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SVOLTA MILITARE

Macron seppellisce la Nato e si intesta l'elmo europeo

Il presidente francese ha dichiarato che "stiamo vivendo la morte cerebrale della Nato". Decisivo il paradosso turco e l'opportunità della solidarietà nel caso in cui la Siria dovesse attaccare Erdogan. Ma sul disimpegno dall'Alleanza soffia anche la volontà di intestarsi la guida di un "patto" tutto europeo. Che però non sarà facile da far digerire ai tedeschi. 

Esteri 09_11_2019

Nonostante le reazioni suscitate in Europa le dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron sullo stato di "morte cerebrale" in cui si trova la Nato non sono certo sorprendenti.

Già un anno or sono l’inquilino dell’Eliseo aveva espresso la necessità di sviluppare una maggiore indipendenza nella difesa europea, perchè “Dobbiamo proteggerci nei confronti della Cina, della Russia e persino degli Stati Uniti”.

Inoltre Macron ha costituito nel giugno 2018 la European Intervention Initiative (EI2), al di fuori sia dagli ambiti NATO sia della PESCO (Cooperazione Strutturata Permanente nel settore della Difesa) prevista dai Trattati dell’Unione Europea.

Un’iniziativa che ha il chiaro obiettivo di costituire un’alternativa alla PESCO creando le basi per la costituzione di “forze armate europee” che Parigi immagina sotto la sua egida. Dell’iniziativa fanno parte, oltre alla Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Olanda, Belgio, Danimarca, Estonia, Italia e Finlandia ma l’ambizione di Macron è di costituire uno strumento d’intervento indipendente da Usa e NATO.

Per queste ragioni non sorprendono le dichiarazioni del presidente francese mentre la mole di reazioni registratesi un po’ ovunque in difesa dell’Alleanza, dalla Germania agli Stati Uniti, confermano in realtà che Macron ha messo il dito nella piaga.

In una lunga intervista all'Economist, a poche settimane dal summit dell'Alleanza di dicembre a Londra, il presidente francese ha dichiarato che "stiamo vivendo la morte cerebrale della Nato: non c'è alcun coordinamento del processo decisionale strategico tra gli Stati Uniti e i suoi alleati. C'è un'azione aggressiva non coordinata da parte di un altro alleato della Nato, la Turchia, in un'area in cui sono in gioco i nostri interessi". 

Difficile dargli torto: gli Stati Uniti hanno agito in Siria prima autorizzando di fatto i turchi a penetrarvi, poi ritirando le loro truppe in Iraq per poi riportare 500 militari a occupare, con un atto arbitrario al di fuori del diritto internazionale, i pozzi petroliferi dell’Est siriano senza neppure consultarsi con la NATO e con Londra e Parigi che schieravano loro truppe al fianco di quelle statunitensi. 

Macron s'interroga sull'articolo 5 del patto atlantico, che prevede la solidarietà fra i paesi membri in caso uno di loro venga attaccato. E si chiede cosa succederà se la Siria attaccherà la Turchia, in risposta all'offensiva di Ankara nel nord del paese arabo. "Se il regime di Bashar Assad decide di replicare alla Turchia, noi c'impegneremo? Questa è una vera questione. Noi ci siamo impegnati per lottare contro Daesh (lo Stato Islamico). Il paradosso è che la decisione americana e l'offensiva turca hanno avuto lo stesso risultato: il sacrificio dei nostri partner che si sono battuti contro Daesh", ha detto Macron, riferendosi ai curdi.

L'Europa "sparirà" se non inizia a pensarsi come potenza mondiale, avverte Macron, insistendo nuovamente sull'importanza di una difesa europea, di un Europa "con un'autonomia strategica e di capacità sul piano militare". Valutazione che ha almeno due pregi.

Il primo è di spazzare via tutta la fragile e futile retorica che da anni vede dipinta l’iniziativa di difesa comune della Ue come “complementare ma non alternativa” alla NATO. Luogo comune la cui inconsistenza è dimostrata anche solo dal fatto che, dopo il referendum per il Brexit che ha tolto di mezzo l’ostilità con cui Londra ha sempre ostacolato ogni iniziativa militare europea, la Ue ha fatto consistenti passi avanti nella PESCO (Cooperazione Strutturata Permanente) e nella definizione di programmi congiunti per la Difesa.

Il secondo pregio è legato al fatto che, mentre i programmi militari targati Ue sono a evidente “trazione” franco-tedesca, l’appello di Macron all’autonomia strategica dell’Europa non riesce a celare le velleità di Parigi di porsi alla guida indiscussa di un’Europa della difesa alternativa alla NATO.

Un’alleanza in cui l’ombrello nucleare statunitense (che Trump fa tanto pesare chiedendo ai partner europei di ricambiare la cortesia acquistando in misura ancora maggiore armamenti “made in USA”) può essere sostituito solo dall’arsenale nucleare della Francia, unica potenza atomica della Ue dopo l’uscita della Gran Bretagna.

Un concetto su cui è meglio soffermarsi: Parigi non sembra certo voler condividere la “Force de Frappe” con greci, finlandesi, italiani estoni e altri governi europei, ma mira piuttosto a garantire ai partner la deterrenza del suo ombrello atomico per assicurarsi la leadership strategica sull’Unione. 

Una pretesa egemonica che non poteva non cozzare contro la reazione della Germania che già con il Libro Bianco della Difesa del 2016 del ministro Ursula von der Leyen si candidava, “superando vecchi preconcetti, ad assumere la guida anche militare dell’Europa”.

La cancelliera tedesca Angela Merkel, che pure guida un paese da anni impegnato in un braccio di ferro con gli Usa in diversi campi, ha detto che Macron "ha usato parole drastiche, che non collimano con la mia visione della cooperazione nella Nato. Non abbiamo bisogno di opinioni così generiche, anche di fronte all' esistenza di problemi ai quali bisogna applicarsi insieme". 

Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, in visita a Berlino, ha assicurato che l'Alleanza "è forte" e ha avvertito che ogni tentativo di allontanare l'Europa da Nord America "rischia non solo di indebolire l'Alleanza, ma anche di dividere l'Europa".

Benchè lo stesso Trump abbia più volte definito la NATO “inutile” e composta da parassiti (gli europei) che lasciano sulle spalle degli Stati Uniti il peso finanziario della loro difesa, a Washington le parole del presidente francese hanno fatto scalpore.

Per Macron il presidente Trump "pone la questione della Nato come un progetto commerciale, un progetto in cui gli Stati Uniti assicurano una sorta di ombrello geostrategico, ma come contropartita c'è un'esclusiva commerciale. Bisogna comprare americano. La Francia non ha firmato per questo”.

“Credo che la Nato resti una delle partnership più cruciali e strategiche nella storia", ha affermato il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, nel corso di una visita a Lipsia. Ecco perchè "è un imperativo assoluto che ciascun Paese membro contribuisca in modo adeguato alla missione per una sicurezza comune". 

Risposta scontata poiché il progetto espresso dal presidente francese punta a ridurre l’influenza di Washington sull’Europa. Non stupisce quindi il consenso espresso da Mosca alle parole di Macron. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha definito quelle di Macron "parole d' oro" e "sincere, che riflettono l'essenziale, una definizione precisa dello stato attuale della Nato". 

Più cauto e ironico il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, per il quale "non spetta a noi decidere se la Nato sia viva o morta e quali parti del corpo di questa alleanza siano in stato comatoso. Non siamo le persone giuste per decidere, non siamo patologi". 

Del resto negare la crisi profonda della NATO è impossibile. L’Alleanza non ha ancora metabolizzato la sonora sconfitta sofferta contro i Talebani in Afghanistan, mascherata da ritiro programmato delle forze da combattimento né il ruolo succube dell’Europa emerso palesemente con il “golpe” in Ucraina del 2014, una crisi creata ad hoc dagli USA con alcune complicità europee che ha portato a una nuova guerra fredda sostenuta da Usa e Gran Bretagna (principali azionisti “ della NATO) ma non certo da gran parte del resto d’Europa che aspira invece ad avere rapporti distesi con Mosca.

La crisi turco-siriana ha dato infine il colpo di grazia alla credibilità della NATO, pronta a sostenere le mire di Erdogan un po’ per timore che riversi milioni di immigrati illegali verso l’Europa Occidentale e un po’ per timore che Ankara si avvicini ancora di più a Mosca, come ha detto chiaramente il segretario alla Difesa, Mark Esper, invitando gli alleati a non essere troppo severi con Ankara.