Macerata: femministe che odiano le donne
Donne che manifestano contro le donne, perché i presunti assassini e squartatori del cadavere sono con tutta probabilità immigrati. E allora dimenticano l'unica vera vittima di tutta la vicenda, Pamela Mastropietro e preferiscono agitare la paura contro il fantasma del fascismo.
Non è la prima volta che mi scaglio ferocemente contro le donne che si inginocchiano alla dittatura del pensiero unico. E di certo non sarà l'ultima anche se credo che il barbaro assassinio di Pamela Mastropietro e la manifestazione di Macerata siano uno spartiacque storico e sociale oltre il quale c'è l'ignoto.
Un ignoto pericoloso e potenzialmente esplosivo. Sul mio profilo Facebook ho detto a chiare parole quel che penso, e cioé che la povera Pamela ha iniziato il suo percorso verso quella casa di morte e di incredibile barbarie il giorno in cui la droga è entrata nella sua vita; non sta a me ripercorrere quell'itinerario, doloroso per la sua famiglia e letale per lei, ma dico ad alta voce quel che la politica e certe testate pseudo-progressiste non dicono: le dipendenze, fra le quali la droga fa la parte del leone sono il vero flagello dei nostri tempi. Dipendenze che non uccidono solo direttamente, ma anche indirettamente come il caso di Pamela e molti altri ci testimoniano. Non vedere questo significa aprire le porte a tutto il resto. La morte a cui è stata condannata questa povera ragazza è difficile anche da pensare, orrenda da immaginare: uccisa e poi ''sezionata'', per poi venire infilata a pezzi in due trolley abbandonati sulla strada.
Le indagini, prima ritenute chiuse e poi frettolosamente definite ancora aperte, puntano l'accusa a diverso titolo su tre immigrati nigeriani che fino all'ultimo una grossa parte di opinione pubblica benpensante e vergognosamente politicamente corretta ha tentato di ''coprire'', solo perché immigrati. Qui Pamela muore ancora una volta. E la follia di Traini che col pretesto di vendicare la ragazza ha sparato in mezzo alla strada a persone solo per il colore della loro pelle ha fatto il resto. Perché ai signori e alle signore salottiere dalla desinenza guerriera, che poi mandano in piazza gli scagnozzi e le scagnozze dell'antifascismo professionista serviva solo questo per deviare il tutto verso l'allarme recrudescenza fascista e razzista. Davanti ai pezzi di una ragazza ammazzata e sezionata come un pezzo di carne da macelleria la cosa che questi signori sono riusciti ad inventarsi è stata una marcia anti-razzista. Una manifestazione che ritengo, trovandomi pienamente d'accordo con Nicola Porro, disgustosa. Non solo perché in coincidenza con il giorno del ricordo delle Foibe si sono uditi intonare canti del tipo ''come belle son le Foibe da Trieste in giù'', il che già basterebbe e avanzerebbe bensì anche perché dalle donne che hanno sfilato non una parola per Pamela. Una vergogna assoluta, un ribaltamento delle cose che definire vomitevole è poco.
Donne che manifestano contro le donne, perché i presunti assassini e squartatori del cadavere sono con tutta probabilità immigrati. Donne che in una sola parola si possono definire ''nemiche delle donne''. Ma del resto non c'era molto di diverso da aspettarsi da personaggi che mai hanno visto un'aula di tribunale per difendere una donna straniera o italiana uccisa. Per carità, meglio la ridicola piazza anti-fascista o anti-uomini bianchi, per definizione ormai tutti potenziali stupratori e molestatori. Ah, quasi dimenticavo: noi ci costituiamo parte civile per Pamela. Come per tutte le altre. Che le signore in questione rimangano in piazza a insultare i morti altrui, marcando ancora una volta il perché noi abbiamo vinto solamente scegliendo di non essere come loro.