorriso, il suo cuore, la sua anima, tutto il suo essere, sono quelli di una madre che realizza la maternità al di là di ogni umana possibilità. Possiamo chiamare la Madonna con tutti i titoli che vogliamo, da quelli più semplici a quelli più regali. Nessuno di essi però sarà essenziale e necessario come quello di madre. 

Gesù e Maria: un legame indissolubile

Ciò che colpisce nel cristianesimo è il legame inscindibile che vi è fin dalle origini fra il Figlio e la Madre. Non si trova nulla del genere nella storia dell’umanità. Dal momento in cui Maria ha pronunciato il suo «sì», dando l’assenso alla sua divina maternità, il Figlio che ha concepito nel grembo è divenuto la ragione e il fine ultimo della sua esistenza. Da quel momento, non solo nell’arco della sua vita mortale ma anche dopo la sua dipartita dalla terra, lungo il corso dei millenni fino ai nostri giorni, il nome di Maria è pronunciato insieme con quello di Gesù e ogni tentativo di separarli è destinato a fallire. Non è possibile parlare di Gesù senza parlare nel medesimo tempo di Maria e viceversa. Da quando la Vergine di Nazareth ha concepito il Figlio, non vi è mai stato un solo istante in cui la sua mente e il suo cuore non siano stati rivolti a Lui. Anche nelle ore angosciose della sepoltura, la Madre non ha cessato di credere e di sperare. In terra come in cielo, Gesù e Maria sono sempre uniti. Nulla nel tempo e nell’eternità ha mai potuto separarli. 

La natura di questa unione va ben al di là del legame di sangue che vi è fra la madre e il figlio. Quando il Creatore ha stabilito che «l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gn 2,24), ha voluto sottolineare la superiorità del patto d’amore fra uomo e donna sul legame carnale fra madre e figlio. Quest’ultimo, per quanto profondo, non è mai tale da condizionare la vita di una persona. Fra Gesù e Maria vi è infinitamente di più di un rapporto naturale. Ciò che li unisce è un progetto divino che sta al centro dell’opera della salvezza. Maria guarda a Gesù non solo come una madre guarda al figlio, ma come una creatura guarda al Creatore e come una figlia di Eva guarda al Redentore. Colui che la Madre abbraccia come Figlio è anche il Signore che adora e del quale si proclama l’ancella. Nel medesimo tempo, Gesù guarda a Maria come a Colei che, accogliendo il messaggio dell’angelo, ha accettato il piano divino della redenzione culminante con la Croce. Il Figlio e la Madre sono un cuore solo e un’anima sola nel compimento della volontà del Padre. 

La maternità di Maria ha dunque vincoli soprannaturali. Sono quelli della fede, della speranza e della carità. Mediante essi, il Verbo si incarna e diviene suo Figlio. Mettendosi totalmente a disposizione del piano divino, diviene Madre del Verbo per l’eternità. Anche in cielo Maria chiama Gesù col nome di figlio. Nel medesimo tempo, il Salvatore guarda a Maria con occhi ben diversi con cui il figlio più devoto guarda a sua madre. Lo cogliamo nelle parole stesse di Gesù quando, alla donna che proclama beato il grembo che lo ha portato e il seno che lo ha allattato, risponde con parole incomprensibili alla mentalità carnale: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11,27-28). Gesù sa bene chi è sua Madre. È colei che ha creduto nell’adempimento della parola del Signore (cfr Lc 1,46).

La maternità di Maria si realizza nella fede ancor più di quella di Abramo. Gesù sa che sua Madre è la prima credente in Lui ed è la Madre di tutti i credenti. Che cosa cerca Gesù sulla terra se non la fede? Non però una fede qualsiasi, ma quella nell’Amore infinito che si incarna e si offre in sacrificio per la redenzione del mondo. In chi Gesù ha trovato questa incondizionata adesione ai progetti misericordiosi di Dio se non in Maria? Solo lei è la creatura che ha perseverato nella fede fino alla fine. Ha creduto nel Figlio perché ne era la madre? Niente affatto! La fede di Maria precede la sua maternità e la sostiene. Questo è ciò che rende cara Maria a Gesù e che fonda il misterioso legame che li unisce.

Potremmo dunque affermare che Maria è divenuta la Madre di Dio perché si è offerta come l’Ancella del Signore. É divenuta Madre di Colui al quale si è consacrata, donandogli incondizionatamente la sua vita. In lei l’amore della creatura per il Creatore è divenuto l’amore della Madre per il Figlio. Come il Figlio ha compiuto incondizionatamente e con totale dedizione la volontà del Padre, così anche Maria. Questo è il legame che li unisce per l’eternità. 

Al cuore del cristianesimo

Non sarà mai possibile relegare la Madonna ai margini del cristianesimo per la semplice ragione che l’evento fondante della fede cristiana vede lei come protagonista umana insostituibile. Sottolineare che la Vergine di Nazareth è una creatura e come tale infinitamente distante dalla divinità non può portare a misconoscere la sua centralità nel compimento della redenzione. Sono molti gli uomini che Dio ha scelto come figure di valore nella storia della salvezza, nell’antica e nella nuova alleanza, ma nessuno di essi ha un rapporto così intimo e decisivo con l’Incarnazione come la Vergine Maria. È proprio la maternità di Maria che ci aiuta a comprendere l’essenza del cristianesimo che, specialmente oggi, ha bisogno di essere fortemente affermata, perché il sale della fede non divenga scipito. Il cristianesimo prima ancora di essere una dottrina è un avvenimento. Al suo centro vi è la persona Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio, unico Salvatore del genere umano. Se questo è il cristianesimo, allora la Madre di Dio vi svolge un ruolo centrale e unico. Non solo, ma il riconoscimento di Maria come “Madre di Dio” e quindi della sua incommensurabile grandezza è una garanzia insostituibile a protezione dell’integrità della fede.

Esisterebbe ancora la fede cristiana nella sua originaria verità, se non si professasse che la Vergine di Nazareth è la “Madre di Dio”? Chi si è illuso o si illude di emarginare la Madre in realtà ha posto le premesse per lo sgretolamento della fede nella divinità del Figlio. Il motivo per cui tutte le generazioni proclamano Maria beata è il riconoscimento della sua divinità maternità. La fede nella divinità del Figlio e la gratitudine per la mirabile salvezza che egli ci ha ottenuto rendono spontanea la celebrazione della Madre. La fede nella divinità di Gesù Cristo e quella nella divina maternità di Maria si richiamano e si condizionano a vicenda. È palesemente contraddittorio cercare di sminuire il ruolo di Maria al fine di esaltare quello di Gesù. Ed è illusorio raccomandare ai fedeli di onorare di meno la Madonna per timore che vada persa la centralità di Gesù. 

Non tutti si rendono contro che la Madre di Dio svolge nella Chiesa un ruolo insostituibile nella protezione del cuore della fede. Si è spesso polemizzato contro le deviazioni della devozione mariana, e persino dei grandi mariani come il Montfort e Paolo VI hanno sentito il bisogno di sottolineare in che cosa consiste la vera devozione alla Madonna. Le devozioni spurie sono sempre possibili e vanno incessantemente purificate, anche se poi purtroppo nessuno si preoccupa del minimalismo mariano di non pochi teologi e operatori della pastorale. Quest’ultimo è assai più pericoloso, perché minimizzare la Madonna rischia di infliggere un colpo mortale al cuore della fede. Maria infatti è “Madre di Dio”, come ha solennemente ed entusiasticamente proclamato il Concilio di Efeso nel 431. Come si potrebbe minimizzare questo titolo? Misconoscendone la grandezza del contenuto e le conseguenze che ne derivano, si rischia di minimizzare la stessa persona di Gesù Cristo, riducendolo a una dimensione puramente umana. È un fatto che i Padri Conciliari a Efeso, in una delle assisi più partecipate, anche a livello popolare, della storia della Chiesa, hanno voluto difendere la divinità di Gesù Cristo affermando la divina maternità di Maria. 

La Chiesa, guidata dallo Spirito, favorendo la vera devozione mariana fin dalle origini, non ha affatto creato una alternativa femminile a Gesù Cristo, o posto un diaframma fra noi e il Salvatore, ma piuttosto ha indicato in Maria Colei nella quale l’evento cristiano si è realizzato ed è perciò la custode eterna della fede. Qualcuno si meraviglia che tempi come i nostri, segnati dal secolarismo, dalla crisi della fede e persino da un’apostasia vasta e silenziosa, vedano una fioritura globale della devozione mariana. Questo avviene perché la devozione alla Madonna è un baluardo invalicabile posto da Dio a difesa della fede. Maria infatti è Madre di Dio e questo suo titolo ci richiama immediatamente il cuore della fede che è il Verbo incarnato. 

La Chiesa ha bisogno di guardare incessantemente a Maria per cogliere l’essenza della fede e per custodirla intatta nel corso dei secoli. Infatti, la fede della Chiesa, che ha negli apostoli i testimoni e gli annunciatori, è quella che per prima è stata professata da Maria. La Vergine di Nazareth, infatti, è colei che ha creduto senza esitazioni nella divinità del bimbo da lei concepito. Forse non si sottolinea abbastanza che la Vergine di Nazareth è stata la prima creatura a credere che Gesù è Dio, perseverando fino alla fine in questa fede. Lei stessa è la prima che ha creduto nella sua divina maternità, rendendo possibile l’evento dell’Incarnazione. Questa fede di Maria è anche quella della Chiesa fino al compimento della storia. La devozione mariana per sua natura mantiene salda la fede in quello che è il suo centro, Gesù Cristo, Figlio di Dio e unico Salvatore del genere umano. La professione di fede nella sua divina maternità è un muro invalicabile, costruito dalla divina Provvidenza, a difesa dell’essenza del cristianesimo.