Madonna della neve, così nacque s. Maria Maggiore
La tradizione vuole che in un afoso agosto del 352 d.C. un patrizio romano di nome Giovanni vide in sogno la Vergine che gli chiese di costruire una chiesa nel luogo dove avrebbe nevicato. Fu così che nacque la basilica di Santa Maria Maggiore. Ancora oggi fede e tradizione si intrecciano: ogni 5 di agosto una cascata di petali bianchi viene fatta cadere dal soffitto della cappella Paolina, a ricordare ai romani e al mondo intero la sempre vigile protezione di Maria, Madre di Cristo e di tutti noi fedeli.
Masolino da Panicale, Miracolo della neve, Napoli – Museo di Capodimonte
Donaci, Signore, il pane del cielo. (Salmo 77)
La Pala Colonna è stata una delle opere d’arte che hanno contribuito alla rinascita, culturale e monumentale, di Roma, una volta che poté dirsi felicemente risolto quello che passò alla storia come Scisma d’Occidente. La grande crisi che per circa quarant’anni schierò papi a contro papi, si concluse, infatti, nel 1417 in quel di Costanza, quando, nel famoso Concilio, venne eletto sul soglio pontificio Martino V, già cardinale Ottone Colonna.
Il nuovo pontefice, prima di trasferirsi definitivamente a Roma, sostò a Firenze dove ebbe modo di conoscere i protagonisti dell’imminente stagione rinascimentale. Tra questi è senz’altro da annoverare Masolino da Panicale, al secolo Tommaso di Cristoforo Fini. A lui il Colonna, ormai papa, commissionò la pala che avrebbe dovuto ornare l’altare principale della basilica romana di Santa Maria Maggiore.
La tavola, dalla datazione controversa, come pure è discussa l’entità del contributo di Masaccio a fianco del collega Masolino in questa circostanza, era composta di sei pannelli, ora dispersi tra Philadelphia, Londra e Napoli. Nella città partenopea, nel Museo di Capodimonte, si conserva la tavola centrale del recto del dipinto a due facce, che rappresenta, anzi, racconta il miracolo della neve…
La tradizione vuole che in un afoso agosto del 352 d.C. un patrizio romano di nome Giovanni vide in sogno la Vergine che gli chiese di costruire una chiesa nel luogo dove avrebbe nevicato. Il mattino seguente Giovanni si presentò dal Vicario di Cristo, a quel tempo Liberio, che gli confermò di avere avuto la stessa visione. E, in effetti, un manto di neve si era, nel frattempo, depositato sul colle Esquilino. Fu così che nacque la basilica di Santa Maria Maggiore, il cui titolo ne rimarca l’ importanza rispetto ad altri edifici mariani in quel di Roma.
Eccolo, dunque, in primo piano nella tavola partenopea, papa Liberio, con il triregno sul capo che ne ribadisce l’autorità e la zappa tra le mani con la quale si aiuta nel compito miracolosamente assegnatogli. Lo osserviamo intento a disegnare sul terreno il perimetro della chiesa erigenda. I fiocchi di neve depositati a terra hanno già chiaramente indicato il luogo prescelto dalla Vergine per essere venerata: essi formano già distintamente la superficie del transetto e dell’abside della futura basilica.
Attorno al pontefice la folla accorsa si dispone lungo il profilo di due architetture scorciate in prospettiva che suggeriscono la profondità dello spazio. Cosi come le nuvole che punteggiano il cielo, cariche di neve, perdendosi a vista d’occhio sullo sfondo d’oro.
Sopra quella più grande, dentro un medaglione circolare, Gesù e Maria assistono alla scena. Masolino ce li presenta intimamente uniti, corresponsabili dell’evento prodigioso. E la stretta vicinanza di Gesù sottolinea il ruolo della Vergine, madre di Cristo. Del resto Santa Maria Maggiore, nel V secolo, era stata ricostruita da Papa Sisto III dopo il riconoscimento del dogma della divina maternità di Maria, sancito dal Concilio di Efeso appena concluso.
Ancora oggi fede e tradizione si intrecciano: ogni 5 di agosto una cascata di petali bianchi viene fatta cadere dal soffitto della cappella Paolina, a ricordare ai romani e al mondo intero la sempre vigile protezione di Maria, Madre di Cristo e di tutti noi fedeli.